Domitilla, scopri i bestseller del 2012, tu quali hai già letto?
Me lo ha appena chiesto Amazon, via newsletter che poi mi propone Peppa Pig.
il blog di Domitilla Ferrari
Domitilla, scopri i bestseller del 2012, tu quali hai già letto?
Me lo ha appena chiesto Amazon, via newsletter che poi mi propone Peppa Pig.
Non è la prima volta che salgo in cattedra. Ogni volta che mi capita di andare a raccontare le cose che so – a platee più o meno numerose – dico a Diamara che vado a fare la maestra.
Questa volta, però, vado proprio a fare la professoressa.
A febbraio inizia il Master in Comunicazione delle Scienze dell’Università di Padova. Sono una dei docenti e la cosa mi fa molto felice.
Il mio corso è Social Network e Comunicazione Digitale: la presenza sociale in Rete, la convivenza tra cose e persone.
E ecco il programma così come l’ho immaginato:
13 LUGLIO (dalle 9 alle 13)
– Twitter non è un social network e altre rivelazioni sui nuovi (?) media: cosa sono i social media? a cosa servono? chi li usa e come? quali social media usare per una campagna di comunicazione.
– I sorrisi sono gratis, ma non abusarne: principi di community e social media management.
– Le conseguenze dell’amore: usare i social media non è un lavoro da delegare a altri, una buona campagna fatta di buone relazioni porta buoni risultati; un errore nella comunicazione di un brand sui social media si propaga senza controllo; alcune case study fallimentari da cui trarre insegnamento.
ospite: Massimo Fiorio @dietnam
Conosciuto in rete come Dietnam, è stato il bassista dei Canadians (vincitori dell’Heineken Jammin’ Contest 2006 e del premio come Best New Artist 2007 assegnato da Mtv Italy), Nel 2010 ha fondato i Lava Lava Love. Massimo ha un blog da dieci anni e un account twitter da sei (con 24mila follower) ed è autore di un famoso meme, quello dei facts su Chuck Norris. Diventati libri, editi per i tipi di Tea, i facts hanno venduto più di 100mila copie e il sito Roundhouse Kicks, noto anche col nome di We Love Chuck Norris, è stato inserito dal Financial Times nella lista dei 10 siti più influenti d’Italia. Nel febbraio del 2008 ha creato il sito Barack Obama is your friend, dal quale è stato tratto il libro Barack Obama ha votato per te (Tea 2009).
14 SETTEMBRE (dalle 10 alle 13)
– Nuovi media, nuovi lavori: quali conoscenze e competenze deve avere un social media manager.
– Community building: come (e se) costruire una community online.
– Storytelling: la scrittura narrativa nell’era dei testimoni(al) e della sovrabbondanza di informazioni.
– Content curation: quando a scrivere non sei tu, ovvero il lavoro di aggregazione dei contenuti della Rete.
ospite: Umberto Lisiero @umbazar
Nato a Padova, laureato in Scienze dalla Comunicazione indirizzo Giornalismo, Master in Comunicazione e Marketing Web & Nuovi Media, è co-founder di Promodigital, società acquistata nel 2010 da Ebuzzing, gruppo francese specializzato nella diffusione di video online. Giornalista pubblicista, è incuriosito da tutto ciò che concerne dinamiche e implicazioni della comunicazione con i nuovi strumenti digitali (che, quando riesce, racconta anche attraverso il proprio blog). Nel 2009 è tra i co-autori di Buzz Marketing nei Social Media e nel 2012 è co-autore di Viral Video e autore di News(paper) Revolution, tutti testi editi da Fausto Lupetti Editore.
5 OTTOBRE (dalle 10.45 alle 13)
– Reputazione e branding online: serve ancora un biglietto da visita o è vero che ”tu sei quello che Google dice di te”? Come coltivare e migliorare la propria presenza in Rete.
– Scrivere per farsi leggere: un po’ di Seo e un po’ di regole di buon uso per creare contenuti ottimizzati… per la lettura e la condivisione.
