Comunque prima che Leibniz sia riuscito ad andare al cinema
Sottotitolo: a Nicolò Ammaniti piacciono le coattate
Me lo vedo Andy Wachowski domandare dopo un tiro di californiana al fratello Larry affondati nel divano di casa: «Ma secondo te la vita che viviamo, l’esistenza stessa, il mondo intorno a noi, addirittura il nostro corpo esiste davvero? Forse è solo un sogno, una riproduzione mentale,e niente di tutto quello che ci circonda è reale?»
Fino a quando i computer non sono entrati prepotentemente nelle nostre vite a queste questioni esistenziali si rispondeva con un «boh!?», «chi lo sa?», «io quasi quasi me ne vado a letto». (…) Le trame dei film sulla realtà virtuale, comunque, sono tutte simili, e nel novanta per cento dei casi (ma questo non è il caso di Matrix) si scopre a venti minuti dalla fine che la realtà non è quella in cui agisce il disorientato protagonista. (…) Ma il vero problema del film sulla realtà virtuale è uno: lo spiegone. Il terribile spiegone che può arrivare pure a occupare un terzo del film. In Matrix il povero Morpheus attacca dei bottoni mostruosi cercando invano* Dialoghi infiniti, astrusi, incredibii che lasciano lo spettatore e il povero attore esausti (…). Il film nel suo complesso è un susseguirsi di picchi adrenalinici e depressioni letargiche. L’unico ad avere vantaggi da questo tipo di andamento è il produttore del film, che nelle scene spiegone non spende una lira e può investire tutti i soldi in due, tre scene spettacolari. Per concludere: spero tanto che in Matrix 2 non facciano, come al solito, i tirchi, tanto, diciamoci la verità, alla fine chi se ne fega del perché si prendono a mazzate, ma auguriamoci che il film sia zeppo di sparatorie, calci e capate.
[Niccolò Ammaniti, Il Venerdì del 9 maggio 2003]
* invano? Ammaniti è deficiente: non capisce gli spiegoni e gli piaciono le coattate. Leibniz, ne vedrai tre nel film, non di più. Menomale gli spiegoni sono molti di più e geniali. Andy & Larry sono troppo avanti!
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