Ho fatto la giornalista. Non solo in redazione (che è un lavoro facile, alla fine), ma – soprattutto – ho lavorato come freelance.
Cosa significa lavorare come giornalista freelance?
La maggior parte del mio tempo era occupato dal fare proposte che, quando venivano accettate, venivano anche stravolte. Io volevo scrivere della Luna e mi chiedevano di arrivare su Marte (l’altra metà del tempo lo passavo a cercare di star dietro ai pagamenti: chi doveva pagarmi, cosa, entro quando; il tempo rimanente lo passavo a scrivere).
Ho scritto e consegnato pezzi che poi ho riscritto altre due, tre, quattro volte.
Perché andava aggiunto qualcosa, perché il tono di voce o il linguaggio non era quello giusto per quella o quell’altra testata.
Ecco cosa vuol dire essere un giornalista freelance: scrivere per testate diverse trovando il modo di usare ogni volta il linguaggio giusto, che non è solo dare del tu o del voi, rivolgersi alla lettrice o alle lettrici, essere di servizio o di intrattenimento…
Cosa significa fare il blogger di professione?
Sui blog, ovviamente, ognuno fa quel che vuole. Ci guadagna o no. Decide di darsi una linea editoriale o no. Racconta i fatti suoi o no. Scrive cose già scritte altrove o (meglio di) no.
Peccato che spesso i blogger confondano le markette con i contributi editoriali.
Sia chiaro le markette dei blogger sono i publiredazionali dei giornali. Nulla di scandaloso.
Ma, perché leggiamo un blog?
Faccio un esempio: se sei una fashion blogger e ti chiedono di parlare di una borsa troppo cheap cosa fai? Non rispondere ancora, ecco un altro dettaglio: ti offrono 200 euro per scriverne.
Accetti.
Lo so, accetti.
Io sono la tua lettrice, tu non hai scritto da nessuna parte che la marca cheap ti ha pagato:
A. penso che tu sia impazzita
B. penso ti abbiamo pagata
C. vado a leggere un altro blog (e con molte probabilità troverò altri post come il tuo in giro per la Rete, tutti finti, tutti pagati).
Forte del fatto che ci sono aziende che ti pagano per scrivere (di loro) pensi di poter scrivere di mestiere.
Ecco, non funziona esattamente così: non puoi vivere di sole markette perché un blog in cui si susseguono post promozionali non interessa a nessuno (o sì?) e le aziende che ti contattano dovrebbero chiederti i dati di traffico del tuo blog prima di offrirti qualcosa.
A questo punto pensi che se puoi scrivere per te puoi scrivere anche per altri siti e, perché no, giornali.
Benvenuta nel mio mondo, quindi.
Quanto abbiamo ipotizzato paghi un’azienda per un post su un suo prodotto? 200 euro, sì anche meno, ma a volte anche di più. Bene.
Fai bene a essere presuntuosa e pensare di poter scrivere per un giornale online. Alla fine è lo stesso, no?
Ecco, no. Non è lo stesso.
Intanto su un sito editoriale non puoi far quello che vuoi, devi rispettare il linguaggio e capire il piano editoriale.
Ce la puoi fare, però, lo so.
Adesso veniamo alle consegne: vanno rispettati i tempi, le lunghezze e le regole di base di formattazione.
Andiamo avanti.
Quanti pezzi pensi di poter consegnare a settimana?
E quanto pensi sia il giusto compenso per ognuno dei contenuti che hai scritto?
Il mercato editoriale (e non) online in questo momento paga tra i 5 e i 40 euro a pezzo. Che tu sia un giornalista o un blogger.
Pensi ancora di poter vivere scrivendo?
La foto è di fahrradfritze
SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):
Tagged: extras, giornalismo
Però Domitilla ti ricordi che bei tempi quando ci chiedevano di scrivere “Dimmi come mangi il gelato e ti dirò chi sei?”. E le ore passate al telefono con la sessuologa di turno a chiedere sempre le stesse cose che noi 15 anni prima avevamo già letto su Cioè (ma guai a farlo notare) ? 😀
Alla fine ci siamo divertite, diciamolo.
