* TROVA LE DIFFERENZE :.

Questo è il vecchio logo di Prénatal, da un po’ di tempo è cambiato. Le aziende lo fanno.

A me questo logo non dispiaceva, me lo ricordo bene: era sulla lista nascita, sulla mia tessera punti, sulle buste delle cose che ho comprato quando aspettavo Diamara.

Oggi ho rivisto questo logo. No, quelli di Prénatal non sono tornati indietro, non hanno cambiato idea… ma ci dev’essere un art director da qualche parte contento della sua idea originale. O dite che sa di aver copiato?

Ovviamente, anche Bene Comune l’avevamo sentita già.

* IL MIO LAVORO NEL 2012 ::

Manca poco a Natale, è evidente. A dettare i tempi sono le vetrine delle profumerie. È già tutto pronto e io, come ogni anno, faccio il riassunto dell’anno che sta finendo.

A gennaio i miei biglietti da visita con una job title ormai passata di moda, compiono due anni.

Ho ancora la stessa job title, ma come si chiama il lavoro che faccio adesso?

Quando lavoravo in Rai pensavo che avrei fatto, un giorno, la corrispondente di guerra, poi ho conosciuto Giovanna Botteri e ho cambiato idea.
Ho lavorato in radio e per Radio 101, quand’ancora non era R101, coprivo gli esteri.
Ho fatto l’esame da giornalista occupandomi di cronaca per Il Giorno.
E poi ho deciso di provare a fare un altro mestiere. In Mondadori ho fatto la community manager, prima, la social media strategist poi. Ma ora che mi son divertita abbastanza e ho completato il giro, torno a fare un po’ più il mio lavoro.

Sto seguendo un progetto in cui c’è un po’ tutto quello che so fare: c’è un piano editoriale, c’è l’interazione con i social media, ci sono le continue (digital) pr… che tanto l’Internet – sempre più spesso – lo facciamo noi che usiamo Internet.

Poi tra un po’ magari vi dico pure com’è che si chiama il lavoro che faccio che ancora non lo so.

Nel frattempo continuo a parlare di cose che so qua e là.

E mi diverto, sì.

Questa foto l’ha scattata Milo Sciaky, ne approfitto per vantarmi di conoscere un fotografo pubblicato dal Time.

 

* LA MIA ROUTINE ::

Sveglia alle 7.00, mi lavo, mi vesto, mi trucco…

Colazione alle 8.00, con la tavola apparecchiata per tutta la famiglia.

Pronti a uscire alle 9.00 (anche se sarebbe meglio organizzarsi per uscire prima), poi tram, asilo, treno, lavoro…

La mia routine è questa, e la vostra?
Non sarà molto diversa, immagino.
Chi si alza prima, chi dopo, chi torna a casa prima, chi dopo…

La routine è rassicurante, per tutti.

Ecco perché è sulla nostra abitudinarietà che fa riflettere la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Come forse sapete, se mi leggete in giro, l’UNCHR è l’ente a cui ho deciso di devolvere la mia raccolta fondi, per questo vi invito a partecipare alla campagna Routine is fantastic: fino al 30 novembre la campagna può essere sostenuta donando un sms al 45506 e per fare un po’ di buzz all’iniziativa basta usare l’hashtag #routineisfantastic su Twitter e Instagram, raccontando le proprie azioni quotidiane: la colazione, il lavoro, il pranzo, la cena, la doccia prima di andare a dormire…

Pensare alle cose brutte non piace a nessuno, ma immaginate cosa sarebbe la vostra vita se ognuna di queste abitudini diventasse una lotta, un diritto da conquistare.

Per i rifugiati è così.
Fuori dalla loro casa, fuori dalla  loro terra la vita sicuramente non è abitudinaria.

E adesso, fuori i vostri bellissimi smartphone e… mandate un sms!

 

* CIAO FOODBLOGGER ::

Cose che so perché so osservare: i foodblogger si sono trasformati in foodie (che non scrivono ricette), lo racconto sul Corriere della Sera.
corriere della sera

* CENERENTOLA ANORESSICA ::

L’ha disegnata Donatella Versace, per Harrods.
Eccola.
Era necessario renderla così magra?

Cinderella, di Versacereduced

Altri stilisti hanno reinterpretato i personaggi delle fiabe Disney, Elie Saab, Escada, Jenny Packham, Marchesa, Missoni, Oscar De La Renta, Ralph&Russo, Roberto Cavalli, Valentino, ma solo Cenerentola m’ha fatto così impressione.

Poi è pure a fin di bene (i bozzetti si sono trasformati in abiti che – dopo aver vissuto nelle vetrine di Natale di Harrods – saranno messi all’asta per raccogliere fondi per il Great Ormond Street Hospital Children’s Charity).

 

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