Sempre pronte a lamentarci di tetti di cristallo (da lavare) e pavimenti appiccicosi che non ci lasciano andare, che le statistiche son quelle che sono, che le donne guadagnano meno, che sono poche quelle (davvero) al potere, ma cosa facciamo davvero per cambiare le cose?
Io ho appena speso 7000 euro: è la seconda rata della tassa dell’Mba della Bocconi. La seconda. Di rate ne dovrò pagare altre e per farlo ho anche chiesto un prestito d’onore tramite l’università: il master in business administration che sto frequentando costa 36.500 euro e non è costoso solo economicamente. Tre sere alla settimana sono in classe, dopo il lavoro, dalle 19 alle 21 e terminate le lezioni mi fermo lì a studiare. Devo sostenere 30 esami in totale, devo studiare. Torno a casa a a mezzanotte, il giorno dopo vado in ufficio. Due volte al mese ho lezione anche di sabato e alcune volte di venerdì. Sarà così per due anni, fino a giugno 2015.
sogno un mondo in cui una donna amministratore delegato non faccia notizia.
— paolina (@lapaolina) July 17, 2012
Sogno un mondo in cui le donne non siano obbligate a fare rete, ma che non facciano stragi accoltellandosi tra loro.
1. È possibile per le donne farcela e – più che farsi avanti – non farsi di lato?
2. È possibile per le donne non essere vittime degli stereotipi legati alla maternità che loro stesse, spesso, creano?
3. È possibile che la famiglia smetta di essere un alibi al successo delle donne sul lavoro?
4. È possibile che le donne siano leali con le altre donne e se una fa carriera non sia «Perché è zoccola»?
5. È possibile che le donne smettano di lamentarsi di non riuscire a far carriera e, finalmente, si diano da fare perdendo meno tempo a spettegolare?
Così, chiedevo.
Post ripubblicato su Medium Italiano l’8 marzo 2016.
SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):
Tagged: donne, lavoro, MBA, posto di lavoro
5 domande sulle donne, sul lavoro, sulle donne al lavoro http://t.co/VWpf04eD05 sì, oggi sono polemica
E fai bene RT @domitilla: 5 domande sulle donne, sul lavoro, sulle donne al lavoro http://t.co/jIHgX2WenN sì, oggi sono polemica
E’ possibile dire che fare la mamma non è un lavoro?
Così, tanto per chiedere anche io…
sai che *fare la mamma non è un lavoro* io lo dico sempre sì? forse l’ho copiato a te
Sì che si può, nel gruppo #socialgnock su Facebook succede.
5 domande sulle donne, sul lavoro, sulle donne al lavoro http://t.co/znurS2ifbz via @domitilla grazie per questo post
E’ più semplice imputare agli altri o alla nostra “condizione” di donna i nostri fallimenti che riconoscere di non aver fatto abbastanza. Quello che è scritto sul mio curriculum vitae ha comportato anni di studi, mesi di clausura, rinunce e determinazione. Ma ovviamente è più semplice dire che il ruolo professionale che si ricopre è dovuto “ad altro”. Avete scelto di non studiare, di non andare oltre, di fare solo le mamme (scelta bellissima se fatta in totale libertà) ? Bene. Mia madre ha cresciuto tre figli che ancora supporta: è stata una madre esemplare, una lavoratrice modello e, ora in pensione, un’imprenditrice instancabile. La maternità non può essere un alibi o un limite! Ora massacratemi pure!
[E ora rispondtevi] 5 domande sulle donne, sul lavoro, sulle donne al lavoro http://t.co/QMPVHYNfDm via @domitilla
Quindi è colpa nostra perchè ci auto limitiamo? A 7 giorni dal parto mi sono messa in macchina e con la mia ciambella sono andata a firmare l’atto di formazione dello spin off di cui faccio parte. Mi sveglio alle 5:30 e arrivo a lavoro prima del portiere. Dopo che il pupo è a letto lavoro di nuovo almeno 3 giorni alla settimana. Ho si e no fatto una settimana di maternità. certo ero a casa perchè come dipendente avevo la maternità obbligatoria. Però mi si fa presente che non sono più quella di una volta. Che non sono tanto presente. Non più come prima almeno. Le prove di questo? Mah!
Però il mio capo che va ai colloqui dei figli è tanto bravo e presente come padre. Così per dire…
Purtroppo la maternità, nel mondo del lavoro, è vista ancora come un handicap. Mi è capitato, e non poche volte, di sentirmi chiedere, ad un colloquio di lavoro, se ho figli ( domande del genere sono discriminatorie, così come quelle sul sesso, razza, credo religioso e via dicendo). Ora, io non ne ho, per ora per scelta, ma non capisco il senso della domanda considerato che non mi ritengo più brava di un’altra solo perchè non madre e, dunque, più “libera”. La competizione deve basarsi su altro.
