Durante la settimana della moda ho schivato un’intervista per Rai Due. Perché volevano intervistare proprio me? Credo solo per il colore delle mie calze. Un acceso verde Gallo. Un bel servizio di costume su quanto gira intorno alla Milano Fashion Week: gente impazzita, look stravaganti, vip e presunti tali. Chi c’è c’è.
Per descrivere il mio distacco da certe cose ho la storia giusta.
A 20 anni anni facevo la figurante in Rai: avete presente le belle statuine nei programmi tv? Il compenso non era male: 50mila lire a sera, 15omila per i figuranti speciali, ovvero parlanti. Io non ero parlante.
Un modo come un altro per mantenermi… come fare la barista, la ragazza tequila, la hostess alle fiere e così via. Meno faticoso, però. Salvo che il tuo scopo non fosse lavorare per davvero nel mondo dello spettacolo. Ecco: non era il mio caso. Per me era meno faticoso del lavoro da barista che, l’anno prima, avevo fatto durante l’ultima settimana di soggiorno a Londra.
Ma non per tutte era una cosa come un’altra. Per alcune si trattava di un modo per iniziare. Non capivo bene a fare che.
Io mi presentavo di corsa, struccata o quasi, con la faccia gelata dopo il viaggio in motorino che da San Lorenzo mi portava a via Teulada e incontravo gente che arrivava con i bigodini sotto al foulard, con tacchi e trucchi appariscenti.
Nulla di male, ma perché tanta fatica?
Per farsi notare dal cameraman. Come, non dal regista? Il regista veniva poi. Il regista non è in studio. Non scende quasi mai. Vede tutto staccando le camere: la 1, la 2 la 3… Se la 2 ti inquadra spesso e volentieri per fare le coperture è fatta.
Il regista ti ha vista.
Come diventare il soggetto prediletto del cameraman di turno? Non era il mio lavoro. Io arrivavo in studio giusto in tempo per l’inizio della trasmissione: «Uh, peccato, non c’è più posto. Ok, mi metto qui in fondo».
Più o meno così ogni sera. Ma non ero la sola. Ci nascondevamo in fondo, ci portavamo da leggere.
Davanti all’ingresso della sfilata di Emporio Armani (ma è così sempre) ho visto lo stesso mondo diviso in due. Chi vuole apparire, chi sa che sarà fotografato, intervistato, invitato solo se si butterà in pasto alle macchine fotografiche facendo esplodere frizzi e lazzi.
Entrare alle sfilate per qualcuno è lo scopo della vita. Non importa se per entrare deve mentire o sgomitare.
Tra loro un po’ di fashion blogger, fashion blogger super star e blogger tuttofare.
Chi sgomita di più? Non lo direste mai, ma sono le blogger super star a buttarsi più a pesce, per loro ne va della reputazione (acquisita o supposta): devono dimostrare di essere star entrando alle sfilate, infilandosi nei backstage, perché se non ti hanno invitata non sei una star. E ammetterlo è dura.
Ma tornando alla mia storia. volete sapere quante delle aspiranti starlette sgomitanti che ho incontrato hanno fatto carriera?
Nessuna. Anzi, no, una. Ma è sparita prestissimo.
[la foto è mia, l’ho scattata nel backstage di una sfilata durante la settimana della moda e del design]