* L’ITALIA VISTA DALL’ESTERO ::

Per un attimo ho pensato di aver dimenticato il mio anniversario. E invece, no. Parlano dell’Italia.

Ho pensato per un attimo che per loro sia più importante che per noi.

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* L’EMERGENZA… DELLE PAGE VIEWS ::

Davvero non c’è un modo per decidere dove è il caso e dove non lo è?

Davvero non c’è nessuno che guardando le foto di questi maschioni sudati non ha pensato a un accostamento di cattivo gusto con la frase:

I lavoratori che non tornano mai a casa. Quelli che rischiano la vita.

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Emergenza Giappone, su GQ

[Grazie a Stefigno per la segnalazione]

* IL TRAPEZIO ::

Sta arrivando l’estate, sì lo so che fuori piove, ma ho deciso di togliere le calze, ho deciso che è iniziata la primavera.

Ogni anno in occasioni – poco romantiche – come questa ripenso all’estetista da cui andavo in centro 5 o 6 anni fa e dalla quale non voglio tornare per non farmi rovinare la fine della storia.

Avete presente quando un film finisce lasciandoci col dubbio? Preferisco quel finale alla delusione certa.

Vi racconto la storia di Rosa, usando un nome di fantasia, che già i fatti non lo sono e non vorrei che amici e parenti suoi fossero tra noi.

the love knot cc rajputro

Rosa era una donna rotonda, sempre sorridente.
Non ci vedevamo da un po’, quando la rincontrai era diversa, più bella, magra. Dimagrita di tanti chili, ma in forma.

«Come hai fatto?», chiesi tanto curiosa.

«Mangio meno, molto meno. Non mi sono messa a dieta, però ho iniziato ad andare in palestra, sai… per occupare il tempo».

Non conoscevo molto della sua vita, sapevo che era sposata e poco di più. Ma sono curiosa e spesso invadente.

«Stai bene? Distrarti da cosa?»

Bastò darle il la. Non penso di essere stata così tanto in confidenza con lei da farmi raccontare in esclusiva la storia, penso che avesse voglia di raccontarla a qualcuno. Penso che una storia così non la racconti a un’amica.

una serie di fatti inverosimili che, se anche raccontati nei particolari, avrebbero avuto l’aria di un romanzo mal imbastito – Les liaisons dangereuses, Pierre Choderlos de Laclos lettera LXXXI

Era novembre e a Milano c’era il circo. Il domatore doveva ferrare i cavalli e così era arrivato al paese dove Rosa e suo marito vivevano. Il marito di Rosa fa il maniscalco.
Già qui a me sembrava mi stesse parlando di un mondo in cui il tempo si è fermato, eppure il paese in cui forse vivono ancora Rosa e suo marito è poco distante da quello in cui vivo io. Poi c’è il circo.

Il domatore di cavalli raccontò al maniscalco che sua moglie, una tedesca che faceva la trapezista, aveva un po’ di mal di schiena. Il maniscalco disse al domatore di cavalli di andare da Rosa.

Così il domatore di cavalli accompagnò sua moglie da Rosa. E poi non ricordo come lui e Rosa divennero amici. Iniziarono a scambiarsi sms. Uno dietro l’altro.

Non era successo nulla tra loro. Si erano scritti tante volte, tante cose.
La tappa successiva del circo, dopo Milano era Roma. Per il capodanno il domatore di cavalli e sua moglie invitarono Rosa e il marito allo spettacolo.
Rosa era emozionata, avrebbe rivisto il domatore. Anche se in compagnia.

 

Alla fine penso che se aprissi un blog erotico potrei vincere i Blog Award.

 

* DI MODA NON NE HO ANCORA ABBASTANZA ANZI, VE NE PARLO ::

È in corso – allo IED – il Digital Experience Festival, un calendario fitto di appuntamenti dal 7 all’11 marzo.