E’ possibile per una donna fare carriera senza ‘vestirsi’ da uomo o senza doversi adeguare a un mondo di uomini (vedi la collega che fa carriera perchè fa la zoccola q.b.) ma rispettando se stessa e i suoi tempi (si anche quelli della maternità)? Così….per chiedere…..
davvero vedete in giro donne in carriera vestite da uomo?
In verità nel settore dell’avvocatura ( da cui provengo) le donne sono in carriera e vestite da donne, molto molto femminili !
Nel mio foro no, invece.
Scusate, leggo ora. Il mio ‘vestirsi’ era riferito all’indossare comportamenti, non vestiti. Non era riferito a te perchè non ti conosco ma all’ambiente lavorativo che mi circonda.
* 5 COSE DI DONNE E DI LAVORO :: | Semerssuaq* http://t.co/FOPvXLMx6L #fb
interessante punto di vista (non sessista) sulle donne al lavoro. ne scrive una donna (buh!) http://t.co/B8TdV7IhTf approvo e promuovo.
A me la maternità ha portato qualcosa di diverso.
Mi sono licenziata, e si, il mio capo mi ha accusata di mancanza di ambizione.
La famiglia non è stato l’alibi dietro cui mi sono nascosta, la famiglia è stato proprio il motore che mi ha convinto a licenziarmi, non per dedicareil mio tempo alla mia nuova, meravigliosa, condizione di mamma, ma per sviluppare un piccolo progetto imprenditoriale.
Sono profondamente convinta che il messaggio più grande che possa trasmettere a mia figlia sia quello di avere vicino una mamma che lotta per raggiungere quello che la fa sentire appagata, qualsiasi cosa sia, secondo le proprie attitudini e inclinazioni personali.
L’ho fatto pur non avendo i nonni vicini, staccando nel momento in cui vado a prendere Bianca all’uscita del nido e riprendendo a lavorare la sera dopo averla messa a letto. L’ho fatto senza un minimo di capitale da investire, con un prestito personale.
Sto rischiando molto e ci sono mattine in cui mi sveglio chiedendomi “che cosa sto facendo?”, ma voglio credere.
In questo percorso ho scoperto una rete di solidarietà femminile che si è tessuta intorno al progetto, fatta di donne meravigliose, che si stanno facendo il culo per far crescere Altelier senza avere quasi nulla in cambio; a volte con una parola di incoraggiamento, altre volte con competenze specifiche, come nel caso di Simona Palese che ha appena aperto un laboratorio di comunicazione in Puglia e si occupa della parte social, o Giulia Piccioni che sforna contenuti moda.
Ci sono state blogger influenti, tra cui Domitilla stessa, Enrica Tesio, ma anche fashion blogger come Lucia del Pasqua, che hanno risposto alle mie mail con parole di cortesia e tendendomi una mano, senza pretendere niente.
Quindi no, non penso che alle donne manchi la lealtà, tantomeno penso che sprechino tempo a lamentarsi invece di farsi il culo, almeno quelle che ho conosciuto e sto conoscendo io.
Adesso abbiamo appena presentato il bando per essere incubate da h-farm, quindi finger crossed!
TENGO LE DITA INCROCIATE FINO A CHE NON MI DICI BASTA, OK?
Brava!!!!In bocca al lupo!!!
Tra due settimana c’è uno stage (di lavoro) a Parma per una settimana.
Non mi hanno chiesto di andare solo perchè hanno dato per scontato che con due figlie non avrei saputo come organizzarmi.
L’organizzazione era già nella mia testa.
Gli uomini hanno stereotipi ancora più radicati delle donne sulla maternità (purtroppo)
lo hai fatto presente, gemma?
Certo che è possibile, e lo è grazie al fatto che la rete si fa per piacere non per dovere!
[…] si chiede 5 cose su donne e lavoro (post molto provocatorio, astenersi […]
5 domande sulle donne, sul lavoro, sulle donne al lavoro http://t.co/1i4qSpTIP6 via @domitilla
Rilancio: è possibile che una mamma ritenga una follia spendere una cifra simile per un master, così come passare a casa con la propria famiglia solo una manciata di ore a settimana? Sì, direi che è possibile.
Ilaria non ho capito, ma ho una domanda: conosci nessun papà che lavora fuori città? nessun uomo (e papà) che viaggia spesso per lavoro?
