Iniziamo con una premessa: case history significa cartella medica e non caso di successo, in quel caso si usa success story e quando si parla di un avvenimento da citare, o meglio da studiare, la terminologia corretta è: case study.
Altrimenti parliamo in italiano.
Detto questo, davvero appena succede qualcosa online – una cosa qualsiasi – diventa un case study?
Di cosa parliamo se un community manager risponde in tempo (è il suo lavoro), se un’hashtag viene usata da più dei quattro amici nostri senza andare in vacca (come #guerrieri, per esempio), se una newsletter viene aperta o se un’azienda capisce come usare un nuovo formato adv di Facebook o Twitter?
Di cosa parliamo se entrare nel libro italiano sulle case history (?!) è costato alle aziende citate tra 500 e 1500 euro in base al numero di casi (uno o due) pubblicati e il numero di copie richieste (10 o 50)?
Di cosa parliamo se non ci possiamo fidare neppure degli esempi citati in un libro? Ovviamente delle frasi urlate come case study sui blog non ci fidavamo già.
Le operazioni tipo #UnaMacchinaPerRudy non hanno nulla a che vedere col Social Media Marketing/PR.
— Vincenzo Cosenza (@vincos) July 6, 2014
Non è un caso di successo. È successo un caso.
La maggior parte delle volte è così come ha detto Paolo Iabichino. Di casi di real time marketing da citare ne abbiamo un po’ tutti. Questo per esempio è il mio:
cose di #casapesce: @pestoverde è dillà che spiega Google a @diamarapesce, 4 anni e sì ancora sveglia a quest’ora — Domitilla Ferrari (@domitilla) October 28, 2013
Brava Marta che fa l’ufficio stampa, così voi tutti social media manager vi rasserenate: non vi siete inventati nulla.
Basta essere in Rete e vedere cosa succede per capirla meglio. E anche… per prenderci un po’ meno sul serio.
Per approfondire:
– Accattonaggio digitale, di Giovanni Boccia Artieri (che parla di RT come beni digitali)
– Campioncini (un tumblr che archivia le richieste di beni in regalo che arrivano alle aziende con un ecommerce).
SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):
Tagged: social media, uso di internet
cos’è il valore di un case study (e quanto costa)? http://t.co/Uua8ilTyql via @domitilla
di cosa parliamo quando diciamo di trovarci davanti a un case study? spesso di nulla (o di qualcosa… a pagamento) http://t.co/xAGKVvvHHN
Di Real Time Mktg, Accattonaggio digitale, Campioncini e case study http://t.co/D7mz709TPW E di case history che significa cartella medica
Le cose reali sono bellissime: cos’è il valore di un case study (e quanto costa)? http://t.co/Z3zn6WVV5L via @domitilla
E brava Marta (@Sternai) “Cos’è il valore di un case study (e quanto costa)?” > http://t.co/obJqdEfW2i via @domitilla
Ma qualcuno mi è diventato #famous @Sternai http://t.co/gzdkdADIqO
Immagino che tu abbia fonti attendibili e inconfutabili che ti hanno riferito (o a cui hai chiesto espressamente) il costo pagato dalle aziende, le copie ricevute e altri dettagli del modello di business messo in piedi per realizzare questo progetto editoriale. Perchè, sì, in un mondo che non è fatto di 1 grado di separazione i progetti editoriali hanno un costo, quello che manca in questo resoconto, ossia il costo cash anticipato che le case editrici chiedono agli autori.
ho chiesto espressamente di recuperare informazioni inviate da te, sì, quindi la mia fonte sei tu, ma… stai dicendo che hai pubblicato un libro a pagamento?
* COS’È (IL VALORE DI) UN CASE STUDY? :: | Semerssuaq* http://t.co/rsURx3jong #fb
Per avere il quadro completo, e per arricchire il tuo post, di suggerirei di chiedere di recuperare informazioni anche su quanto, in euro, la casa editrice chiede agli autori per pubblicare il libro.
Che cosa intendi per pubblicare un libro a pagamento? A pagamento per chi?
a pagamento per te come autore, lo stai aggiungendo tu qui (oltre a pagamento per le aziende citate, come ho scritto su)
Ok allora, utile allora aggiungere tutti gli ingredienti per ottenere una ricetta perfetta!
cos’è il valore di un case study (e quanto costa)? E anche: accattonaggio digitale e campioncini. http://t.co/cWSMf31hg2 via @domitilla
#casestudy o #realtimemarketing | cos’è il valore di un case study (e quanto costa)? http://t.co/fYSLgzsE36 via @domitilla
Cari tutti, un po’ di chiarezza dalla qui bistrattata Hoepli: in 144 anni non abbiamo mai pubblicato niente a pagamento, qualche volta invece quello che succede è, qualora il libro ci piaccia, ma il conto economico non torni, chiediamo agli autori se sono interessati ad acquistare personalmente un certo numero di copie, e questo è stato il caso in questione. Francamente non è nostra la responsabilità di come vengano utilizzate le copie acquistate, che normalmente sono utilizzate per omaggi e vendite durante eventi.
