Una premessa a scanso di equivoci: a me piacciono le/i fashion blogger.
Non iniziamo a far polemica: qui racconto impressioni mie. Come al solito.
Mi piace notare le differenze, imparare parole nuove, entrare nel loro mondo, giocare alle bambole, provare i look esagerando con la giustificazione che se lo fa Anna Dello Russo perché io no?
In generale, mi piace conoscere gente nuova, gente che coltiva interessi diversi dai miei, sogni spesso impossibili, a volte solo impegnativi.
Bella scoperta, quindi.
Non si vive di solo lavoro, ma neppure di sole borse. Mixare le due cose – anche solo due settimane l’anno – è però molto divertente. E poi, volete mettere? Cambio sede di lavoro per un po’. E passare da Segrate al centro di Milano è un vantaggio non da poco.
Per Vogue hanno una qualche importanza? Abbiamo veramente bisogno di tutte queste/i blogger? Non hanno punti di vista, ma parlano solo di se stesse/i e si fotografano con abiti assurdi.
Quando ho letto il post della direttrice di Vogue, Franca Sozzani che si chiedeva se i blogger fossero un fenomeno o un’epidemia ho tirato fuori il mio solito leitmotiv: la polemica genera page views. Lunga vita alla Sozzani!
Ma vale la pena mettere ancora in dubbio il potere che la Rete ha sul mercato? Ci sono marchi che io mai avrei scoperto, se non fosse stato grazie ai blogger. Mai sarei entrata all’Oviesse, se quelli del marketing non avessero pensato di investire in una campagna non tradizionale che ha sfruttato l’influence power dei fashion blogger.
Ma non tutti i blog(ger) brillano di luce propria e a un marchio senza fama non sempre le stelle illuminano la via.
Per esempio, parlando di fashion blogstar, ecco un esempio di cosa un’azienda non dovrebbe fare mai:
SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):
Tagged: fashion blogger, MFW
Io sono affascinata dalle fashionblogger. Soprattutto dalla loro ingenua mancanza di ritegno. Adoro questa ostentata superficialità e sono contenta che venga premiata dalle case di moda. Parliamo di stilisti che vendono borse che costano migliaia di euro: che gliene frega della coerenza, dell’integrità del blogger, ecc…? Vendono oggetti-fuffa che rappresentano uno status solo per alcuni. Ed è giusto che si rivolgano al loro target usando le fashionblogger e non la Signora Pina del 4° piano. Mi fa sorridere che la direttrice di Vogue abbia scritto questo articolo. Una persona che vive grazie al nulla della moda, forse dovrebbe amare il mondo del nulla, e adorarlo. Io lo adorerei, se il mio lavoro fosse vendere bisogni indotti.