L’ultimo Capodanno che mi ha vista uscire dopo la mezzanotte è stato quello del 2000. Io – come da tradizione – sarei rimasta volentieri a casa. Ma era l’inizio di un nuovo millennio, vivevo in centro a Roma e avevo amici giovani, con troppa energia e il mio indirizzo di casa.
Roma era bella, illuminata a festa e per strada c’erano tutti, ma io di quei festeggiamenti conservo un solo ricordo: gente ubriaca e urlante, che ballava sui cassonetti dell’immondizia in piazza del Popolo.
Qualche anno prima ero stata in discoteca, a ballare.
No grazie. Mai più.
Quest’anno, quindi – come da tradizione – non andrò a mangiare fuori, né preparerò un cenone di Capodanno. Le lenticchie, forse, e un piatto di cacio e pepe che il 1° gennaio parto per Las Vegas e per 10 giorni non mangerò pasta. Anche qui come da tradizione: mai mangiare italiano all’estero.
Ovvio, non mi vestirò da sera per stare a tavola con amici e/o parenti: immaginatemi pure in pigiama per tutto il giorno.
Per chi se lo fosse perso, su Glamour racconto la mia tradizione di fine anno: zitti zitti, per non farsi seguire dagli spiriti negativi dell’anno che sta finendo.
Magari funziona davvero.
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