* CHI FA IL MIO LAVORO? ::

Oggi sono stata alla Settimana della Comunicazione, in una bella tavola rotonda dal titolo The Tweet is the Message, dove ho argomentato la tesi che scrivere (e condividere) contenuti sia ancora un lavoro per gente di lettere (e parole) non solo di marketing, ma di comunicazione.

Sarà vero?
Domani la stessa domanda me le faccio al Knowcamp.

 

* CONSIGLI PER GIOVANI AMANTI ::

Interno giorno, Firenze, NH Anglo American.

Salve signor Pesce, bentornato!

Come bentornato? Ok, mio marito viaggia spesso per lavoro, io ho una memoria pessima e confondo date, città. Mi fido che ci sia stato per lavoro. Lui neppure se ne ricordava, per lui un albergo vale l’altro.
Ma il concierge secondo me l’ha fatta grossa.

Va bene anche che l’hotel ha una carta fidelity, va bene che ha un archivio, ma… se Maurizio ci fosse andato con l’amante?

Questa è una delle tante cose che mi fanno pensare che quelli/e che hanno l’amante devono essere dotati di capacità organizzative che io probabilmente non ho.

Anni fa, era il 2005, scrivevo su GQ, e sempre perché facevo cose divertenti… sono stata in un motel.

Motel Charlie

GQ n.75, dicembre 2005

Archiviate pure in: consigli (non richiesti, né esaustivi) a giovani amanti. E, se volete saperla tutta: nei dintorni della sede dell’azienda in cui lavoro di motel ce n’è un sacco. Magari l’informazione vi torna utile.

 

* QUELLO CHE SO DI MILANO ::

Vivo a Milano da 7 anni.
Mi sono trasferita, da Roma, nel 2004. Per amore. Per la città mi piaceva di più Roma.

Quello che so di Milano l’ho imparato in 4 anni di cronaca a Il Giorno.

piazza Duomo, Milano

Seguivo la cronaca locale. Quarto Oggiaro, la Comasina, via Rubattino li associo al parco davanti alle case popolari, ai tetti in amianto, ai problemi mai risolti dell’arredamento urbano di alcuni parchi dove i bambini non vanno a giocare.
Per Il Giorno non andavo solo in giro: conoscevo gente. Parlavo con le associazioni dei commercianti, con i residenti (pochi) di piazza del Duomo e quelli (tanti) della periferia.

Quello che so di Milano è che è un posto triste dove la gente si sente sola.
L’ho imparato sentendomi sola. Io in una città in cui non conoscevo nessuno. E a volte ho paura a Milano. Mi è successo una sera scendendo a Maciachini alle 10, in inverno, quando è già buio da un po’ e pochi giorni fa sulla 92, che è comoda ché passa davanti casa.

A Roma, ma anche a Napoli, non ho mai avuto paura. La gente lì sta fuori casa più a lungo, più volentieri, ma io la capisco la gente di Milano: ti svegli, corri al lavoro, corri a casa, passi le ore sui mezzi pubblici per attraversare la città che in bicicletta ci mettevi meno.

Poi c’è la gente protesta per i tavolini dei bar all’aperto e a me manca piazza Campo de’ Fiori. E mi manca anche fare la cronaca locale, perché il cambiamento adesso che non lo devo raccontare io, lo leggo meno e magari mi sfugge un po’.

Quindi, ditemi: sta cambiando Milano?

* NUDA, DIETRO UN DEVICE QUALUNQUE ::

«La Timeline è la tua vita», ha detto Zuckerberg alla F8 Developers Conference 2011 presentando il nuovo aspetto dei profili di Facebook.

Non siete d’accordo? Io sì perché sono più simpatica online e più noiosa di persona, ma sono così come mi leggete, anche se la tecnologia e la Rete – come i matrimoni calabresi, cit. – mi rendono più espansiva e… meno nuda, così come racconta Roberto Grassilli nel ritratto che mi ha fatto alla BlogFest.

