* LE TRADIZIONI HANNO SEMPRE UN INIZIO ::

Sono grande fan delle tradizioni (e del karaoke, ma ci torno dopo).
Le tradizioni hanno sempre un inizio: a un certo punto qualcuno fa/organizza una cosa e se è una bella idea e si decide di ripeterla l’anno dopo, e quello dopo ancora, allora diventa una tradizione.

L’albero di Natale

Io faccio l’albero di Natale ogni anno appena si può, seguendo il calendario commerciale.
Non è vero: non lo faccio io, ho una chattina organizzativa – come per tutto – dove invito gli amici a venire a casa un weekend di solito di novembre. I primi che arrivano scendono anche in garage a prendere tutto l’occorrente. E così – mentre io apro bottiglie di vino o metto su la moka, in base all’ora – in due giorni l’albero è fatto. Grazie amici che anche quest’anno avete fatto l’albero di Natale: ci vediamo il 2 che lo smontate, ok? Sì, è una tradizione pure che non lo smonti io.

Capodanno

Un’altra tradizione è che non festeggio Capodanno mai e mai quando l’ho fatto ho partecipato volentieri:
1. avevo 19 anni e in discoteca mi hanno toccato il culo= non sono più andata in discoteca anche perché chiesi al fidanzato dei tempi di andar via senza grandi spiegazioni ché lui e gli amici suoi come minimo ammazzavano qualcuno se glielo avessi detto: ciao sconosciuto, ti ho salvato la vita (non apriamo una discussione sul patriarcato, sì a pacchi è chiaro)
2. vivevo a Roma in quella casa bellissima e piccolissima in via dei Banchi Nuovi che girato l’angolo c’era il ponte di Castel Sant’Angelo e capitava ancora che i miei amici suonassero il citofono senza preavviso e mi dicessero di scendere; quella sera passarono due amici a prendermi che stavano andando in Piazza del Popolo, c’era gente che ballava sui cassonetti e una folla da sagra di paese, era il capodanno del 2000.
Fine dei festeggiamenti.

 

Quest’anno andiamo per il compleanno di Tommaso al Birrificio Ribalta, dove Myriam aveva già fatto pure la presentazione del libro (vale consiglio per gli acquisti), insomma un posto di casa, nel quartierino.
Manifestino di capodanno: il 31 karaoke.
Sai, sono grande fan.
Myriam dice che le piacerebbe, Alfredo risponde che non possiamo andare a fare karaoke senza le bambine (sì le chiameremo bambine fino ai 28 anni, come ricorda a tutti Diamara che ora ne ha 13). Mi sto dilungando, sì. Ancora un po’ di dettagli: i nostri turni del calendario-figlie-di-genitori-separati quest’anno non prevedevano il 31, tornavano dagli altri genitori entrambe il 30.
Chiediamo di tenerle un giorno in più. Gli altri dicono ok.
A Capodanno abbiamo le bambine e penso che sia arrivato il momento di festeggiare in ogni occasione utile stare insieme a chi ti piace e queste due bambine che protestano per il menu da grandi ci piacciono molto. E ci piacciono pure Myriam e Tommaso ché il Capodanno lo festeggiamo anche con loro.
Segue karaoke.

Un’altra tradizione

Ieri ho inventato un’altra tradizione. Ho dato un budget alle figlie per farsi un regalo da sole. Poi avranno i nostri, anche, certo. Ma ognunǝ di noi dovrebbe imparare anche a pensare un po’ più a sé quindi la regola è che quel budget si trasformi in qualcosa per sé incartato sotto l’albero. Io ho comprato per me un nuovo libro di Alice nel Paese delle Meraviglie (e ieri insieme a un panettone formato famiglia ho preso anche quello per due che non lo avevo preso mai: Alfredo ora troviamo però un giorno che davvero siamo soli).
panettone per due

Anni fa – per noi vecchi dell’Internet – c’era la tradizione di scrivere un PSLA, un post sotto l’albero. Dodici anni fa ne ho scritto uno anche io. E oggi di nuovo.

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