Beh, non mi sembrava una domanda difficile da capire. E sì, conosco papà che lavorano fuori città e viaggiano per lavoro, ma non vedo cosa c’entri. Vuoi gli applausi perché fai un master super costoso e super impegnativo? Non li avrai certo da me! Pensi davvero sia il modo giusto per valorizzare le donne? Una donna cambia il mondo trasformandosi in un uomo che dedica le briciole di tempo alla famiglia per diventare un gran capo sul lavoro? Wow, che bella idea di modernità…
Un’altra domanda, più personale: qual è la differenza, per te, tra una mamma e un papà? Perché un papà che per lavoro viaggia spesso (o – addirittura – vive la maggior parte della settimana in un’altra città, ne conosco diversi) dovrebbe essere giustificato e una mamma accusata? Al master che ho scelto di frequentare (che è più impegnativo di quanto è costoso, per inciso) siamo in 49, solo 7 donne, me compresa: lavoriamo tutti, molti sono papà, alcune mamme. La mia idea di modernità: una donna che non deve rinunciare a avere una famiglia per avere un bel lavoro (e non rinuncia a essere mamma, la mamma che vuole essere) e che diventa mamma senza rinunciare a essere donna. Fai cose belle anche tu, ciao (e grazie per essere passata di qua a dire la tua)
Di certo mamma e papà non sono uguali, punto. Ad ogni modo, un conto è avere un lavoro che per forza di cose ti tiene lontano da casa, un conto è scegliersi un master che si potrebbe benissimo evitare, almeno finché si ha un bimbo piccolo.
La vera modernità, come la concepisco io, sarebbe finalmente avere orari di lavoro più umani e più tempo per vivere davvero, altro che fare a gara a chi sta fuori casa di più.
Faccio molte cosa belle, grazie: ho un lavoro che adoro e che mi impegna 6-7 ore al giorno, così posso dedicare il resto della giornata a vedere crescere mio figlio. Una gran bella cosa, guarda.
bisogna capire cosa intendi per famiglia…
giustissimo inseguire i prorpi sogni e non lasciarsi limitare dagli stereotipi, però purtroppo bisogna anche essere realistici: il tempo è quello che è e qualche cosa andrà un pò più sacrificato.
Ad ogni donna ed a ogni uomo il compito di trovare il proprio personale equilibrio. Se tu lo hai trovato così, non ci vedo nulla di male, però non vedo nulla di male neppure in chi lo trova diversamente.
Mi piace @domitilla perchè è una donna che quello che dice fa http://t.co/uKTDNxb3mm
#Donne e #lavoro datevi da fare e smettetela di spettegolare!
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1. Sì. 2. Sì. 3. Sì. 4. Sì. 5. Sì. Credo. Devo ancora testare di persona. Precisazione: “Sì” non significa che tutte dovremmo farlo o dovremmo pensarla così. Ma che se fossimo in più a pensarla così e se lo rendessimo possibile sarebbe più facile in primo luogo per tutte.
Aggiungo che l’idea della quantità del tempo trascorso in famiglia (anziché della qualità) è proprio dimenticarsi che siamo state anche noi figlie e che le esperienze importanti o costruttive non sono necessariamente legate a momenti poi così lunghi. E penso che definire mamma e papà diversi sia una grandissima presunzione.
Dire che sono diversi non significa che uno dei due sia superiore. Ma che i ruoli non siano uguali e che i bimbi, nei primi anni di vita, abbiano più bisogno della mamma che del papà lo dicono gli psicologi, non io.
Se poi adesso avere un figlio viene visto come comprarsi una bambola… per dire “io c’è l’ho, e ho pure fatto carriera, pensa te che brava!”… Non credo si tratti di modernità, anzi!
Un bambino ha bisogno di figure genitoriali chiaramente identificabili che si prendano cura di lui. Che siano uomini o donne non interessa, e infatti possono essere genitori dello stesso sesso: l’importante, per il bambino, è sentirsi amato e protetto. Se bastasse avere la madre molto presente nei primi anni di vita per avere bambini sereni il mondo sarebbe infinitamente più semplice, non vi pare?
Nell’organizzazione della vita familiare bisogna mettere nella bilancia tutto, non solo i figli: se i bambini hanno una mamma serena, loro sono sereni. Se la mamma è felice facendo un master impegnativo da ogni punto di vista, e ci sono altre persone che si prendono cura dei bambini, non vedo proprio dove sia il problema.
Ora, se la scelta di vita è libera, perché vi scannate in modo così acido e feroce contro Domitilla? Se volete essere rispettate nella vostra scelta (di passare più tempo in famiglia ecc), come vi permettete di condannare la scelta di un’altra persona? Sono allibita.
grazie Mariela anche perché dopo averne scritto ho continuato a pensare proprio a questo: le famiglie omogenitoriali, ma ho anche pensato che il mondo in cui vivo è più preparato a capire i cambiamenti di quanto non lo siano le mamme che si ostinano a mettersi in secondo piano (secondo me perché è più comodo) e allora non ho scritto un terzo post in cui farmi dire che io non capisco il loro mondo, è vero, mi arrendo!
ciao Ilaria, vorrei chiarire un punto con te, è una cosa personale, ovviamente: sono laureata in psicologia, all’esame di pedagogia sono andata benissimo e non ricordo nulla a proposito dell’attaccamento elitario mamma-bambino, ma se mi fornisci qualche link posso approfondire e ne discutiamo, sai è come dire che i bambini devono crescere con un papà e una mamma e se poi il papà muore cosa si fa? i bambini orfani di padre sono spacciati, giusto?
