Le chiavi di una casa in cui si spera di tornare, un cellulare che si scaricherà presto nel viaggio verso un posto più sicuro, bottiglie d’acqua da riempire.
Sono poche le cose che, costrette a scappare, le famiglie di rifugiati riescono a portar via.
Cose e persone sono state ritratte da Brian Sokol che racconta, per l’UNHCR, l’oggetto più importante che le persone son riuscite a portare via durante la fuga.
Forse anche io avrei la speranza di trovare una presa per ricaricarlo e porterei con me il Blackberry, per comunicare, per informarmi.
O, pensando di avere lo smartphone in tasca, penserei a portar via il caricabatterie.
Le chiavi di casa, il cellulare, delle bottiglie vuote e tu… cosa porteresti via?
Vai sul sito dell’UNHCR e prova a metterti nei panni di un rifugiato, racconta cosa porteresti e guarda in alto: un contatore impietoso indica quante persone sono state costrette a fuggire nel tempo che hai impiegato a decidere cosa portar via con te.
Poi scatta una foto di te, con l’oggetto che hai preso e condividila come ho fatto io usando l’hashtag #1family.
Serve attirare l’attenzione.
Qualcuno torna, alcune zone non sono per sempre in guerra. Alcune sembra quasi di sì.
Non dobbiamo pensare che è tutto così lontano da noi.
Ho fatto un pezzo di viaggio nella vita di Biljana e mi son portata via una storia.
In pochi minuti mi ha parlato di una coperta, le ho chiesto di raccontarla anche a te.
La nostra diaspora non è tanto conosciuta.
Io non c’ero, ma ero in Italia un po’ per caso: insomma, avrei potuto esserci.Mia nonna in quel viaggio assurdo, in quella che io chiamo la “colonna infame”, in realtà portò via ben poco.
Quasi a piedi da Knin a Banja Luka è lunga, e non ebbe tanto il tempo di pensarci.
Migliaia di persone a muoversi verso l’ignoto in zone di guerra.
Finché erano insieme, mia nonna e mio nonno, non tutto era perduto.Quando sono atterrati a Roma settimane dopo con i biglietti che eravamo riusciti a prenotare per loro, avevano un solo borsone.
Dopo i commossi abbracci, mio padre ha sollevato il borsone e ha detto: ma cosa c’è qui dentro di pesante?
Niente, ci sono solo un paio di coperte.
Un’esistenza intera in un borsone e nel borsone solo due coperte.
Una era stata donata dall’Unhcr in uno dei campi dove erano stati aspettando di poterci contattare, immaginando la nostra ansia.Quando finalmente sono potuta tornare anche io nella nostra città natale, parecchi anni dopo i nonni a causa di folli burocrazie, ho trovato quella coperta di lana grigia pressata. Una roba di una pesantezza unica.
Ho chiesto alla nonna E questa coperta?
È di quando siamo dovuti scappare, ai tempi dell’Operazione Tempesta.
E perché non la butti via?
Non ho sentimenti di vendetta, ma non voglio dimenticare. La coperta resta qui.Ecco.
Io adesso non ho altro da dire.
Per sostenere la campagna EMERGENZA SIRIA è possibile donare:
– con carta di credito sul sito dell’UNHCR.
– con bonifico bancario intestato a UNHCR presso BNL, IBAN IT 84 R 0100503231 000000211000
– con conto corrente postale n. 298000 intestato a UNHCR
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