Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi,
Albert Einstein
Pensando come una delle bambine ribelli credo sia utile togliere, non aggiungere, per superare il livello successivo.
Togliere i fronzoli, le maschere di protezione. E sono settimane che penso a Jury Chechi che – a Make It Simple – ha raccontato di quando ha iniziato a mascherare lo sforzo nell’esercizio degli anelli, una cosa che non veniva valutata dai giudici con un punto in più, ma piaceva. A tutti (anche ai giudici).
E da lì hanno iniziato a provarci tutti a far come lui.
#makeitsimple: rispetto delle regole, tanta fatica ❤ pic.twitter.com/0UpyZ1pRAM
— Domitilla Ferrari (@domitilla) April 7, 2017
E ci penso da settimane perché mica lo so se è bello così: fare uno sforzo in più, mascherare la fatica, per dar meno pena agli altri.
Mica lo so se è bello per davvero rispondere «Tutto bene, grazie» quando qualcuno ti chiede: «Come va?» per non dar pena a nessuno, perché io a volte rispondo: «Fammi un’altra domanda» rimandando i dettagli a una conversazione successiva. Quando si può.
Però, niente da dire, bravo Jury Chechi ché di quelli che si lamentano per nulla ce ne sono fin troppi e un esempio di cosa si può fare senza far pesare il dolore male non fa.
Per approfondire:
– A che serve lamentarsi?, Oliver Burkeman
– Chi l’ha detto che non c’è niente da ridere?, Annamaria Testa
…
Poi io a Make It Simple sono stata intervistata subito dopo Jury Chechi e magari prima o poi vi faccio un riassunto, intanto una cartolina-ricordo:
Il nuovo mantra è KISS, keep It simple stupid. Solo così la tecnologia può farci innamorare di lei. #makeitsimple @domitilla pic.twitter.com/godRCrFqBR
— Nicole Zavagnin (@borninspring) April 7, 2017
SULLO STESSO ARGOMENTO (FORSE):
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