* A CHI INTERESSA QUELLO CHE SCRIVI? ::

Tutti scriviamo di tutto.
Tanti scrivono delle stesse cose su cui scrivi tu.

Come facciamo, quindi, a competere in un mondo di contenuti ben ottimizzati? Scrivendo per chi ci legge.

smxAbbiamo imparato a leggere come Google, ovvero, abbiamo imparato a leggere ciò che scriviamo per Google. Qual è la differenza? Si è ridotto il nostro vocabolario e si è abbassata la soglia di tolleranza verso un uso non proprio corretto della lingua italiana. Ne ho avuto la certezza partecipando alla giuria del premio letterario de Il Battello a Vapore.

Sai chi legge le cose che scrivi?

Grazie a Google Analytics sai dove vive, se si collega da mobile, quanti anni ha, conosci anche il sesso, ma sai come si chiama?

Facciamo amicizia: io sono potenzialmente interessata alla cose che scrivi.
La domanda che dobbiamo farci tutti quando scriviamo è: se questa cosa non l’avessi scritta io, la leggerei?

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* CONSIGLI PER LEADER PROMETTENTI ::

Al World Business Forum, ho preso appunti scrivendoli su Twitter.
Adesso, però, ci aggiungo qualcosa in più perché – come dice Michele Boroni – gli appunti sui social network si prendono in fretta ma si perdono anche con la stessa velocità.

Quando qualcuno ti racconta qualcosa non t’insegna tutto: sei tu che impari ciò che ti interessa.
Ti sei mai chiesto: come posso migliorare le mie giornate (al lavoro)?
Questo è il riassunto di cosa ho imparato al World Business Forum. (altro…)

* CARI AMICI DI COSE E NON PERSONE ::

Quando salgo sul treno  spesso mi capita di incontrare ragazzetti sportivi con i piedi sul sedile. E a te è mai capitato?

Cosa fai?
Io chiedo di togliere i piedi dal sedile, anche se penso di sedermi altrove. Sì, sono una di quelle vecchiette che sbuffano. Ma io quel treno lo prendo tutti i giorni e so che se è sporco è anche colpa di chi lo sporca, mica soltanto di chi non pulisce.

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* DELL’IMPORTANZA DI ESSERE RICONOSCIBILI ::

Ogni volta che cambio la fotoprofilo lo faccio perché mi riconosco (e non mi riconosco più in quella da cambiare).

Quando racconto del perché è importante avere una fotoprofilo che ci rappresenta, parlo di una cosa che mi è successa qualche anno fa: avevo organizzato un evento per la Milano Fashion Week, tra gli appuntamenti in calendario c’erano un paio di presentazioni di libri. Prima dell’orario d’inizio di uno di questi appuntamenti arriva una signora a chiedermi se una mia collega fosse già arrivata. Ero lì che controllavo che tutto fosse in ordine: c’erano copie del libro ovunque e, sulla quarta di copertina, la foto dell’autrice.

Le dissi di no, di aspettarla ché sarebbe arrivata a breve.
Quando arrivò la mia collega che si occupava dell’ufficio stampa, fece accomodare la signora che la stava aspettando sulla poltrona rivolta alla platea. Era l’autrice, la stessa della foto sul libro. Solo 20 anni più vecchia. bella lo stesso, ma irriconoscibile.

Non vorrei mai succedesse anche a me.

Nel 2011, al Romagna Camp ho fatto un’ignite: 20 slide in 5 minuti (archiviate pure in un’esperienza bellissima che non farò mai più) in cui raccontavo di essere come Monica Bellucci, riconoscibile.

La foto che andrà nell’aletta del libro l’ha scattata Milo Sciaky.
milo sciaky

E a truccarmi ci ha pensato Melly Sorace.

Sarà perché so di essere abbastanza fotogenica, mai prima d’ora m’ero preoccupata così tanto per una foto. Questa volta, però, non volevo solo riconoscermi: vorrei che mi riconoscessero i lettori del libro (che uscirà a febbraio).

