Se il giornalista o il manager twittano dal loro account personale qualcosa di sconveniente o offensivo il disclaimer può essere una cautela per evitare che il messaggio possa essere ricondotto direttamente all’azienda o che si possa pensare che ci sia una qualche approvazione, ma non servono né a evitare un danno all’immagine aziendale né a evitare il licenziamento. A dirlo è l’avvocato Ernesto Belisario con cui ho fatto una chiacchierata parlando di social media policy prima ancora del caso Gasparri.
Fa piacere mandare a fare …. gli inglesi, boriosi e coglioni
— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) June 15, 2014
Una cosa che non è passata inosservata.
Togliete Twitter a @gasparripdl (è per il suo bene) http://t.co/XqUgSsEAdj
— Wired Italia (@wireditalia) June 15, 2014
Neppure all’estero, ecco.
Italian politician, former Berlusconi comms minister, under fire after calling English ‘pretentious pricks’ in Tweet http://t.co/zAni3tLNjY
— The Guardian (@guardian) June 15, 2014
E, oggi, succede di nuovo, con Danilo Leonardi, produttore esecutivo di Rai 3, ovvero, uno che firma (nei titoli di coda) diversi programmi della rete e… tweet omofobi.
Ribadisco: il gay pride mi fa schifo #sapevatelo
— Danilo Leonardi (@laudan62) June 28, 2014
Giusto per citare il tweet più sereno tra i tanti offensivi che ha scritto finora.
Cosa succede in questi casi?
Il direttore di Rai 3 ha preso le distanze.
Quello che @laudan62 scrive qui sono sue opinioni che nulla hanno a che fare con la Rai. Per me inqualificabili, le disapprovo profondamente — Andrea Vianello (@andreavianel) June 30, 2014
Ma ve lo ricordate il caso di Justine Sacco?
E in Italia?
Al vicepresidente del Senato della Repubblica (eggià) Maurizio Gasparri è stato istituzionalmente fatto presente?
E, per Leonardi, la Rai sta prendendo provvedimenti?
i #social non sono responsabilità del singolo ma di tutta l’azienda: campagna contro l’abbandono del #SMM #sbf14
— Annalisa Silingardi (@AsiClaypool) July 1, 2014