I conti sono presto fatti, Sem* a quei tempi frequentava la seconda media di un istitutodicampagna di cui non ricoda nemmeno più il nome. Da lì a qualche anno, a cavallo tra il primo e il secondo anno di superiori, decise di non mangiare mai più carne. A parte questo, se lo ricorda che in seconda media furono bandite le cicorie a foglia larga e non si poteva più bere il latte. Poi se ne dimenticarono un po’ tutti.
Gli anniversari, si sa fanno notizia e Marco Mathieu, munito di dosimetro, ha attraversato apposta Bielorussia e Ucraina per raccontare cosa è rimasto delle popolazioni colpite dalla nube che fuoriuscì dal reattore numero 4 di Chernobyl. I suoi servizi si trovano sul numero di questo mese di GQ e su quello di questa settimana di Vanity Fair. Nessuno dei due online.
[La foto Lungo la strada che porta a Chernobyl è, invece, di Ignacio Maria Coccia; per vedere altre sue foto apre domani, sempre a Roma e sempre per il Festival Internazional, la mostra Kyjiv. Ucraìna. Ritratto di un paese tra tradizione e innovazione.]
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