– Ascoltare per farsi sentire: quali sono gli strumenti per monitorare le conversazioni online.
ospite: Marco Ziero @marcoziero
Laureato in Scienze Statistiche presso l’Università degli Studi di Padova nel 2005, nel 2006 inizia la sua esperienza in MOCA Interactive ricoprendo il ruolo di responsabile SEO – Search Engine Optimization – rafforzando ulteriormente le proprie competenze consulenziali e di affiancamento al cliente sui temi del Digital Marketing. A dicembre 2010 diventa socio titolare di MOCA ricoprendo le seguenti responsabilità: comunicazione del brand MOCA ed attività di ricerca e sviluppo, strategie di social media marketing e mobile marketing per i clienti, supporto come figura di web project manager su alcuni progetti ed affiancamento allo sviluppo di siti web salvaguardando usabilità ed esperienza utente.
Che ne pensate?
Come vedete inviterò a lezione, come special guest, bella gente che ne sa (più di me) e come libro di testo, ho deciso, porterò Dall’alto i problemi sembrano più piccoli – di Paolo Nespoli – perché l’ho letto e mi è piaciuto, perché spiega come ha usato lui Twitter mentre era nello spazio, perché ha trovato un modo divertente per raccontare una scienza. Cosa che vorrei spiegare ai miei studenti (che non vedo l’ora di conoscere).
Ho fatto la giornalista. Non solo in redazione (che è un lavoro facile, alla fine), ma – soprattutto – ho lavorato come freelance.
La maggior parte del mio tempo era occupato dal fare proposte che, quando venivano accettate, venivano anche stravolte. Io volevo scrivere della Luna e mi chiedevano di arrivare su Marte (l’altra metà del tempo lo passavo a cercare di star dietro ai pagamenti: chi doveva pagarmi, cosa, entro quando; il tempo rimanente lo passavo a scrivere).
Ho scritto e consegnato pezzi che poi ho riscritto altre due, tre, quattro volte.
Perché andava aggiunto qualcosa, perché il tono di voce o il linguaggio non era quello giusto per quella o quell’altra testata.
Ecco cosa vuol dire essere un giornalista freelance: scrivere per testate diverse trovando il modo di usare ogni volta il linguaggio giusto, che non è solo dare del tu o del voi, rivolgersi alla lettrice o alle lettrici, essere di servizio o di intrattenimento…
Sui blog, ovviamente, ognuno fa quel che vuole. Ci guadagna o no. Decide di darsi una linea editoriale o no. Racconta i fatti suoi o no. Scrive cose già scritte altrove o (meglio di) no.
Peccato che spesso i blogger confondano le markette con i contributi editoriali.
Sia chiaro le markette dei blogger sono i publiredazionali dei giornali. Nulla di scandaloso.
Ma, perché leggiamo un blog?
Faccio un esempio: se sei una fashion blogger e ti chiedono di parlare di una borsa troppo cheap cosa fai? Non rispondere ancora, ecco un altro dettaglio: ti offrono 200 euro per scriverne.
Accetti.
Lo so, accetti.
Io sono la tua lettrice, tu non hai scritto da nessuna parte che la marca cheap ti ha pagato:
A. penso che tu sia impazzita
B. penso ti abbiamo pagata
C. vado a leggere un altro blog (e con molte probabilità troverò altri post come il tuo in giro per la Rete, tutti finti, tutti pagati).
Forte del fatto che ci sono aziende che ti pagano per scrivere (di loro) pensi di poter scrivere di mestiere.
Ecco, non funziona esattamente così: non puoi vivere di sole markette perché un blog in cui si susseguono post promozionali non interessa a nessuno (o sì?) e le aziende che ti contattano dovrebbero chiederti i dati di traffico del tuo blog prima di offrirti qualcosa.
A questo punto pensi che se puoi scrivere per te puoi scrivere anche per altri siti e, perché no, giornali.
Benvenuta nel mio mondo, quindi.
