* EDITORIA: DATI E POLTRONE ::

Il fatturato pubblicitario sulla stampa è sceso in un anno del 24,9% (nei mensili del 31,1%*), come pure i lettori (quelli dei mensili scendono del 6,8%¹), mentre gli utenti di Internet crescono del 7%² e i fatturati del 5,3%³.

Diminuiscono i lettori, diminuisce la pubblicità.
Per affrontare la crisi dell’editoria si stanno facendo tentativi di ogni tipo. La strada intrapresa quasi ovunque è la valorizzazione degli asset, partendo da Internet e mobile che al momento, però, non garantiscono il pareggio con le perdite subite nelle edicole.

Anna-Prandoni

È così che i cambi di poltrona in questo periodo son così interessanti. Perché ogni scelta indica su quale tipo di professionalità un’azienda sta puntando. È l’indizio migliore per capirne di più. Per questo ho voluto fare qualche domanda a Anna Prandoni, neo-direttore de La Cucina Italiana.

Poco meno di un anno fa venivi nominata Brand Director de La Cucina Italiana per coordinare la presenza del marchio su ogni mezzo (carta, web, app, scuole di cucina, libri e licenze), ora assumi anche l’incarico di direttore della rivista.
Quanto la linea editoriale deve tener conto delle cross-potenzialità del brand?

L’unico modo per sopravvivere a questa crisi del mercato editoriale è puntare sul ‘”sistema”. Lavorare su tutti i media possibili e declinare i contenuti a seconda del medium, utilizzando linguaggi diversi e sfruttando le singole potenzialità, è l’unico modo per avere un prodotto valido, multicanale, rivolto a tanti target e capace di attirare più inserzionisti.

Hai 38 anni, la nuova direttrice di Donna Moderna, Annalisa Monfreda ne ha 34. L’editoria si sta svecchiando o le generazioni precedenti di giornalisti hanno sottovalutato Internet, visto ancora come uno spazio meno nobile della carta?

Una figura con diverse abilità ed esperienze è probabilmente più duttile e flessibile in un momento in cui non bastano i contenuti per creare un prodotto che funziona. È una grande soddisfazione personale a meno di quarant’anni dirigere il giornale di cucina più antico e prestigioso d’Italia, il fatto di essermi fatta le ossa sul web è stato sicuramente un vantaggio, oggi che il mondo digitale sembra a tanti editori uno degli unici modi per uscire dalla crisi. Ma forse il più grande vantaggio competitivo, nel mio caso, è stata la mia esperienza nella gestione operativa della Scuola, e quella nel marketing sviluppata come Brand Director.

Per dirigere una testata in Italia è necessario essere iscritti all’albo dei giornalisti. Avevi preso il tesserino da pubblicista nel 1997, ti è mai stato utile, ovvero: il tesserino continua ad avere il valore di una certificazione di qualità per lavorare nell’editoria o anche questo è cambiato da un pezzo?

Il tesserino è un bel pezzo di carta, che ti serve per entrare al museo o a fare meno coda ai congressi. Quello che però non dobbiamo perdere è la professionalità che quel tesserino rappresenta: non basta saper scrivere e averne modo e spazio (il web da questo punto di vista è molto democratico) per potersi proclamare giornalista. E senza l’Ordine sarebbe comunque difficile garantire questa professionalità. Che poi la professionalità sia patrimonio di tutti coloro che ne posseggono uno, questo è un altro discorso…

In Italia si dice sempre che per far carriera serve cambiare azienda, ma tu hai iniziato a collaborare con La Cucina Italiana 13 anni fa, un’eccezione nel panorama italiano o una nuova via che premia le competenze?

Spero sia una nuova via, ma credo francamente di vivere in un’isola felice. La Cucina Italiana è una testata gestita da un’azienda familiare, ho contatti diretti e quotidiani con Lapo Niccolini, Editore illuminato che ancora crede nella purezza del mestiere e premia la costanza, la passione, la determinazione, il merito, ed è disposto ad investire sui giovani. Una strada condivisibile, che spero possa fare proseliti anche nelle case editrici più grandi e nelle aziende italiane in generale. È un bel messaggio: lavora bene, sodo, impegnati, e il tuo lavoro darà i suoi frutti. Per me ha funzionato!

Merito tuo la presenza de La Cucina Italiana su social network e app store. Sei su Twitter, partecipi a eventi social – l’ultimo quello dellle Foodie Geek Dinner -, quanto conta essere in Rete per conoscerne le potenzialità?

La maggior parte delle persone che lavora con me si stupisce della mia onnipresenza online. Ma io non fatico a starci, il mio imperativo categorico è comunicare.
Il web e i social mi danno la possibilità di farlo e di amplificare al massimo i messaggi che voglio veicolare, di confrontarmi in ogni momento e su ogni tema con chi ne sa più di me, e mi può aiutare a capire e a migliorare. Impossibile, oggi, fare a meno di questa enorme e meravigliosa piazza, da frequentare con spirito critico ma anche con tanta apertura mentale, per essere sempre al centro del mondo che discute, e va avanti.

 

[Fonte: *Osservatorio Stampa Fcp, ¹Ads, ²Audiweb, ³Osservatorio FCP-Assointernet, dati gennaio 2013]

SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):

Tagged: , ,

Privacy Policy