Se non avete di meglio da fare, se vi va di fare 4 chiacchiere, se vi va di sentir parlare di moda, reputazione (e immagine) online, io sono lì giovedì 10, dalle 10.30 alle 12.30, in (buona) compagnia di Gino Tocchetti, Mariela De Marchi Moyano, Sara Maternini. Ci trovate nella Sala B3, in via Bezzecca 5, a conversare di Riti sociali italiani 2.0: moda, cucina e apprendimento ludico.

fashion stories

Se siete tra i miei contatti di Facebook rispondete all’invito all’evento che vi ho mandato, oppure confermate la vostra presenza su Smappo.

Per saperne di più:
lo streaming del Digital Experience Festival


[la foto è mia, l’ho scattata in via della Spiga durante la Milano Fashion Week di febbraio 2011]

* NON ACCALCATEVI, LA MODA È PASSATA ::

Durante la settimana della moda ho schivato un’intervista per Rai Due. Perché volevano intervistare proprio me? Credo solo per il colore delle mie calze. Un acceso verde Gallo. Un bel servizio di costume su quanto gira intorno alla Milano Fashion Week: gente impazzita, look stravaganti, vip e presunti tali. Chi c’è c’è.

backstage sfilata

Per descrivere il mio distacco da certe cose ho la storia giusta.
A 20 anni anni facevo la figurante in Rai: avete presente le belle statuine nei programmi tv? Il compenso non era male: 50mila lire a sera, 15omila per i figuranti speciali, ovvero parlanti. Io non ero parlante.

Un modo come un altro per mantenermi… come fare la barista, la ragazza tequila, la hostess alle fiere e così via. Meno faticoso, però. Salvo che il tuo scopo non fosse lavorare per davvero nel mondo dello spettacolo. Ecco: non era il mio caso. Per me era meno faticoso del lavoro da barista che, l’anno prima, avevo fatto durante l’ultima settimana di soggiorno a Londra.

Ma non per tutte era una cosa come un’altra. Per alcune si trattava di un modo per iniziare. Non capivo bene a fare che.
Io mi presentavo di corsa, struccata o quasi, con la faccia gelata dopo il viaggio in motorino che da San Lorenzo mi portava a via Teulada e incontravo gente che arrivava con i bigodini sotto al foulard, con tacchi e trucchi appariscenti.

Nulla di male, ma perché tanta fatica?

Per farsi notare dal cameraman. Come, non dal regista? Il regista veniva poi. Il regista non è in studio. Non scende quasi mai. Vede tutto staccando le camere: la 1, la 2 la 3… Se la 2 ti inquadra spesso e volentieri per fare le coperture è fatta.
Il regista ti ha vista.

Come diventare il soggetto prediletto del cameraman di turno? Non era il mio lavoro. Io arrivavo in studio giusto in tempo per l’inizio della trasmissione: «Uh, peccato, non c’è più posto. Ok, mi metto qui in fondo».

Più o meno così ogni sera. Ma non ero la sola. Ci nascondevamo in fondo, ci portavamo da leggere.

Davanti all’ingresso della sfilata di Emporio Armani (ma è così sempre) ho visto lo stesso mondo diviso in due. Chi vuole apparire, chi sa che sarà fotografato, intervistato, invitato solo se si butterà in pasto alle macchine fotografiche facendo esplodere frizzi e lazzi.

Entrare alle sfilate per qualcuno è lo scopo della vita. Non importa se per entrare deve mentire o sgomitare.

Tra loro un po’ di fashion blogger, fashion blogger super star e blogger tuttofare.

Chi sgomita di più? Non lo direste mai, ma sono le blogger super star a buttarsi più a pesce, per loro ne va della reputazione (acquisita o supposta): devono dimostrare di essere star entrando alle sfilate, infilandosi nei backstage, perché se non ti hanno invitata non sei una star. E ammetterlo è dura.

Ma tornando alla mia storia. volete sapere quante delle aspiranti starlette sgomitanti che ho incontrato hanno fatto carriera?
Nessuna. Anzi, no, una. Ma è sparita prestissimo.

[la foto è mia, l’ho scattata nel backstage di una sfilata durante la settimana della moda e del design]

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