T’è mai capitato di sentire la frase «Tu non sai chi sono io?!», un grande classico. Meno cinematografica, ma ugualmente fastidiosa è: «Io qui conosco tutti», mi è capitato di sentirla. La mia domanda è stata immediata: «Ma quanti conoscono te?».
Quante persone che tu pensi di conoscere si ricordano di te?
Quante delle persone che conosci e che conoscono te, poi, fanno parte davvero del tuo network?
A Venezia, durante la Ca’ Foscari Digital Week, durante la tavola rotonda Ne(w)tworking, il futuro sarà collaborativo abbiamo parlato di crowdsourcing, passioni, contatti, creatività, ricerca e varie altre cose.
Anni fa, quando lavoravo a Il Giorno m’è capitato spesso di dover trovare, al volo prima della chiusura, un numero di telefono. Se chi solitamente si occupava di politica non c’era e serviva far fare una replica al sindaco, chiamare la Moratti poteva diventare compito mio.
Non avevo il numero della Moratti, dovevo cercarlo, chiamarla, fare l’intervista e scriverla. Avevo mezz’ora di tempo prima della chiusura. Ho sempre pensato che la rubrica dovesse essere condivisa. Sono dotata di spiccate capacità di problem solving, sono organizzata e veloce, ma se in redazione avessimo avuto una rubrica condivisa avrei avuto più tempo per fare il mio lavoro, prepararmi per l’intervista e scriverla bene, ma un tempo – non tanto lontano – il valore di un giornalista si valutava anche pesando la sua rubrica.
E ogni rubrica, però, ha un valore altissimo per chi la possiede solo se i numeri che contiene sono utili. Se chiamando qualcuno risponde, anche se è tardi. Quindi la rubrica di un altro potrebbe anche non aver nessun valore.
Il valore non è dato dal numero delle persone che conosci, ma dal numero di quelle che conoscono te.
Durante il talk in Ca’ Foscari ho raccontato come ho conosciuto ognuno dei relatori che ho invitato alla tavola rotonda. Ovviamente l’intervento più divertente (sì, siamo stati poco accademici), è stato quello di Stefano Andreoli – so che gli altri relatori non me ne vorranno – che ha raccontato di quella volta che, dopo il successo di Spinoza, ricevette una telefonata da Roberto Benigni.
Io conosco Benigni? Sì, tutti conosciamo Benigni. Ma lui non mi conosce e immagino non conosca neppure te.
Stefano però lo conosce e l’ha persino chiamato per parlargli di lavoro.
Cos’ha funzionato: la passione che Stefano mette nelle cose che fa, ma anche il tempo che aveva speso (bene) online.
E tu, spendi bene il tuo tempo?
Per saperne di più:
– I contatti che contano, il riassunto del talk su Corriere Innovazione
– Storie di successo, il racconto dell’iAperitivo con Paolo Privitera che si è tenuto subito dopo la tavola rotonda (con video, al min 10.02 è dove decido che a una domanda almeno Paolo debba rispondere in italiano).
Grazie a tutti i relatori che hanno accettato il mio invito: Paolo Privitera, CEO di Pick1; Francesca Parviero, Official LinkedIn EMEA Talent Partner; Stefano Andreoli, blogger, autore e co-creatore di Spinoza.it; Giuliana Abbate, Corporate Communications Manager Italy & Greece MasterCard; Francesca Checchinato ricercatrice del Dipartimento di Management, Università Ca’ Foscari.
Grazie per far parte del mio network.
Share the Love & the Contact List, il claim che ho usato per la tavola rotonda, è la frase con cui spesso chiudo le e-mail con cui metto in contatto le persone. Ho deciso che mi ci faccio una maglietta, su Tag Your T-Shirt.
Grazie per le foto a Anna Andreatta, Miriam Bertoli, Digital Week, Diledidy, Radio Ca’ Foscari, Pierangelo Ranieri, Eugenia Morato.
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Tagged: #duegradiemezzo, extras, networking
Ogni volta che scrivi un post come questo, io mi infuoco. Mi viene voglia di imparare, di migliorarmi, di mettermi in contatto con chi ne sa più di me , di fare domande. Sei una brava insegnante perché spieghi bene ma soprattutto perché fai venire voglia di imparare. Grazie.
Spesso quando metto in contatto le persone, aggiungo che possono dire che ho dato loro io il contatto proprio perché do contatti che so che mi conoscono e mai il contrario. Anche secondo me andrebbe condiviso il proprio network perché se una persona che hai in rubrica ti stima, continuerà a farlo anche se la “condividi” con qualcun altro. Anzi, in quel caso, se segnali persone capaci, aggiungi valore alla rubrica della persona a cui mandi il contatto. Contorto ma efficace
[…] Però ho anche una vita social duepuntozero, che mi porta a conoscere gente in modo virtuale (gente che mi conosce, il che non è così scontato leggete l’articolo di Domitilla) […]
“ogni rubrica, però, ha un valore altissimo per chi la possiede solo se i numeri che contiene sono utili.” Ma questo non contraddice allora la teoria dei gradi di separazione? A che serve essere separati da 2 gradi e mezzo se tanto la persona che voglio contattare non mi risponde?
il segreto è coltivare i contatti, quindi i gradi di separazione