Qui allora è dove ringrazio Anna Turcato per la pazienza di guardare un pasticcio di foto via whatsapp di me che svuoto l’armadio alla ricerca di qualcosa da mettere (per farne vedere poi pochi centimetri nel primo piano che ha scattato Milo) e pure dove ringrazio per il mio nuovo amuleto: una cosa fatta apposta per me, un gioiello che viene dalla bottega artigiana di Marisa Convento, a Venezia in calle della Marandola, un corallo di conterie, perline in vetro di Murano dei primi del ‘900, e perle di fiume infilate a mano dalle impiraresse veneziane. Grazie Marisa, credo che non me lo toglierò mai più. Quindi, ecco, se non mi riconoscete dalla foto sono quella con gli orecchini e la collana di corallo di Murano.

Note: questo post l’avrei intitolato * LA MIA FACCIA PRESTO NELLE MIGLIORI LIBRERIE :: ma è parso troppo anche a me.

 

 

* COSE DEL MIO LAVORO (E DI COME L’HO TROVATO) ::

1. Non so perché, mesi fa ho ricordato la data del mio primo giorno di lavoro in Mondadori:  ho programmato un tweet per farmi gli auguri. Come fa LinkedIn quando ti avvisa dell’anniversario lavorativo di quelli con cui sei in contatto.

Succedeva oggi, 5 anni fa: il 28 ottobre.

2. Quest’estate ho scritto tanto e per scrivere ho letto tantissimo. Ho riletto anche il libro di Mafe De Baggis World Wide We e in apertura del penultimo capitolo, ci ho ritrovato l’annuncio postato su FriendFeed a cui avevo risposto 5 anni fa.

3. Due settimane fa sono stata a Vicenza per Vivere sani, vivere bene, una bella rassegna, piena di ospiti interessanti (da Alessandro Bergonzoni a Joaquín Navarro-Valls), organizzata dalla Fondazione Zoé, dove io ho parlato di come la Rete può essere utile anche a cercare lavoro,  o cambiarlo per stare meglio.

Anzi più che cercare un lavoro ho raccontato come farsi trovare (da chi ci sta cercando).

Sì, ci sono i siti delle agenzie di recruiting, quelli delle aziende dove vorresti andare a lavorare, ma ci sono soprattutto le persone in Rete ed è questo il punto: in Rete se ci si sta (bene) ci sono tante opportunità. Magari non è il momento giusto, magari non è il lavoro della tua vita. Ma perché non provare?

Io ho lasciato una redazione (di carta) dove facevo la cronista per lavorare online. I miei colleghi dicevano che era una sciocchezza lasciare un contratto da giornalista, la strada vecchia per la nuova.

Eccomi qua: oggi festeggio 5 anni online, ho imparato un sacco di cose e tante le insegno pure.

fondazione-zoe

A Vicenza ho parlato della differenza tra cercare e farsi trovare, ovvero di come cogliere le opportunità della Rete. Ho raccontato una ricerca, fatta da Adecco, sul social recruiting e – prendendo spunto da qualche buon consiglio di Francesca Parviero – ho raccontato anche di come ho cambiato lavoro io 5 anni fa (grazie Mafe).

Qui sotto vi faccio un riassunto.

10 consigli se stai cercando un lavoro, che valgono anche se non lo stai cercando:

  1. racconta chi sei
  2. racconta cosa fai e cosa sai fare
  3. usa una fotoprofilo che ti rappresenti (non in abito da sposa, non in costume)
  4. crea una rete
  5. crea relazioni: metti in contatto gli altri rendendo utile la tua rete
  6. non chiedere una connessione a tutti
  7. non accettare la connessione da tutti
  8. personalizza sempre i messaggi che invii quando chiedi un contatto
  9. evita di usare job title di fantasia, non riconoscibili dal mercato
  10. cerca di ottenere almeno un paio di referenze: se sai fare davvero quello che racconti non dovresti aver difficoltà a farti dire di sì.
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