Cos’è il valore di un case study (e quanto costa)? http://t.co/M4pmbE8Bqu via @domitilla (++ tag automatico non per accattonaggio ++)
Oggi scopriamo che il nome del nostro Forum ricorda un convegno medico a sfondo sociale
http://t.co/TxdW5yuNiP http://t.co/HvGf0sZmKY
[…] #UnaMacchinaPerRudy che poco e niente ha di innovativo né di eticamente sbagliato come Domitilla, Daniele e Futura hanno abbondantemente spiegato nei loro […]
* COS’È (IL VALORE DI) UN CASE STUDY? :: | Semerssuaq* http://t.co/aWN7GYcAh5
Il valore di un case study via @domitilla
Condivido,usiamo la terminologia corretta, altrimenti parliamo in italiano
http://t.co/qulKZ051kg
Secondo me le questioni sono due e molto diverse tra loro:
1. La prima, drammatica per chi ha compiuto l’errore, è il fatto che sia stata utilizzata una parola sbagliata “case history” nello specifico per un libro e i canali di comunicazioni ad esso collegati che ha come velleità quella di non trattare di fuffa, ma dimostra tutta la sua fuffaggine in questo errore più che nel fatto che delle aziende possano aver pagato per essere inserite come case study (a questo punto avessero pagato pure qualcuno che si potesse accorgere di questo errore non sarebbe stato male).
2. Il fatto che queste aziende possano aver pagato per essere inserite come case study non lo trovo poi molto diverso da un azienda che regala un bene ad un influencer: in ambedue i casi l’azienda sostiene un costo a fronte di un’ipotetica “visibilità”.
Quindi Lego, piuttosto che Smart piuttosto che l’azienda che può aver pagato per essere inserita nel libro nel libro per me si differenziano solo per la modalità (e il garbo, l’ironia nel caso di Marta) con cui hanno esplicitato queste operazioni.
La modalità diventa anch’essa uno strumento di comunicazione.
Nel caso specifico di Rudy, il fatto che sia stata applicata una modalità diversa da quella a cui siamo abituati, tramite una richiesta diretta e spoilerata nei dettagli, quando questa richiesta solitamente è velata, a cui è seguita una risposta positiva e pubblica hanno tramutato il risultato positivo in un ulteriore strumento di visibilità.
Huston, direi che abbiamo un grossissimo problema
Grazie per aver riordinato i temi affrontati in questo post: etimologia “case history”, costo pagato dalle aziende, real time marketing. Ognuno è libero di trovare la connessione che preferisce fra questi 3 argomenti, io non la vedo, ma poco importa.
Importa di più che oggi, per la prima volta da quando ho creato il naming “Social Case History Forum” da cui poi è nato il progetto del libro, ho fatto una semplice ricerca su Google, questa: https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&es_th=1&ie=UTF-8#q=%22case+history%22
Huston, direi che abbiamo un grossissimo problema
RIASSUNTO :
1. nel post chiedevo a quanti in questi giorni stavano gridando al (primo e indiscusso) caso di successo (visto che di risposte di real time marketing ne è già – per fortuna – piena la Rete) se non fosse il caso di ridimensionare i case study che citiamo come meritevoli
2. a tal proposito chiedevo che valore possono avere questi case study tanto più che se di norma in letteratura con i casi ci si entra per merito e in Italia pagando c’è qualcosa che non va
3. di contorno, ma solo perché ci tengo, disquisivo sull’uso delle parole, come già fatto per outing (errato) e coming out (giusto).
2.1.: sì, ho visto il contratto con l’Iban della Digital Marketing Academy a cui fare il bonifico per entrare tra i casi citati nel libro
2.2.: sì, pensavo fosse cosa nota a tutti visto il numero di agenzie, aziende e persone che evidentemente lo hanno ricevuto
2.3.: sul discorso Hoepli ho apprezzato la loro risposta
2.4.: questa è la cosa che mi sembra più strana di tutta questa storia
2.5. : cari saluti
Rispetto al punto 2.4 forse non ti era chiaro perché io parlavo di modello di business del progetto e non di modello di business dell’editore.
me lo hai già spiegato, mi è chiarissimo e per questo mi sembra molto più grave
Giusto per correggere un’altra imprecisione: nessuna Digital Marketing Academy compare nel documento che citi. Così, per dire. Tutto chiaro ma impreciso. E i dettagli, si sa, fanno la differenza.
copio dal documento che cito (se serve lo pubblico, in ogni caso lo inoltro a chiunque volesse approfondire da sé):
Digital Marketing Academy che non ha nulla a che vedere con il libro e no, non sono le stesse iniziali della Srl, read again twice.
ho corretto, grazie: si tratta del Digital Marketing Lab che organizza i corsi della Digital Marketing Academy
[…] Mi è venuto un dubbio mentre stavo rileggendo un programma, e dato che magari forse non tutti conoscono questa differenza, meglio abbondare, come dicevano Totò e Peppino. Ripetiamo anche qui e fissiamo in maniera sintetica e chiara ciò che dice l’ottima Domitilla Ferrari: […]