Fino a 25 anni.
Poi basta.
ci siamo divertite, ma ci pagavano
Nun me di gnente (però hai fatto benissimo a ricordarlo a chi non lo sa).
Cara Domitilla, il tuo post mi è piaciuto tanto che me lo sono stampato per farne un quadretto dentro un’adeguata cornice Ikea. Posso fare una richiesta però? Un prologo al post dal titolo: ” Facciamo la rivoluzione: spieghiamo ai grossi brand che certi blogger, certi influencer insomma non hanno la vocazione del pifferaio magico ( c’è stato un piccolo misunderstanding) è inutile pagarli per far marchette”. Grazie, Barbara
dici che serve spiegarlo?
Bhe si, hai fatto 30 che ti ci vuole a fare 31?
Spiegare ai brand l’insostenibile leggerezza di un certo marketing…
Hai perfettamente ragione…
scrivere sul blog è un’altar cosa… rispettare piani editoriali di riviste, quotidiani e tutta un’altra storia… ma tutti credono di poter fare il blogger di professione…
io per entrare nelle redazioni ho fatto esattamente il tuo percorso, i tuoi sacrifici e non penso di poter vivere scrivendo visto il mercato editoriale…
quando prendevo 6.000 Lire a pezzo appena entrata nei primi anni ’90 mi sembravano pochi, ora mi mangio un po’ le mani.
A me pagano molto meno… Sarà perché sono una new-entry. O semplicemente sono sfigato…
E da lettrice non posso che essere pienamente d’accordo con te, dalla mia ho che scribacchiando sul blog riesco a capire in modo critico quali post sono marchette e quali no. Certo che di personale si trova davvero poco in rete, stessi prodotti su tutti i blog con rielaborazioni più o meno creative dei comunicati stampa.
Occhi aperti sempre e cervello acceso, poi per il resto “libertà” di scrittura (e soprattutto di lettura).
quando io m’incazzo e scrivo sono originale, lo ammetto
[…] debbano/vogliano/possano essere pagati è argomento sempre di grande attualità. Così leggo ieri il post di Domitilla Ferrari e oggi quello di Paolo Ratto e me ne viene in mente un altro, di Gianluca Diegoli, che avanzava […]
grazie Giuliana, ecco cosa dovevo scrivere per fare il discrimine giusto: fornitori di contenuti
[…] articoli che riguardano il mestiere di scrivere: No, scrivere non è il mestiere di tutti di Domitilla Ferrari e Scrivere non è più un mestiere di […]
scrivere non è il mestiere di tutti, ovvero: un po’ di conti in tasca a chi scrive online http://t.co/QY4XdFU5Oe [archivio]
Un post da leggere: Scrivere non è il mestiere di tutti, via @domitilla http://t.co/iFctlVHvXK
* NO, SCRIVERE NON È IL MESTIERE DI TUTTI :: | Semerssuaq* http://t.co/cNRYxxC7F5 @domitilla
[…] 1. Ho sempre pensato che non avrei potuto scrivere di “tutto”. In parte è vero ma solo in parte. La mia era la tipica affermazione di chi in fondo non aveva ancora maturato la giusta esperienza. Oggi, dopo circa sei mesi di Redazione fiorentina, comprendo che sarebbe alquanto limitante scrivere solo di due o tre argomenti. Quando le idee non ti mancano, devi solo darti la possibilità di buttarti sul foglio e credere fino in fondo che potrai riempirlo nel modo giusto. Per gli eventuali “errorini” c’è sempre il Capo o gli Editor. Credo quindi che la scrittura sia una meravigliosa 2.55, con la giusta creatività e costanza può essere abbinata a molteplici outfit. Nel caso della 2.55 (borsa iconica di Chanel, per chi non lo sapesse) è tutto molto più facile, lo so. Scrivere è complicato, richiede idee e rinunce e, come dice Domitilla, “No, scrivere non è il mestiere di tutti“. […]