Mi succedono tante cose belle. L’ultima è che ho fatto parte della giuria di un premio letterario e ho scoperto di non doverla archiviare solo come una cosa bellissima: è una cosa formativa.
Come sceglieresti i finalisti di un premio, un premio qualsiasi?
Ogni giorno esprimiamo giudizi su cose scritte, con un like o un commento.
Apprezziamo storie e il modo in cui sono scritte.
Io, che di spazi prima della punteggiatura non ve ne farei passare mai uno, ho scoperto che son fin troppo buona. Sarà che a leggere sempre di fretta così tante cose ogni giorno mi chiedo sempre perché la gente scriva senza saperlo fare, ma poi apprezzo troppo anche chi lo sa fare così e così.
Una mattina a colazione Alessio Madeyski mi spiegava come gusti e interessi si stanno appiattendo: siamo così tanto abituati al brutto che non ci stupiamo che il brutto chiami il brutto in una spirale verso il basso temo senza fine.
Dico sempre che tutto quello che serve sapere per lavorare sui social network lo abbiamo imparato alle medie: serve saper scrivere.
Ma serve saperlo fare meglio e l’ho imparato ascoltando Benedetta Bonfiglioli, autrice di libri per ragazzi, che faceva osservazioni sulla coerenza di comportamenti, età, linguaggi dei personaggi dei vari testi che abbiamo commentato per decidere il vincitore.
Cose a cui io non avevo fatto caso: io mi sono fermata alla storia di ogni libro perché ammiro chi sa inventarle io che so solo raccontare le cose che so e che credo di avere poca fantasia.
Così ho cambiato idea: non basta quello che hai imparato alle medie, devi continuare a leggere cose belle.
Allora, visto che fare gli elenchi mi piace molto eccone uno sulle cose che ho imparato dalla giuria* del premio Il Battello a Vapore, ovvero della differenza tra le cose scritte:
1. non basta saper scrivere in italiano corretto, con la punteggiatura e le accentate giuste per dire di saper scrivere;
2. la trama è importante, ma più importante della trama è la coerenza;
3. avere un’idea non significa saperla sviluppare;
4. si impara a scrivere bene leggendo cose scritte bene;
5. scrivere una storia vuol dire portare con sé il lettore (anche in posti in cui l’autore non è mai stato).
* grazie non solo a Benedetta Bonfiglioli, ma anche Luigi Ballerini, Grazia Gotti e Alice Fornasetti per la compagnia e le belle chiacchiere; ci vediamo il giorno della premiazione.
cose di noi che pensiamo (tutti) di saper scrivere http://t.co/PkTYtF3FkR ovvero io nella giuria di un premio letterario, grazie @edizpiemme
Molto vero e molto duro. Trovo però che scrivere abbia anche uno scopo “terapeutico”, ci fa bene. Un po’ come chi tiene un diario. A quel punto subentra la capacità di non pretendere che gli altri ci leggano.
Vero, la buona grammatica dovrebbe essere la base nonché un’arte. Insieme al fatto di avere qualcosa da raccontare, perché non basta saper scrivere bene: le pagine che hanno il potere di cambiarti la giornata hanno qualcosa in più. Lo spirito di chi ha desiderato aggiungere al mondo un pizzico in più di bellezza, forza, energia
* NOI CHE PENSIAMO DI SAPER SCRIVERE :: http://t.co/rtBxxOzXVB via @domitilla
“I personaggi sono funzioni letterarie”: questo era il mio motto quando pensavo di scrivere
Noi che pensiamo di saper scrivere: http://t.co/HP4gvSj9xg via @domitilla , che mi cita. ora so di essere arrivato.
* NOI CHE PENSIAMO DI SAPER SCRIVERE :: | Semerssuaq* http://t.co/B5XcjlfmKP
Ecco, io leggo molto. Almeno rispetto alla media delle persone che conosco. Eppure credo di non saper scrivere e questo un po’ mi deprime. Uno dei grossi problemi è che non ho nessuno a cui chiedere consigli o che mi faccia osservazioni. Me ne farò una ragione.
[…] sono imbattuta in un post del blog di Domitilla Ferrari sul saper scrivere – […]
[…] cliccando sul tasto Modifica o Modifica veloce… quando te ne accorgi. Perché “Non basta saper scrivere in italiano corretto, con la punteggiatura e le accentate giuste per dire …” (cit. Domitilla […]
[…] sono imbattuta in un post del blog di Domitilla Ferrari sul saper scrivere – […]