Domitilla disegnata da Grassilli

I device ci proteggono in qualche modo dallo svelarci totalmente, ma non facciamo, forse,  lo stesso presentandoci ogni volta in modo diverso in base agli ambienti che frequentiamo?

Secondo me, noi siamo quello che scriviamo sui socialnetwork e una volta che lo hai scritto diventa vero, per questo, la vera storia che ha ispirato il disegno ve la racconto un’altra volta.

* MOTOGP: DIARIO DI UNA CHE NON NE SAPEVA NULLA ::

Ho appena cercato Motegi su Google Maps: per seguire il Gran Premio del Giappone.
Parto da qui.

Due settimane fa sono stata ospite di Tim, sponsor del Team Ducati, nel paddock del Gran Premio de Aragón della MotoGP, ed è così che ho scoperto che le cose da non fare non sono tante per chi, come me, di moto capisce poco, di gare meno, ma che saperle è meglio.

Mi ci sono sono voluti 3 giorni perché mi passasse il male alle orecchie. E sì che al media center c’era il distributore automatico di tappi di gomma.
Perché non li hai presi, vi chiederete? Io li ho presi, li ho messi, non li ho messi bene, probabilmente, allora li ho tolti. E mentre ero lì, attaccata alla pista mi chiedevo: a cosa servono i tappi, perché li mettono tutti?

Ecco perché. Perché lì per lì non te ne accorgi e il rumore dei motori è emozionante.

Ho iniziato male, in effetti, appena arrivata alle prove mi sono resa conto che mi mancavano le basi: non ero in grado di distinguere Rossi da Hayden e no, non ditemi della nota di colore giallo che avrei dovuto notare a 200 e passa chilometri orari, sì, adesso lo so.

Per fortuna esiste una cosa chiamata fan club. I fan mi salvano spesso, quelli degli altri, dico, non i miei.

Era il 2007 e c’era il concerto di Robbie Williams a San Siro. Di canzoni non ne sapevo una, chi fosse la sua spalla sul palco non ne avevo idea. Dovevo scrivere un articolo per un noto quotidiano milanese, ma lo avrei dovuto dettare al telefono prima della fine, per la seconda edizione.

Per fortuna c’erano le sue fan, quelle che riescono a infilarsi ovunque, in tribuna stampa per esempio.

Al MotoGp è andata così: i colori delle moto, i numeri, i tempi, le scuderie, i piloti e le loro fidanzate. Non so da dove cominciare. Diciamo che non ne so nulla, ma è così che si fa, no? Tutti parliamo di cose che non sappiamo. Ahimè sempre troppo spesso.

Lì, ad Aragón ho incontrato Camilla Fratesi del Fan Club di Valentino. Camilla conosce tutti anzi, tutti conoscono lei.

Camilla Fratesi Fan Club Valentino

Ecco, grazie Camilla per avermi detto che per ogni colore ci sono due piloti, ma che quello arancione che ho visto sfrecciare era  Casey Stoner e quello in blu Jorge Lorenzo, che però – peccato – quando mi è passato davanti dopo le prove non ho riconosciuto, ma in moto sì, sono persino riuscita a fotografarlo, appollaiata a bordo pista come uno di quelli che ne sanno a pacchi, uno come Milagro che – per chi non lo sapesse – nel paddock è una celebrità e i piloti davanti al suo obiettivo non si tirano mai indietro.

Ho incontrato, fan, ombrelline, gente di ogni team, meccanici, cuochi, fidanzate. La più celebre? Lauren Vickers, compagna di Randy de Puniet del Team Pramac (che per me è stato per tutto il tempo quello che corre vestito di verde).

Ah, e se i piloti cambiano colore? È come quando una squadra di calcio usa la seconda maglia: mi arrendo!

 

L’articolo su è stato pubblicato il 30 settembre 2011 su Panorama 

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