Entro nella sede dell’azienda dove lavoro intorno alle 9.30, presto rispetto a un tempo quando arrivavo anche un’ora dopo. Prestissimo in confronto agli orari di quando lavoravo come cronista: i giornali chiudono alle 22 o poco dopo. Una volta alla settimana facevo il turno fino all’1 per la seconda ribattuta, di solito si aggiungevano solo brevi di cronaca nera. In redazione entravo, di conseguenza, anche dopo le 15.
* CONSIGLI PER GIOVANI (FASHION)BLOGGER ::
Per la quarta stagione, il sito di Donna Moderna ha aperto le porte della redazione trasferendosi in centro e – tra le altre iniziative – ha dato a chiunque la possibilità di scrivere su un blog dedicato alle sfilate.
Lavoro a parte, per me – che organizzo questo evento dalla sua nascita – è sempre un’esperienza interessante e ho un po’ di considerazioni da fare sul mondo fantastico delle fashion blogger. Senza far di tutta l’erba un fascio.
Scrivere non è facile.
Fare liveblogging, poi, non è da tutti (blogger e non).
A nessuno viene chiesto di scrivere come Dorothy Parker, ma una cosa è scrivere un post con calma, rileggendolo più e più volte, avendo il tempo di prepararsi e – come spesso accade – farsi scattare le foto dal fidanzato… un’altra cosa è correre tra sfilate, eventi, presentazioni, trovare una notizia e scriverne al volo, senza errori, senza copiare il comunicato stampa, senza nessun fidanzato a supporto dell’impresa.
Non tutte ce la fanno. Tante nelle passate edizioni hanno fallito raccontando, poi, di come l’uva fosse acerba e entrando per questo a gran merito tra le cronache delle solo invidiose.
Altre, invece, giovani e piene di idee, mi hanno davvero stupita.
Commenti arguti accompagnati da foto scattate al volo durante le sfilate o nei backstage e, ovviamente, italiano corretto. Mai sottovalutare l’importanza di un accento messo nel modo giusto.
E questo è il mio punto di vista… lavorativo.
Ora, mi metto dall’altro lato (stimolata anche da una conversazione avuta con Tommaso Sorchiotti che in qualche modo si inserisce anche nella discussione in corso sulle blogger relation rilanciata da LaFra).
Sono una fashion blogger. Leggo che il sito di una rivista organizza un evento a cui posso partecipare, se voglio, anche scrivendo.
Mi chiedo: a cosa mi serve?
Ecco la mia risposta: a imparare.
- Sei giovane, hai un blog, da grande speri di lavorare nel mondo della moda, magari come fashion editor? Non basta essere (o pensare di essere) una fashion icon.
- Non vuoi scrivere di professione, ma pensi che il tuo blog sia comunque una buona vetrina? Sì, lo è, ma solo se scritto bene.
- Non pensare che un post scritto bene, con tanti commenti basti a dimostrare quello che sai fare. E se ti chiedessero di seguire la settimana della moda e quindi scrivere ogni giorno, non a fine serata, ma nel corso della giornata? Funziona così su Internet e quotidiani: si scrive oggi sia di quello che hai visto oggi che di quello che vedrai domani. Pensi di farcela?
- E se oltre a seguire dal vivo gli eventi della Milano Fashion Week dovessi anche coordinare il lavoro altrui? È quello che fanno i fashion editor: io vado qua, tu vai là; io scrivo il commento sulla collezione, tu fai il pezzo di costume e così via. Moltiplicato per ogni evento, o quasi, in calendario e non.
- Pensi di poter sopportare la tensione o addirittura riuscire a optare per un look meno vistoso, ma più comodo? La settimana è stancante. Non lo nega nessuno.
A qualcuno l’occasione di mostrare le proprie capacità, prendere contatti utili, presentarsi alle Pr della moda come collaboratori di una rivista è piaciuto.
