Ho un pregiudizio, forse anche qualcuno di più.
Ho quasi quarant’anni e una figlia di tre.
Molte delle mie compagne di scuola hanno figli preadolescenti.
Molti di quelli che hanno 50 anni, quindi, hanno figli adolescenti e forse anche più grandi.
Spero vi tornino i conti.
Ecco, il mio pregiudizio verso gli adolescenti e i ventenni di oggi non me lo toglie nessuno.
Colpa nostra, della scuola, della tv, di quel che vi pare. Ma anche colpa dei loro genitori. Quei cinquantenni figli della generazione del posto fisso in banca.
Figli, questi cinquantenni, di una generazione che non riusciva a capire come il mondo cambiando aveva creato aspettative e ambizioni diverse, ma anche sportelli di ricollocamento dedicati.
La generazione del posto fisso ha dato degli sfigati ai suoi figli, i cinquantenni della crisi del lavoro come la generazione del posto fisso intendeva il lavoro. Un posto fisso. Un lavoro che era il lavoro della vita. Senza possibilità – né stimoli – a cambiare.
Insomma questi cinquantenni hanno vissuto la crisi del lavoro e quella della famiglia.
Le crisi, si sa, si accompagnano bene.
Come potevano crescere i loro figli se non passando loro mille insicurezze travestite da lussi?
Automobili fuori misura, abiti firmati e altri luoghi comuni adottati dai loro figli.
E poi noi, quelli che non hanno 50 anni, ma che la generazione del posto fisso etichetta come generazione perduta, cosa passeremo ai nostri figli?
Ho un pregiudizio: la generazione perduta non siamo noi, sono i nostri figli e la colpa non è (solo) nostra, ma dei loro nonni.
Per saperne di più:
- il manifesto della generazione perduta (l’ho firmato anche io, anzi, sono tra i 24 promotori)
* EDIT:
al Meeting di Rimini il Presidente del Consiglio Mario Monti ha parlato del Manifesto della Generazione Perduta (sono molto orgogliosa), ecco un pezzetto del discorso:
Apprendo che, a seguito della mia dichiarazione, molti appartenenti alla fascia d’età compresa tra i 30 e i 40 anni hanno reagito, siglando un vero e proprio manifesto in cui spiccano parole portanti come merito, rispetto, impegno e fiducia. È la conferma di quanto ho appena detto: abbiamo un capitale umano eccellente, al quale le “batoste” di questi anni non hanno tolto la voglia di proporre e di partecipare alla vita del Paese.
Per leggere il resto del discorso: il blog del Manifesto.
foto di fedelema
SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):
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ho un pregiudizio: la #generazioneperduta non siamo noi http://t.co/BycTTL2M
Ciao. Concordo a pieno! Io, sempre stata di questo parere e trasmesso relativi stimoli al figlio ora di 9 anni, e tu, con una figlia ancora piccola, siamo in tempo per cambiare questi fatti.
Bisogna crederci, credere che il futuro si costruisce, non è già pronto!
20 e 30enni, si alzino dal letto di spine a loro ormai congeniale, non possono vivere sotto la gonna della mamma fino a 40 anni e meravigliarsi che poi tutta la loro vita è già rotolata via e ancora non sanno come si fa a trovare i soldi per fare la spesa!
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Chi usa la testa non ha bisogno del posto fisso. la #generazioneperduta non siamo noi http://t.co/UZxHRL8U via @semerssuaq @stefanoepifani
Più che generazione perduta si tratta di una generazione di passaggio dal lavoro per quasi tutti al lavoro per pochi. Ora che i pochi che avranno un lavoro nei prossimi 10/15 anni, siano anziani, giovani o giovanissimi, è solo una questione di essere adatti al nuovo scenario dove la gran parte dei lavori dei colletti bianchi (dipendenti o autonomi) semplicemente non ci sarà più sostituiti dalle macchine e dalle macchine che parlano ad altre macchine. Il vero problema sarà come gestire (in un tempo breve) milioni di persone (sopratutto istruite) che non possono essere impiegate in alcun modo.
La #generazioneperduta non siamo noi… per me la generazione perduta semplicemente non esiste http://t.co/WnA51L9M via @semerssuaq
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Cara Domitilla, non sono d’accordo con te. La generazione perduta a mio parere è la loro (e posso dire di conoscerla da una prospettiva privilegiata visto che uno di quella generazione l’ho sposato). I cinquantenni di oggi hanno ereditato dai propri padri, che hanno vissuto fame, guerra, fatica e rinascita, un paese dalle potenzialità straordinarie, risorto dalle proprie ceneri e cresciuto a dismisura. E questa straordinaria eredità se la sono lasciata sfuggire, l’hanno consumata invece di moltiplicarla, perché -lo vogliamo dire? – sono stati del tutto incapaci e impreparati. Oggi, di fronte a un mondo totalmente diverso, continuano e esserlo. Noi che siamo cresciuti nella precarietà a trecentosessanta gradi, da quella lavorativa a quella affettiva ed emotiva, quelli che le famiglie le hanno viste costituite in tutti i modi possibili (allargate, ristrette, composte, disgregate ecc), noi che siamo più preparati, più capaci e più pronti davanti a questa nuova realtà ci sentiamo dare dei falliti, dei bamboccioni (te lo ricordi vero?), degli irresponsabili perché in questo mondo senza certezze osiamo comunque immaginare e progettare un futuro, fare addirittura dei figli! Loro hanno perso il treno, questo è certo. Noi no, ma non basta. Dobbiamo avere il coraggio di “ammazzare” i nostri padri e prendere in mano il futuro. Non per noi, è tardi, ma per i nostri figli. Se non possiamo consegnare loro un mondo migliore, almeno cominciamo una strada che potranno poi completare, con la consapevolezza di essere migliori di noi. Come è giusto che sia.
Veronica
La verita` é che nesuno ha mai fatto ne sta facendo ora qualcosa per l’Italia, tutti pensano ed hanno sempre pensato solo al proprio interesse.
D’accordissimo RT @semerssuaq: ho un pregiudizio: la #generazioneperduta non siamo noi http://t.co/FDXzft2n
http://www.domitillaferrari.com/semerssuaq/pregiudizio/
RT @semerssuaq: ho un pregiudizio: la #generazioneperduta non siamo noi http://t.co/wNg33yzs … (ottima iniziativa fra l’altro!)
cara Domitilla, sono capitata per caso su questo post che mi era sfuggito. Sono corsa a firmare il manifesto. Sono una ricercatrice precaria 37enne che non ha potuto portare il suo cervello in fuga. E’ il rimpianto della mia vita, l’unico. Non siamo persi, ma paghiamo il prezzo troppo alto di chi non ha saputo e ancora non sa essere responsabile, faticare, costruire, meritare. I 50enni di oggi. I loro figli impareranno ancora la via facile ahimè. I nostri magari che la via facile porta al fallimento, ma spero che imparino che l’impegno porta al successo e che non si perdano. Onestamente la mia quotidianità non fa che spingermi a credere che quell’insegnamento potrà darlo loro solo un altro paese.
grazie per il commento, io il prezzo per restare lo pago volentieri e spero di essere un buon esempio