* NON POSSIAMO ASPETTARE IL TELETRASPORTO ::

Abbiamo passato una bella giornata al parco, domenica.
Ci potrei lavorare al parco, io.
Anni fa preparai un esame da 28 in spiaggia in primavera.

Where in the world is my team?

A Londra, durante il Social Media World Forum, ho conosciuto due globetrotter: un location independent, e una global nomad.

Lavorare in giro per il mondo li rende più creativi. Il lavoro che fanno permette loro, non di viaggiare per lavoro, ma lavorare viaggiando.

Io, lavoro troppo. Lavoro quanto si lavora in ufficio, lavoro per la maggior parte del mio tempo seduta a una scrivania.

Un anno fa a New York un amico mi ha portata a visitare il suo posto di lavoro, gli uffici di Bloomberg.

Ho un’idea: fare la turista in giro per uffici, factory, aziende e agenzie digitali alla ricerca di buone idee. Mi ospitate?

Un altro mondo è possibile, non perdiamo tempo: Sara Rosso, ha presentato l’azienda per cui lavora durante la sua ignite per il Forum della Comunicazione Digitale, definendola distribuita. E il posto in cui lavorate voi, com’è?

Note: Automattic, assume.

 

 

 

* RIASSUNTO DAL SOCIAL MEDIA WORLD FORUM ::

Nulla di nuovo a Londra.
Durante il Social Media World Forum di due anni fa ho preso appunti (e spunti) utili al lavoro che faccio ora.
Quest’anno solo grandi conferme, il che non è una cosa negativa, anzi. E poi, tanto social networking.

Ecco un riassunto – in ordine sparso – di cose che sapete già o che avete potuto leggere su Twitter seguendo l’hashtag #SMWF:

  • solo il 5% dei giocatori online è disposto a comprare beni spendendo soldi veri
  • nel gaming online è possibile mettere un sacco di adv e mediamente – anche se invadente – la gente lo sopporta
  • la gente non fa più zapping: durante la pubblicità (ma non solo) twitta
  • più del 50% di chi guarda la tv contemporaneamente fa qualcos’altro… online
  • la gente, anche a casa, legge online dallo smartphone: è urgente per chi crea contenuti una strategia mobile
  • di contro, 1.3milioni di utenti senza smartphone creano 1.3miliardi di update su Facebook (la gente perde un sacco di tempo in ufficio)
  • le donne meno degli uomini credono a quello che leggono sui giornali
  • però il 70% si fida delle raccomandazioni di sconosciuti lette online
  • il 54% di chi compra online non lo fa perché è pratico/veloce, lo fa perché risparmia
  • il  46% di chi compra online cerca informazioni e assistenza
  • dai siti dei brand le persone si aspettano informazioni ufficiali, dagli amici intrattenimento
  • la strategia dei brand online deve essere creare relazioni e interesse, non vendere qualcosa
  • prima di pensare a socializzare bisogna crearsi un’identità: il contenuto viene prima della condivisione
  • tutti su Facebook? 5 anni fa eravamo convinti che MySpace stesse cambiando il mondo (di comunicare)
  • oggi, però, Facebook è il principale traino di traffico dai social ai siti, solo il 30% delle aziende sfrutta LinkedIn
  • investire nella formazione è importante: Dell ha messo su una social university per i dipendenti [archivia in: aziende al passo coi tempi]

Nulla di nuovo?

* SAPER MENTIRE, LEZIONE 1 ::

Mio fratello sa tante cose. Tante cose che io non so. Mio fratello ha interessi diversi dai miei. Sa tante cose, ma non sa tutto.

Una volta passando, in macchina, in una piazza di Bologna mi ha chiesto: «Vuoi sapere la storia di questa statua?» e ha iniziato a raccontarmi una storia bellissima. Una storia bellissima, raccontata bene. Una storia falsa.

Io non lo avrei mai capito. Me lo ha detto lui che quello che mi aveva raccontato non era vero.

È diventato bravo a raccontare storie per far felice sua moglie che una volta, proprio in quella piazza, gli aveva chiesto cosa fosse quella statua.
«Non lo so»
«Mio padre sapeva sempre tutto».
E così anche lui ha deciso di sapere sempre tutto.

pinocchio cc Michiel Jelijs

Ottimo metodo.
Io preferisco dire sempre la verità. O pezzi di. Le bugie non le ricordo, ma le riconosco benissimo (le storie inventate che mi racconta mio fratello rientrano in un’altra categoria).

Mi capita spesso di riconoscere una bugia, spessissimo, anche quando proprio non vorrei che mi mentissero o quando proprio non ne capisco il motivo.

Ma se non siete come me, ecco una lista di indizi utili a scoprire se vi stanno mentendo (male) e la risposta giusta da dare per farli smettere:

  • mi avevi appena detto il contrario
  • stai facendo troppe pause: le storie vere si raccontano in fretta, inventare porta via tempo
  • mi devi dire qualcosa? non rimandare

E se, invece, siete voi dei pessimi bugiardi?
Se ci tenete proprio a mentire:

  • preparatevi ad avere la risposta pronta
  • imparate a sostenere il dibattito
  • non guardate intorno in cerca di idee
  • fate in modo che quando mentite non ci sia qualcuno accanto a voi che ne sa più
  • cogliete i segnali: se vi hanno scoperto smettetela, ne va della vostra reputazione.