Quanto abbiamo ipotizzato paghi un’azienda per un post su un suo prodotto? 200 euro, sì anche meno, ma a volte anche di più. Bene.
Fai bene a essere presuntuosa e pensare di poter scrivere per un giornale online. Alla fine è lo stesso, no?
Ecco, no. Non è lo stesso.
Intanto su un sito editoriale non puoi far quello che vuoi, devi rispettare il linguaggio e capire il piano editoriale.
Ce la puoi fare, però, lo so.
Adesso veniamo alle consegne: vanno rispettati i tempi, le lunghezze e le regole di base di formattazione.
Andiamo avanti.
Quanti pezzi pensi di poter consegnare a settimana?
E quanto pensi sia il giusto compenso per ognuno dei contenuti che hai scritto?
Il mercato editoriale (e non) online in questo momento paga tra i 5 e i 40 euro a pezzo. Che tu sia un giornalista o un blogger.
Pensi ancora di poter vivere scrivendo?
La foto è di fahrradfritze
Lonely Planet ha stilato una lista, anzi tre: 10 città, 10 Paesi, 10 regioni da visitare nel 2013.
Ho visto una cosa per lista, o poco più: della Turchia ho visto solo Istanbul – nel 2008 – e m’è piaciuta molto, poi a parte aver visitato Pechino – nel 2004 – e un pezzo di Israele – nel 2008 -, e, prima, l’aver vissuto in Campania a lungo, delle altre destinazioni negli elenchi a seguire mi manca un bel po’.
Provo a programmare le vacanze aggiungendo un posto per elenco. Posti facili. La mia lista nella lista.
1. San Francisco
2. Amsterdam
3. Hyderabad
4. Londonderry/Derry
5. Běijīng
6. Christchurch
7. Hobart
8. Montréal
9. Addis Ababa
10. Puerto Iguazú
Non sono mai stata ad Amsterdam, rimedio in aprile per l’apertura il 13 aprile, dopo 10 anni di restauro, del Rijksmuseum.
1. Corsica, France
2. The Negev, Israel
3. Mustang, Nepal
4. The Yukon, Canada
5. Chachapoyas & Kuelap, Peru
6. The Gulf Coast, USA
7. Carinthia, Austria
8. Palawan, the Philippines
9. Inland Sea, Japan
10. Campania, Italy
Sono andata a scuola in Campania, dalle elementari alle superiori. Vivevo a Mondragone, in provincia di Caserta. Ci torno in estate. Quasi sempre. E da lì spesso parto per andare altrove: Napoli, Sorrento, Amalfi, Capri…
Lonely Planet segnala tra le cose da vedere Pompei. Non ci sono ancora mai stata.
foto di Ho visto Nina volare
1. Sri Lanka
2. Montenegro
3. South Korea
4. Ecuador
5. Slovakia
6. Solomon Islands
7. Iceland
8. Turkey
9. Dominican Republic
10. Madagascar
Non so cosa scegliere. Se volete suggerirmi qualcosa, attenzione che i posti con i panorami da ammirare non mi piacciono.
Ci sono cose del 2012, ma anche di prima, che vorrei dimenticare, che vorrei non rivedere nel 2013.
– ATTENZIONE: sì è un post del 2013, ma continua a leggere e dimmi… non credi sia ancora attuale? –
Eccole, in ordine sparso.
1. le aziende, le associazioni e così via che su Facebook creano un profilo al posto di una pagina
2. i politici, le aziende e così via che appena arrivati su Twitter hanno già millemila follower, tutti (o quasi) disinteressati, come noi
3. millemila tag sulle foto di Instagram
4. i post sponsorizzati male e volentieri
5. i blogger che dicono di farlo per professione, ma che poi – non essendo un lavoro (e non cercandolo) – si lamentano di non guadagnare abbastanza
6. quelli che cancellano i commenti
7. quelli che fanno RT solo ai complimenti
8. quelli che dicono virale (altro…)