Se per i media Chiara Ferragni è considerata ancora una influencer, l’impatto che ha avuto l’annuncio del suo ingresso nel Consiglio di Amministrazione di Tod’s sul titolo in Borsa ribalta decisamente il punto di vista: la più nota imprenditrice digitale al mondo ha scelto di entrare nel CDA di un brand italiano per portare il suo punto di vista in azienda su temi che le sono cari, come l’impatto ambientale e la responsabilità sociale.
Vi ricordate l’eco che aveva avuto quando aveva speso il suo volto raccontando la visita agli Uffizi? I dati che erano stati pubblicati parlavano del 27% di giovani in più dando ragione al direttore del complesso museale Eike Schmidt che aveva avuto l’idea.
Tra i manifestanti durante la manifestazione milanese di solidarietà al movimento Black Lives Matter c’era anche lei col marito, tornati da un weekend al lago proprio per esserci, fare numero, insieme, forti del fatto che comunque coperti da mascherina, felpa e berretti non sarebbero stati riconosciuti. Insieme a loro c’erano tantissimi altri personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura.
Oggi serve tutti fare la propria parte, come dice lo zio di Peter Parker: «Da un grande potere derivano grandi responsabilità»
E il potere di Chiara Ferragni è un capitale sociale che non conta solo i 23 milioni di follower su Instagram perché quello è solo uno dei numeri pubblici che guardiamo, pensiamo alle visite sul suo blog, l’interesse verso le dirette, non solo su Instagram. Ma è proprio lì che insieme a Fedez a ottobre ha invitato i giovani a indossare la mascherina su richiesta dell’ex primo ministro Conte, da lì si è espressa sul caso della riduzione di pena da parte della Corte d’Appello di Milano nei confronti di uno stupratore dicendo di essere senza parole. Ogni volta studia, fa propri messaggi e concetti e li condivide. Non ha bisogno di andare in televisione per animare il dibattito pubblico: ha persino parlato del suo percorso terapeutico su Instagram per abbattere lo stigma del ricorso alla psicoterapia. Grazie al successo della raccolta fondi che ha permesso di realizzare una terapia intensiva nuova all’ospedale San Raffaele Chiara Ferragni e Fedez sono stati premiati con l’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza concessa dal Comune di Milano a chi ha dato lustro alla città.
La scelta di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche diverse è una delle cose che l’ha portata nel Consiglio di Amministrazione di Tod’s. In un mondo dove gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sottoscritta a settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU (sì anche dall’Italia) vengono adottati dalle aziende – quotate e non – perché ognuna faccia la propria parte perseguendo uno scopo non solo economico, ma appunto anche sociale, Tod’s ha – come direbbe mia nonna – preso due piccioni con una fava: Chiara Ferragni si occuperà di sviluppare progetti di impegno sociale, dalla solidarietà verso il prossimo alla sostenibilità nel rispetto dell’ambiente e – insieme – sviluppare un dialogo con le giovani generazioni che forse non sono proprio il target primario del brand.
L’unico pericolo è il woke washing ovvero che si tratti di un’operazione di comunicazione fortissima, ma ancora vuota.
Ma Chiara Ferragni rischierebbe mai la sua faccia, la sua monetizzabile reputazione, così?
Penso proprio di di no.
Quest’articolo è uscito sabato 10 aprile su La Stampa con il titolo Chiara regina di borsa.
Nel 2015 quando il blog The Blonde Salad era diventato un case study del corso Luxury Marketing alla Harvard Business School avevo scritto: Si può essere bravi in Italia? Il caso Chiara Ferragni, mentre nel 2017 ero stata intervistata da Michele Boroni su Il Messaggero sul rapporto tra Chiara Ferragni e i media. Questo per dire che dico sempre le stesse cose.