* CONOSCENZA E STORYTELLING ::

Venerdì, a Firenze, sono stata a teatro. Il protagonista, Ippolito Chiarello, a fine spettacolo, ha parlato del suo progetto di diffusione della cultura al teatro: fa barbonaggio teatrale in giro per le piazze d’Italia.

Porta pezzi di spettacolo, se li fa pagare un tot in base all’impegno: 3 euro un monologo leggero, 10 uno più lungo. La somma dei pezzetti fa 65 euro, la paga giornaliera di un attore.
Ha anche un sito, ma chi lo troverebbe? Anzi, chi lo cercherebbe?
Ha deciso che andar per piazze è un modo per sollevare il problema: far conoscere il teatro e innescare un bisogno.
Crea un’offerta, certo che seguirà una domanda.

knowcamp 2011

Non è lo stesso per il bisogno di Internet?
Se vivi in un paese senza la fibra, se avere una buona connessione non è per te un bisogno perché dovrei preoccuparmene io che vivo a Milano e che vivo in Rete?

Perché portare non solo la Rete, ma la conoscenza di Internet a tutti migliora anche la mia vita.

Volenti o nolenti in Rete ci siamo tutti.
Nell’era dell’economia dell’informazione non scappa nessuno: il calzolaio del paese è su Internet. Ce lo ha messo uno che passava di là aggiungendo una venue su Foursquare, ma bastano anche le pagine gialle.

Senza che lui abbia fatto uno sforzo Internet gli ha già portato dei vantaggi: io sono riuscita a trovarlo.

E se il figlio del calzolaio andasse a studiare all’estero?
Il suo bisogno di Internet crescerebbe: Skype sarebbe una soluzione.

Cosa gli serve (investimento economico per pc e abbonamento a parte)?
Che qualcuno gli spieghi come si fa. Perché la rete (dei rapporti personali) la devi (ri)costruire in Rete.

Come si fa?
Come faccio io al lavoro?

In un’azienda che ha oltre 1000 dipendenti e che ha deciso di essere (attivamente) presente in Rete si può prescindere dal mostrare a tutti i dipendenti la Rete?

Un’azienda così grande sarà fatta da gente di tutti i tipi, età, competenze.

Ci sarà chi protesta e chi resiste.

Incredibile?

No, ai tempi dell’introduzione dei computer nelle redazioni i giornalisti insorsero.
Un collega de Il Giorno, dove ho lavorato per anni, mi raccontava delle lotte sindacali della metà degli anni 80 per protestare contro quest’innovazione che a loro avviso avrebbe fatto perdere più tempo.

Il tempo… della formazione.

Negli stessi anni, nel 1988 un tecnico della Xerox teorizzò l’ubiquitous computing: device e sistemi così diffusi da passare inosservati.
Oggi è già così?
Non ovunque. Succederà però presto.

Nessuno quando vado in riunione e prendo appunti direttamente sul BlackBerry si chiede se io stia mandando sms.
Come non pensano che il collega con l’iPad stia giocando.

La maggior parte dei colleghi prende appunti carta e penna e non è un male.
Ma io gli appunti scritti a penna non li rileggevo mai.

Racconto anche questo al lavoro. Che la tecnologia e Internet mi fanno risparmiare (non perdere) tempo.

Sul lavoro faccio così, racconto di fare (e lo penso) un lavoro bellissimo, un lavoro che farei anche gratis.
E racconto loro la mia vita online, la rete di amici che ho creato (o che mi si è creata) intorno.

Sono dell’idea che è questo lo sforzo che dovremmo fare: raccontare i vantaggi della Rete non dall’alto verso il basso (le aziende), né dal basso (i blogger) verso l’alto, ma da fianco a fianco (tutti e tutti insieme).

 

Questi sono i miei appunti per l’intervento (e più o meno quello che ho detto) alla tavola rotonda Prospettive Digitali, ospitata dal Knowcamp.
Mi piace pensare che un’idea si possa trasformare in una storia e che le storie aiutino a capire più di mille manifesti.

Per saperne di più:

* LA RETE SIAMO NOI? ::

Domenica sono a Modena. Ospite del Knowcamp, commensale di una tavola rotonda dal titolo impegnativo: Prospettive digitali per l’Italia.
Sarò in buona compagnia, ci saranno Marco ZamperiniStefano EpifaniEnrico PagliariniGianluca DiegoliAlessandra Farabegoli, moderati da Alessio Jacona.
net_4 cc Sara LandoMentre i guru parleranno di argomenti seri e complicati a me vengono in mente un po’ di quelle cose senza le quali non si va da nessuna parte: va bene i cavi, va  bene sensibilizzare amministrazioni e Governo, ma alla fine la Rete la costruiamo noi. Ho un’idea sulla cultura digitale, è un’idea romantica, ma il digital divide si combatte con piccoli gesti, aiutando a capire perché Internet è utile (noi lo diamo per scontato), facendo nascere il desiderio, generando il bisogno di essere in Rete.

 

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