Stando all’articolo di oggi, Guia è riuscita ad intervistare Cesare Cremonini. Quello che secondo dichiarazioni rilasciate non troppo tempo fa, non era… da buttar via. In un pezzo già citato del 26 aprile, intitolato:
“I 36 amazing trascurati da Time. Lista non marchettara dei personaggi davvero degni di numero speciale”
scriveva:
(…) il giorno che la rubrica pettegola di un settimanale non sa come riempire la pagina, butta lì che lo sanno tutti con che criterio si fa quel tal giornale, il direttore fa le liste di amazing people saccheggiando le sue personali liste di smaterassabilità. (…) Il giorno dopo ho chiamato Francesca, sperando che a lei venissero in mente se non 36 almeno 6 nomi, ma le uniche parole che le sono uscite sono state: “Floriana del Grande Fratello”. L’ho detto a Francesca e lei ha cominciato a urlare che per carità, quale Venditti, se proprio dovevo mettere un cantante almeno fosse Baglioni, almeno ci facevamo dare i biglietti gratis per il concerto e potevamo cantare a squarciagola “chi ci sarà dopo di te/ respirerà il tuo odore/ pensando che sia il mio”. Le ho detto di stare tranquilla, che Baglioni non sarebbe potuto mancare, e lei ha detto che, se per caso avanzava un posto, ero pregata d’inserire Cesare Cremonini, che le faceva persino più sangue di uno di cui non ho capito il nome perché la linea era disturbata, ma suonava tipo “Brachino”. Io l’ho accontentata perché diciamocelo, Cremonini è un incrocio fra Totti e Jacques Brel, irresistibile, cerco invano da anni di convincere uno dei miei quaranta direttori a farmelo intervistare ma niente da fare, loro mi guardano sadici come sapessero che quella è l’intervista dopo la quale mi rimboccherei soddisfatta le mutande, sembrano negarmela apposta, gli stronzi.
E oggi (anche se è già passata la mezzanotte, finché non va a dormire, e si risveglia, per Semerssuaq è ancora sabato), invece, Guia ha scritto:
Làsciatelo dire da me, che mi sveglio da settimane sempre con la stessa vecchia canzone del figlio di Bob Dylan e in queste stesse settimane ho intervistato sia Claudio Baglioni sia Cesare Cremonini: non c’è partita. Cioè: la canzone del piccolo Dylan è bella, altrimenti non la sentirei ogni mattina ha una melodia accattivante e un basso sufficientemente ossessivo da costringerti ad alzarti dal letto, ma è bella solo se non ti soffermi a pensarci. Se ci pensi, se tenti di farne la ragione per cui aver voglia di svegliarsi con un erede Dylan nel letto, ti accorgi che c’è qualcosa che non va. “Io e Cenerentola, se ci mettiamo d’impegno, possiamo guidare fino a casa con un faro solo”? Ma che ritornello è? Ma ti pare toccante? Vuoi mettere con: “Cosa mi aspetto dal domani? Sole in faccia no, eppure io ci spero ancora, che tu ci sia nel mio domani”? Vuoi mettere? Per non parlare di: “Chi ci sarà dopo di te e respirerà il tuo odore pensando che sia il mio?”, che neppure dovrebbe giocare nello stesso campionato, francamente. E’ evidente che una va coi cantautori per due ragioni: per esser guardata con invidia dalle ragazzine fuori dalle transenne mentre lei sta dentro, e per finire nelle canzoni. E, se permetti, meglio svegliarsi con uno che s’interroga sul tuo odore che resta sul cuscino che con uno su cui sai già di non poter contare per portare la macchina a riparare. Anche se devo riconoscere che il giovane Dylan ha un vantaggio: è di una bellezza commovente. Talmente bello che si fa davvero fatica a credere che sia figlio di Dylan, che ha tante qualità ma insomma non è George Clooney. Talmente bello che rischia di passare persino la difficilissima prova dell’“appenasveglio”. Nello scivoloso territorio dell’appenasveglismo, Jakob (…) ha l’aria di essere già perfetto, presentabile, innamorabile; Baglioni ha l’aria di uno per il quale sia meglio approntare due bagni in casa, ché quando si piazza davanti allo specchio si sa quando comincia ma non si sa quando finisce e tu poi non fai in tempo a lavarti i denti e correre in ufficio prima dell’ora di pranzo; Cremonini ha l’aria di uno che apre mezzo occhio arruffato e rintontito dopo che tu sei stata svegliata dallo squillo del telefono: è la preside, che vuole sapere perché oggi Cesare non si è presentato al compito in classe.
A quanto pare Cesare non deve averle dato troppo confidenza.
[In corsivo Guia Soncini da il foglio del 26 aprile e 30 maggio]
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Urka, guarda che qui scateni la guerra, lo sai? 😀
ecco.. te e le tue manie di ripostare vecchi articoli che ancora non avevo letto. E poi si capisce che sto ancora dormendo e che la data non l’avevo vista.
Vabbe’, vado a farmi un caffe’, ne vuoi?
me lo porti qua? io sono in ufficio