Sono d’accordo, il telefono sulla mia scrivania è pieno di polvere e squilla forse due volte in un mese. Chi deve parlare con me, in qualsiasi momento mi cerca altrove.
Il telefono da scrivania è in cima alla lista delle tecnologie la cui sopravvivenza sarà messa a dura prova nel corso del 2012, secondo uno studio di Pixmania Pro (che a me quando i prodotti e i produttori s’inventano studi di settore o simili per far parlare di sé piace sempre tanto).
Dopo il telefono (ma direi che anche la scrivania, visti i tempi potrebbe essere a grosso rischio estinzione), nella lista delle cose che vedremo sparire nel 2012 ci sono:
chiavette USB
scanner
calcolatrici
schedari
bacheche e post-it.
E io che da inizio anno ho scoperto un nuovo modo di lavorare: stampare tutto. Capo che hai, metodo che devi adottare.
Non sono sola: la stampante non morirà mai (di sicuro non nel 2012, neppure nello studio di cui sopra è stata messa al bando).
Anni fa, nelle tante, tantissime cose che mi è capitato di fare, ho seguito un programma radio, un programma che esiste ancora, condotto ancora dai suoi ideatori: Michel Pergolani e Renato Marengo.
Io ero nella redazione, ero l’ultima ruota del carro, mi divertivo un sacco.
Arrivavano tantissimi demo, molti demo non erano, erano cd bellissimi, sconosciuti.
Ho conosciuto un sacco di gruppi, di alcuni di loro sono diventata amica. Per un anno, nel 2002, ho scritto i contenuti per il sito di Demo, sono stata in redazione ad ascoltare musica e durante il programma a compilare i moduli della Siae.
Ve l’ho detto che ero l’ultima ruota del carro.
Era divertente, ho scoperto i Moranera e gli Acustimantico. Per citarvene due che mi piacciono e che ascolto ancora volentieri.
Anni dopo sono stata, con il Telethon, a Catania, a Rimini, a Bologna e in altre città. Ero una dei producer delle dirette. Un bel modo per dire che dovevo risolvere tutti i problemi – e sono tanti – che ci sono prima, durante e spesso anche dopo i collegamenti in diretta.
Uno dei problemi del prima della diretta è che nella piazza in cui tra mezz’ora il regista deciderò di fare una panoramica dall’alto non c’è nessuno.
Come obbligare la gente a fermarsi a far nulla in una piazza vuota e fredda a metà dicembre?
Con la musica.
Ma non con la musica diffusa dalle casse, magari collegate a una stazione radio locale, no. Con concerti di band locali (e non) che si davano il cambio sul palco pronte a togliersi di mezzo alla velocità della luce appena pronto il collegamento in diretta durante il quale su quel palco doveva succedere tutt’altro.
Ecco, questa cosa l’abbiamo fatta ed è venuta benissimo. Le band le cercavo io. Io che chiedevo in Rete ai gruppi di candidarsi e di dirmi che musica facevano e di mandarmi un brano. Uno solo che i gruppi erano tanti.
Poi in radio ci sono tornata a far la giornalista, non di musica, ma ve lo racconto poi.
E ci torno oggi – a parlare di personal branding – dalle 14 alle 15 ospite di Gabriele Balducci a Punto Radio, una radio storica di Bologna (anche in streaming se proprio ci tenete e vi interessa l’argomento).
Gabriele mi ha chiesto se volevo suggerire dei brani per la scaletta del programma. Ecco, inizia con le domande a cui non so cosa rispondere.
Quello che so di musica è che mi piace (quasi tutta).
C’è questo libro che elenca le 25 donne più potenti al mondo.
Ci sono Madonna, Shakira, Angelina Jolie, Beyoncé, Lady Gaga, Oprah Winfrey e a occhio mi pare che il potere sia una questione di soldi.
Ci sono anche Carla Bruni, Hillary Clinton, Melinda Gates, Michelle Obama. Che il potere di una donna sia proporzionale a quello dell’uomo che ha sposato? O delle copie vendute dai libri che hanno scritto, come per Stephenie Meyer e J.K. Rowling.
Ma poi ci sono anche Angela Merkel, Sarah Palin, Dilma Rousseff, Indra Nooyi, fino a Emma Marcegaglia. E poi ci sono le donne (e mamme) di successo: Nancy Pelosi ha cinque figli, Heidi Klum ne ha quattro.
Ah, sì, c’è anche Marina Berlusconi. E vorrei ben vedere.
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