La mamma si è laureata in Psicologia.
Voleva parlare con le persone. Conoscere i loro problemi.
Ma non si sentiva portata per risolvere quel genere di problemi.
Al terzo anno di università mamma capì di essere brava in una cosa: studiare.
Leggere, capire, dare un’interpretazione delle cose, spiegarle a parole sue.
Cambiò indirizzo. Dalla psicologia della varia umanità passò alla psicologia delle stanzine di laboratorio, delle neuroscienze, della statistica, dei topini.
Non era portata per i topini.
Mamma continuava ad essere brava a capire e spiegare, ma continuava anche ad essere brava a parlare con le persone.
Per caso, iniziò a scrivere: doveva parlare con le persone, riportare i fatti e i commenti, fare domande, ricordare le risposte e a volte tentare di spiegarle un po’ meglio di come gliele avevano dette*, studiare, ascoltare…
Mamma aveva deciso che quello poteva essere un lavoro, anche divertente. Non un lavoro che cambia il mondo, come partecipare al puzzle che porta alla cura di malattie neurodegenerative, ma un lavoro sempre nuovo.
Ma a mamma non bastava più ed era anche un po’ stanca di andare a vedere cose brutte e ancor più stanca di raccontantarle sapendo che né lei né chi leggeva avrebbe potuto cambiare nulla, non nel testo, ma chessò la tragedia del crollo di un palazzo, cose brutte così.
Mamma ha cambiato lavoro. Ora parla con la gente quasi solo online, ma ha cambiato lavoro. Un lavoro nuovo, non solo per lei.
Allora mamma è tornata a studiare, perché quello continua a saperlo fare. Come parlare con le persone.
* cfr. quando mamma ha intervistato Aida Yespica
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