Sono diversi gli artisti che hanno pensato di riutilizzare parti di bambole, sorpresine, gnomi e persino santini per realizzare qualcosa di nuovo, di innovativo, di divertente, dall’aspetto antropomorfo.
Come scoprirli? Un tempo bastava un salto da Elio Fiorucci (a Milano o Verona), che, oltre a una serie infinita di magliette e shopping bag monotematiche metteva in mostra i modelli unici di giovani designer emergenti e pronti a scomparire.
Originali ma più costosi e introvabili – addirittura – sono i gioielli realizzati dall’artista americana Margaux Lange, in vendita in una galleria di New York e una di Seattle.
Lei non utilizza spazzatura di ogni tipo, ma pezzi della bambola più amata di sempre, la Barbie.
Occhi, scarpe, braccia, orecchie (ma anche culi & tette) si uniscono per diventare bigiotteria di alta classe. «Le Barbie sono state particolarmente importanti nella mia infanzia, per gli stimoli che rappresentavano per la mia creatività», racconta l’artista, i cui oggetti possono costare anche più di 1000 euro. «Oggi mi diverte molto l’idea di vestire il corpo, sopra il corpo. La Barbie è diventata un accessorio, invece di essere lei stessa accessoriata».
Un’idea per chi ha sempre odiato le bambole da ragazzina e le decapitava piuttosto che perdere ore a pettinarle!
I gioielli di Tarina Tarantino.
Ciondoli, bracciali, mollettine per i capelli e accessori per il cellulare. Tutto molto scintillante, è vero, ma i prezzi erano davvero esorbitanti. Una collana costa più o meno 300 euri e un fiocchetto per i capelli pure 25! Per carità, Paris Hilton ne va matta e pare che Jennnifer Lopez abbia indossato una molletta di Tarina persino in occasione del suo matrimonio.
Sicuramente meno costosa – e meno chic, ammettiamolo – ma allo stesso modo originale è Elisabetta Pescucci, 34 anni, un’esperta di riciclaggio artistico. I suoi gioielli si chiamano Ecobijoux e sono veri e propri monili fatti con la spazzatura. «E’ nato tutto per gioco… un giorno ho raccolto un pezzo di plastica rosa per la strada e la sua forma era proprio bella per farci un anello!».
L’ispirazione all’arte nelle sue opere è totale, dice: «Quando lavoro penso sempre agli accostamenti cromatici del Pontormo e del Rosso Fiorentino, i miei pittori preferiti dell’antichità». Il vantaggio per chi compra, poi, è quello di aver un oggetto unico e dai prezzi… accessibili. I bijoux di Elisabetta costano da 20 a 200 euro, se eseguiti su commissione con i pupazzetti forniti dalle clienti.
Ma dove recupera tanti “avanzi”?
«Partecipo a molti eventi legati ai temi del riciclo e dell’ecologia. In ogni fiera porto un cassonetto e il pubblico è entusiasta di contribuire a questa raccolta superdifferenziata. Mi portano tutto quello che mi serve: non solo vecchia bigiotteria, ma soprattutto giocattolini rotti, sorpresine, bottoni e piccoli scarti domestici in genere».