Non dirò nulla di nuovo: Las Vegas è Disneyland e come in un parco divertimenti ci sono le giostre e le ambientazioni. Può piacere o no.
Las Vegas senza rete –
Nel senso che non c’è wifi gratis, ma anche perché ci si può buttare giù dalla tower dello Stratosphere (100 dollari per un brivido lungo… 16 secondi) o fare il giro della morte al Sahara e al New York New York.
Vegas Princess –
Altro che notti da bachelorette, con tanto di coroncine di plastica sbrilluccicosa, la vera attrazione per me a Las Vegas è stata lo shopping. Approfittando dei mid–season sale, saldi mai visti qui in Italia, ho comprato un jeans e un maglioncino Guess, una felpa e una tuta da Aéropostale, un boyfriend jeans Levi’s, le All Star rosse e, in un negozio abbastanza anonimo, anche uno skinny jeans firmato… Miley Cyrus. Tutto con meno di 200 dollari.
What happens in Vegas, stays in Vegas –
Ma anche no.
Come tantissimi altri nomi, cose e città, anche Las Vegas è sui social network: seguendo l’account ufficiale su Twitter (che fa largo uso del re-tweet di hotel e casinò) ci si può tenere aggiornati su eventi e spettacoli.
Muoversi a Las Vegas –
Anche spostarsi in città è più facile grazie alla Rete: persino la monorotaia (che collega molti hotel della Strip) ha un account su Facebook, dove trovare mappa e sconti. Ma per spostarsi più in là serve prendere taxi e autobus.
There is no place in Vegas like Rome –
La lista delle cose da fare è lunga, ma ecco le mie 5 tappe preferite in ordine sparso, ovvero Las Vegas in 3 giorni:
- shopping al Premium Outlet (ma avendo tempo – io ne ho avuto – anche al Las Vegas Outlet Center)
- cenare a 800 piedi di altezza (243 metri) mentre la città ti ruota intorno, al Top of the World
- una passeggiata al The Venetian, tra le riproduzioni in scala 1 a 2 del ponte di Rialto, all’esterno, e di piazza San Marco, la laguna e le gondole, all’interno (ovvio che sono belli anche Paris, e come dice la pubblicità There is no place in Vegas like Rome, ovvero il Caesar Palace con le riproduzioni di statue italiane di ogni epoca storica e, visto che ci sono, anche il New York New York perché New York is the big city in Las Vegas)
- una colazione al Peppermill (dove la porzione di pancake per uno basterebbe per quattro)
- la degustazione delle cole del mondo, all’Everything Coca Cola, tra l’Hard Rock Café e l’M&M’s World; per 7 dollari se ne assaggiano 16 (alcune imbevibili), dall’Inca Cola del Perù alla Smart Watermelon cinese: più divertente e meno snob di un corso per sommelier
Mancano i classici: un tour al Grand Canyon e qualche puntata al casinò (nel caso c’è l’imbarazzo della scelta e la maggior parte dei casinò offre corsi gratuiti per principianti), ma non amo i paesaggi (naturali) e non mi piace perdere (preferisco spendere) soldi.
E a proposito di corsi – non si sa mai nella vita – tra le tante proposte al banco del consierge, c’era anche il volantino delle lezioni di lap dance: non ho avuto il tempo (o il coraggio).
Per saperne di più:
il sito ufficiale di Las Vegas
la guida di Las Vegas firmata Lonely Planet
il mio set di (poche) foto di Las Vegas su Flickr