Ti piace nasconderti dietro tanti begli alibi, Domitilla. Sto fuori casa un sacco, ma tanto lo fanno anche i papà, quindi è giusto. Ci sono poco per mia figlia, ma tanto potrei anche morire, quindi sarebbe uguale, no?
In primis, i bambini orfani soffrono un sacco e non dovrei dirtelo io; lavoro a scuola e lo tocco con mano ogni giorno. Che poi, alla fine, riescano a superare la cosa ok, ma quanto dolore c’è dietro?
Ti cito un articolo, pubblicato su donna moderna nel febbraio 2013, dal titolo “A scuola per diventare genitori”. Parla della Scuola genitori e riferisce le parole del pedagogista Daniela Novara: “Papà e mamma devono tenere distinti i loro ruoli. La madre è importantissima nel primo anno di vita del bambino, quando deve avere con lui un rapporto di pelle, assoluto. In questa fase il compito del marito è aiutare e sostenere la moglie. Non deve sostituirsi a lei: i bambini non hanno bisogno di due mamme. (…) Il padre diventa fondamentale dopo i primi dieci anni di vita (…). È interessante ma lungo, e sinceramente non ho né tempo né voglia di trascriverlo tutto. Comunque, io lavoro con psicologi tutti i giorni. Tu, chissà come mai, sei psicologa e fai tutt’altro.
Bellissimo post. Io penso che davvero ognuno di noi (uomo, donna, mamma, papà, imprenditore, impiegato, professionista, etc) dovrebbe chiedersi cosa vuole, cosa fa (o farebbe) bene a se stesso e alla sua famiglia, e impegnarsi a fondo per realizzarsi. Ogni nucleo ha un suo equilibrio e solo chi è dentro lo conosce. Io per es non sono interessata ad un master, ma esco spesso con le amiche, a volte anche un we intero. Non sono una buona madre? Non sono una brava impiegata? Non dipende certo da questi aspetti. Io come Domitilla sono la madre che voglio essere.
E fai benissimo! Credo che il punto non sia questo, ma il fatto che Domitilla abbia praticamente dato della scansafatiche a tutte le altre donne. Forse è solo un errore di interpretazione.
ho dato delle scansafatiche a quelle che – a parità di condizioni fortunate – rinunciano, solo a loro, sempre perché mi piace generalizzare: lo trovo più efficace nella divulgazione
Sì, quelle che non lavorano mai nella vita, o non studiano mai nella vita, sono scansafatiche. Possiamo dire in generale, che una PERSONA, uomo o donna che sia, che non lavora, è una scansafatiche?
Perché fare la mamma e fare il papà non è un lavoro: un lavoro è quello in cui al mattino ti alzi e guadagni i soldi.
Fare la mamma e fare il papà è un ruolo bellissimo, una responsabilità, una fatica, un divertimento, la cosa migliore della vita e anche una follia, ma non è un lavoro.
eccerto che lo possiamo dire, magari dovremmo farci delle magliette!
Mamma mia quanta arroganza e presunzione in queste parole! E poi voi sareste quelle che non giudicano? Io lavoro e non dovrei sentirmi chiamata in causa, ma non vedo perché le casalinghe debbano essere giudicate scansafatiche. Si vede proprio che non siete abituate a passare del tempo con i figli eh! Io nel week end mi stanco forse più di quando vado al lavoro… Ok, tecnicamente fare la mamma non è una professione, ma io porto mio figlio al nido e PAGO perché lo accudiscano: quindi, si suppone che gestire dei bambini sia equiparabile ad un lavoro, almeno in quanto a fatica.
Cos’è, vuoi un applauso per le tue scelte?
Rispondo sì a tutte e cinque le tue domande ma aggiungo che non credo che sarà il tuo master a fare la differenza.
Domitilla scusa, ma se tua figlia fosse stata autistica, o malata di sla, avresti perseguito la carriera allo stesso modo?
e la cosa che ripercussioni avrebbe avuto sul tuo essere?
leggendoti ho l’impressione che che tu quasi ti privi di vivere per fare tutto quello che fai, e di come ne parli sembra che tu lo mostri apposta per far vedere di quanto sei brava.
fortemente egocentrica, compatibile alle relazioni ma tramite un link su uno schermo e non realmente.
purtroppo è il trend che avvelena tantissimi oggigiorno.
ciao
caro/a domopak tu non vuoi sapere la risposta
E tu cosa fai per farcela? https://t.co/8vICsoSqN4