Di lavoro, di cosa ho studiato, del mio lavoro e di come l’ho trovato parlo spesso. Non ho mai, però, fatto la lista dei lavori che ho fatto prima di scrivere il cv.
Ecco qua, credo abbastanza in ordine, l’elenco dei lavori che ho fatto prima di laurearmi, con tanto di foto probatorie.
Commessa in una pellicceria.
Ragazza alla pari.
Modella per parrucchieri.
Modella per un pittore.
Barista in un bar italiano a Londra.
Guardarobiera in un ristorante italiano a Londra.
Promoter di allegati editoriali.
Figurante in tv.
Maschera in un teatro di Roma.
Ufficio stampa di una compagnia teatrale.
Ufficio stampa di una rassegna teatrale.
Barista in un villaggio turistico.
Centralinista.
Assistente ai programmi delle rubriche religiose della Rai.
Producer per una trasmissione tv.
A 16 anni facevo la commessa in un negozio di abbigliamento da cerimonia che vendeva anche pellicce. Un anno prima avevo scelto di essere vegetariana.
Quando mi sono iscritta a Psicologia pensavo di fare tutt’altra vita.
A 23 anni, al 4° anno di università, ho vinto una borsa di studio: 2 milioni di lire. Li ho investiti in un viaggio a Londra dove sono stata da fine agosto a fine dicembre 1997.
Al mattino studiavo inglese alla International House, nel pomeriggio, finite le lezioni, andavo a lavorare: per un paio di settimane ho fatto la barista al Pollo Bar, poi ho trovato posto come guardarobiera in un ristorante italiano dietro Leicester Square. Quando sono tornata ho aperto il mio primo conto in banca. Ci ho messo 2 milioni di lire: tanti quanti ne avevo prima di partire.
Il caffè l’ho fatto anche tanti anni dopo in un villaggio turistico a Ischia dove, nel bar della piscina facevo anche un sacco di spremute, centrifughe e macedonie.
Vivevo a Roma e, come ragazza alla pari, mi occupavo di un bambino che nel pomeriggio doveva studiare o andare a fare sport. A insegnare ero brava e lo avevo già fatto anni prima: il ragazzino a cui facevo fare i compiti era stato promosso (dopo due bocciature). Nel frattempo facevo la modella per i parrucchieri: guadagnavo 60 mila lire e avevo taglio e colore nuovi ogni 20 giorni (altre foto di me coi capelli colorati sono qua). Ho anche fatto la modella per un pittore, ma la storia è in un secret post in vendita (per una buona causa).
Andavo all’università, lavoravo più di quanto studiassi. Così a laurearmi ci ho messo 12 anni, ma nel frattempo ho fatto tantissime esperienze, anche promuovere allegati del Corriere e enciclopedie di Repubblica vestita da sandwich man davanti all’edicola di piazza San Lorenzo in Lucina a Roma.
Ogni anno, poi, lavoravo per un paio di mesi con il Telethon e prima di occuparmi delle registrazioni o delle dirette, organizzavo gli eventi del fuori onda, quelli che servivano a tenere la gente in piazza prima della diretta, col freddo a dicembre, in giro per l’Italia. Nei miei compiti c’erano anche: trovare gli addobbi per l’albero di Natale di scena chiesto all’ultimo minuto dal regista della diretta, addobbare l’albero, gonfiare i palloncini.
Ho anche fatto la centralinista e dopo una settimana sono stata presa a lavorare nell’ufficio stampa dell’agenzia in cui ero passata dopo aver lavorato al botteghino di un teatro dove nel tempo libero aiutavo l’ufficio stampa a mandare i fax ai giornalisti. Avevo imparato qualcosa, non solo a mandare i fax.
Ho accompagnato una compagnia teatrale in giro, curando il loro ufficio stampa.
E poi ho lavorato per una manifestazione teatrale di Montepulciano. Vivevo sempre a Roma.
Ho fatto la figurante in Rai, per un paio d’anni, forse meno, la sera prima del tiggì o al mattino presto, nel weekend. C’era un sacco di gente divertente. Alcuni di loro li sento ancora. Altri li vedo ancora in tv.
Per la tv ho fatto anche monitoraggio politico: quante volte compariva questo o quell’altro personaggio o simbolo di partito. Avevo una scheda che dovevo compilare con ogni dettaglio: anche se il politico aveva la faccia coperta dai microfoni o se la telecamera lo riprendeva di spalle. Forse il lavoro più inutile che io abbia fatto.
Poi ho lavorato come assistente ai programmi in Rai, prima alla radio, poi in tv nelle rubriche religiose. Organizzavo le trasferte, chiamavo gli ospiti, aggiornavo la rubrica, andavo a cercare spezzoni di questo o quell’altro evento negli archivi della Rai e lo portavo al montaggio. Domenica mattina ero in regia a seguire la diretta. Poi mi sono trasferita a Milano.
Tra una cosa e l’altra ho lavorato in radio e scritto su un sacco di giornali. Ho fatto tante fotocopie, ma anche trasferte, ma soprattutto ho incontrato un sacco di gente e imparato che in ogni lavoro si impara qualcosa di utile.
Allora mi piace condividere qua una cosa che mi fa felice.
* DEL PERCHÉ NON SI CANCELLANO I COMMENTI /2 ::
Il riassunto per filo e per segno della questione lo trovate altrove, quasi ovunque. Io vorrei solo ricordare che cancellare i commenti (i tweet, gli aggiornamenti su Facebook….) è davvero una cosa stupida. Ma pensavo anche non servisse più ripeterlo, e invece sì.
E quindi, non sono d’accordo con Anna Masera.
Né con Massimo Mantellini.
Da chi vive (anche) in Rete mi aspetto di più.
Io Internet lo immagino come un luogo diverso, un mondo adulto dove la gente non lancia il sasso e tenta maldestramente di nascondere la mano.
Anche per non esporci all’impossibilità della verifica, al potere che regaliamo a quanti potranno dire che non è mai successo.