«Da un lato un parroco arrestato per pedofilia, reo confesso di abusi sessuali e relazioni prolungate con ragazzine di 12 e 13 anni. Dall’altro il sacerdote/giornalista che, per malinteso dovere di casacca, invece di riflettere sulle devianze indotte dai terreni vizi, attacca a testa bassa la
stampa locale definendo cannibali e coprofagi i cronisti, colpevoli solo di aver raccontato i fatti attenendosi alla verità».
Inizia così il comunicato del Gruppo Cronisti Lombardi, che mi è arrivato con una e-mail, una di quelle che di solito cestino senza aprire, questa no.
M’era sfuggita questa notizia. Com’è possibile?
Gli attori della vicenda: il direttore editoriale de Il Settimanale della Diocesi di Como, don Angelo Riva il quale (continuo a copiare dal comunicato stampa) ha accusato di cannibalismo i giornalisti della stampa locale attraverso le proprie colonne rivolgendosi, in particolare, ai colleghi che hanno raccontato in questi mesi l’inchiesta che ha portato all’arresto di un sacerdote con l’accusa di violenza sessuale aggravata.
Il prete indagato, nell’interrogatorio di garanzia davanti al Giudice delle indagini preliminari, aveva ammesso subito di aver intrattenuto per quasi quattro anni rapporti sentimentali e sessuali con due ragazze fin da quando queste avevano rispettivamente 12 e 13 anni, nonché di aver molestato sessualmente altre tre ragazzine tutte minorenni.
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