Davvero ha senso scrivere nella shortbio di Twitter frasi come speaking for myself o RT ≠ endorsement? E se sì, allora, perché solo su Twitter e non anche su Facebook, Instagram, Vine, ovunque?
Cosa si intende per social media policy e employee activism?
Ho chiesto a Ernesto Belisario, avvocato esperto di diritto delle nuove tecnologie (che avevo già intervistato qua) se ci fossero – nascosti da qualche parte – una riga di codice, un articolo, un’ipotesi a dar ragione a quanti lo fanno. E non c’è, però…
«Poniamo il caso di una testata o di una grande azienda, se il giornalista o il manager twittano dal loro account personale qualcosa di sconveniente o offensivo non credo che il disclaimer possa essere di grande aiuto. Sicuramente è una cautela che serve ad evitare che il messaggio possa essere ricondotto direttamente all’azienda o che si possa pensare che ci sia una qualche approvazione, ma non servono né a evitare un danno all’immagine aziendale né a evitare il licenziamento».
the grandma test come social policy: il buon senso conquisterà il mondo #vocidimpresa
— Domitilla Ferrari (@domitilla) June 6, 2014
Se è il buon senso che manca, allora serve davvero intervenire con… una social media policy?
«Molto più efficace del disclaimer è l’impegno contrattuale a evitare determinato tipo di messaggi (come, per esempio, bruciare la notizia alla propria testata anticipandola sui social network). In questo caso può servire: mi riferisco, in particolare, all’eventualità di dipendenti/collaboratori di amministrazioni e/o organizzazioni che abbiano adottato social media policy in cui tale cautela venga espressamente richiesta».
Anche perché tutti parlano di tutto, signora mia.
il 37% dei dipendenti italiani commenta online fatti che riguardano la propria azienda #vocidimpresa
— Domitilla Ferrari (@domitilla) June 6, 2014
E come parlano?
Cos’è l’employee activism?
appunti utili da #vocidimpresa/3, in Italia 14% pic.twitter.com/Gmv7sU1GqE
— Domitilla Ferrari (@domitilla) June 6, 2014
Quindi, nulla di nuovo, ognuno è responsabile per sé, ma se uno non ci arriva sta al management tentare di…
rendere i collaboratori testimonial del proprio lavoro è compito del (buon) manager #vocidimpresa — Domitilla Ferrari (@domitilla) June 6, 2014
Come si fa?
appunti utili da #vocidimpresa pic.twitter.com/nbXFrqD0Qn — Domitilla Ferrari (@domitilla) June 6, 2014
Anche perché se ancora non è chiaro:
identità online e offline, tempo privato e tempo lavorativo sono ormai indifferenziati, @silviazanella_ #vocidimpresa
— Domitilla Ferrari (@domitilla) June 6, 2014
Spunti utili dalla ricerca Employees Rising: Seizing the Opportunity in Employee Activism di Weber Shandwick e KRC Research.
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SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):
Tagged: extras, social media, twitter
hai scritto nella shortbio: speaking for myself? forse non servirà a granché, quel che serve è… il buon senso http://t.co/So13qAt4U8
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