False promesse? Nessuna. Non ho mai sentito nessuno offrire stage o collaborazioni successive alla Milano Fashion Week a nessuna delle blogger coinvolte. È un evento che dura una settimana, giorno più o giorno meno. Vuoi esserci? Sai come e dove trovarci.
Se poi il tuo scopo è, invece, fare l’ospite vip alle sfilate, no, in questo caso non ti posso aiutare. Cerca un marito ricco e/o famoso o prova a diventar ricca e famosa di tuo, posso solo dire: in bocca al lupo.
* DITELO A QUELLI DEL CO-MARKETING ::
Ma a quelli del marketing quanto costava fare una telefonata o due – a un operatore o due – e scrivere Tim, Vodafone, 3Italia… al posto di quel generico Operatore appiccicato lì sullo screenshot del nuovo Nokia C7?
* L’USO DELLE IMMAGINI D’ARCHIVIO E IN STOCK ::
Che foto uso se devo scrivere un articolo sulle food blogger?
Ovvio, le loro foto. Soprattutto se faccio un’intervista a ciascuna chiedo loro di mandarmi delle foto.
Sono disperata e ho poco tempo? Allora opto per foto di cibo.
Faccio una ricerca. In redazione, magari, ho un abbonamento pagato in crediti, un tot di crediti per foto che funziona in base al tipo di immagine scaricata e in base alla risoluzione selezionata.
Cerco per parola chiave: cibo. Troppa scelta. Aggiungo un’altra keyword, magari riduco i risultati della ricerca: donne e cibo o donne in cucina?
Dipende dal tipo di articolo che sto cercando di illustrare. Ma non è sempre così.
E se la ricerca delle immagini venisse fatta con un po’ di cura, attenzione, intelligenza?
Non è difficile.
Potevate farcela anche voi.
Per saperne di più:
- l’articolo sulle food blogger pubblicato da Affari Italiani
- il post di Vincenzo Pagano su Scatti di Gusto: Zenzero, Cavoletto e le altre. Foodblogger meglio nude al cioccolato?
- l’invito di Sandra Salerno, di Un tocco di Zenzero, a mandare una mail della redazione di Affari Italiani… per protestare
* FASHION BLOGGER: ISTRUZIONI PER L’USO ::
Una premessa a scanso di equivoci: a me piacciono le/i fashion blogger.
Non iniziamo a far polemica: qui racconto impressioni mie. Come al solito.
Mi piace notare le differenze, imparare parole nuove, entrare nel loro mondo, giocare alle bambole, provare i look esagerando con la giustificazione che se lo fa Anna Dello Russo perché io no?
In generale, mi piace conoscere gente nuova, gente che coltiva interessi diversi dai miei, sogni spesso impossibili, a volte solo impegnativi.
Bella scoperta, quindi.
Non si vive di solo lavoro, ma neppure di sole borse. Mixare le due cose – anche solo due settimane l’anno – è però molto divertente. E poi, volete mettere? Cambio sede di lavoro per un po’. E passare da Segrate al centro di Milano è un vantaggio non da poco.
Per Vogue hanno una qualche importanza? Abbiamo veramente bisogno di tutte queste/i blogger? Non hanno punti di vista, ma parlano solo di se stesse/i e si fotografano con abiti assurdi.
Quando ho letto il post della direttrice di Vogue, Franca Sozzani che si chiedeva se i blogger fossero un fenomeno o un’epidemia ho tirato fuori il mio solito leitmotiv: la polemica genera page views. Lunga vita alla Sozzani!
Ma vale la pena mettere ancora in dubbio il potere che la Rete ha sul mercato? Ci sono marchi che io mai avrei scoperto, se non fosse stato grazie ai blogger. Mai sarei entrata all’Oviesse, se quelli del marketing non avessero pensato di investire in una campagna non tradizionale che ha sfruttato l’influence power dei fashion blogger.
Ma non tutti i blog(ger) brillano di luce propria e a un marchio senza fama non sempre le stelle illuminano la via.
Per esempio, parlando di fashion blogstar, ecco un esempio di cosa un’azienda non dovrebbe fare mai: