* QUELLA VOLTA CHE IL SINDACO ERO IO ::

Ho una storia per tutto e ogni tanto me ne ricordo una.

Dal 1° al 5 giugno c’è, a Pennabilli, il Festival internazionale dell’arte in strada. Si chiama Artisti in Piazza e non ci sono mai stata, a Pennabilli sì, però. E per caso.

Ora ve lo racconto.

Pennabilli

Chissà che anno era. Tra il ’98 e il 2005 ho lavorato per il Telethon, seguivo le dirette televisive dalle piazze che ospitavano la manifestazione di raccolta fondi. Un anno, con un collega ci fermammo a Pennabilli, eravamo di ritorno da Rimini dove avevamo fatto l’ultimo collegamento. Avevo sfogliato una guida e avevo suggerito di passare da lì in macchina.

Lui mi piaceva, non credo lo sapesse e se lo sapeva non gli piacevo. Non è difficile capire chi sia, quindi non vi dico più nulla. Ma sapere questo dettaglio, credo, vi farà ridere un po’ leggendo la storia che segue.

A Pennabilli, che è un posto bellissimo e romantico – in dicembre poi, completamente disabitato – ci fermammo in un bar a bere una cioccolata calda prima di ripartire. Il ragazzo del bar ci raccontò la storia del posto, cosa si poteva fare lì (poco) e nei dintorni. Si offrì pure di ospitarci. Abitava poco distante. «Io devo rientrare, ma se questo posto ti piace tu resta pure», ecco questo voi lo chiamate un due di picche, vero?

Restai e, rischiando che il ragazzo del bar fosse un serial killer, accettai l’ospitalità nella sua casetta nel verde, accanto a una stalla, con uno stagno con le rane e le oche fuori dalla finestra.

Restai lì tre giorni, feci amicizia con gli avventori del bar, preparando la cioccolata calda e facendo caffè.
Il posto era davvero bello e il mio ospite molto gentile, tanto che il giorno di chiusura del bar mi portò anche a visitare un colle lì vicino dove un’opera ai piedi di un albero ricordava Federico Fellini e Giulietta Masina.

La direzione artistica di Pennabilli e del suo museo di opere strambe è di Tonino Guerra. Avevo visitato il giardino dei pensieri, l’orto dei frutti dimenticati, il rifugio delle Madonne abbandonate, mi mancava solo il museo più piccolo del mondo, quello che custodisce l’angelo coi baffi. Era chiuso, apriva una volta alla settimana, ma io dovevo andare via.
– Passa a casa del custode e fatti dare le chiavi.
– Ma come, mi faccio dare le chiavi di un museo?
– Sì, tanto sei il sindaco.

Erano passati tre giorni, a Pennabilli erano tutti ospitali, io ero felice. Ma il museo più piccolo del mondo non mi era piaciuto, davanti al quadro dell’angelo ci sono un sacco di uccelli impagliati che appena entrata avevano iniziato a cinguettare.

 

Per saperne di più:

 

 

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