Siamo tutti produttori di contenuti, anche su Tinder.
Oggi anche l’app che prevede quando avrò il ciclo mi suggerisce dei contenuti da leggere, in italiano e su un tema specifico che in questo caso è, appunto, il ciclo. A quanto pare se scaricata un’app la uso abbastanza significa che gli argomenti correlati all’app mi interessano: così sono i consigli sulla corsa nell’app della corsa o i consigli sul dating su Tinder (come racconta The New York Times).
Quindi cosa mi interessa davvero lo potrei raccontare (anche) con uno screenshot delle app che uso. O in che ordine le ho messe. Io di recente ho disinstallato l’app di Facebook, ho messo Instagram nella seconda schermata, insieme a quella del ciclo e alle app per fare la spesa online (Prime Now, Esselunga a casa, deliverii vari).
Le app che uso più spesso sono comunque nella prima schermata: il calendario, le mail (di lavoro e non), Twitter e WhatsApp.
👉E tu quali app usi di più?
Dicevo uno screenshot. Ma anche fare una lista aiuta a conoscerci meglio: ogni anno nel corso di Comunicazione Digitale che tengo all’Università di Padova dedico una lezione alla riconoscibilità – online – delle proprie competenze.
🖊️Ti va di fare un esercizio?
Prendi un foglio di carta e una penna.
Ora apri Facebook, vai sul tuo profilo e scrivi sul foglio di cosa parlano i tuoi ultimi 3 post (pensi che chi ti cerca ne leggerebbe di più?).
A lezione oltre a questa autoanalisi chiedo agli studenti di cercare il proprio/la propria vicino/a di banco su Google, e scrivere su un foglio tre temi a cui principalmente lo/la associano. In base ai risultati che hanno visto al volo. Questo è il momento della rivolta: a nessuno dei miei studenti piace quello che il vicino ha visto.
– Ma tu sei andato a vedere quello che avevo scritto accanto a quella foto.
– Lo hai scritto tu online.
Nessun articolo pubblicato per Science Magazine o il racconto delle ore passate a studiare la struttura delle particelle subatomiche (insegno nel master del Dipartimento di Fisica e Astronomia, per cui sono esempi verosimili), ma come tutti hanno messo online l’ultima birra bevuta con gli amici, commenti sportivi, storie d’amore e così via. Come tutti.
Raccontiamo di noi tanto ovunque. E poco delle nostre competenze.
📒E quindi ovviamente l’esercizio si conclude con una lista di buoni propositi: cosa puoi fare per migliorare la percezione degli altri delle tue competenze?
Ho paura di abituarmi al brutto.
— Martina (@mesmeri) 21 gennaio 2019
⚠️UNA COSA CHE TI CONSIGLIO ASSAI è leggere questo articolo del Guardian su come i selfie modificati coi filtri spingono le persone verso la chirurgia estetica.
Questo post fa parte della raccolta delle newsletter che ho mandato fin qui.
Questa è quella che avevo spedito il 24 gennaio. Nell’oggetto avevo scritto: Ti va di fare un esercizio? e ha avuto il 57,2% di open rate.
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L’ANGOLO DELLA POLITICA (che se non ti interessa puoi pure saltare, ma secondo me non dovresti farlo).
È stato, quindi, un gennaio pieno di buone notizie:
- Roberto Calderoli è stato condannato a un anno e sei mesi per diffamazione aggravata da odio razziale di Cécile Kyenge.
- Condannato Matteo Camiciottoli, a pagare 20mila euro, il sindaco leghista che aveva augurato a Laura Boldrini di essere stuprata.
- Archiviate le indagini sulle ONG Sea Watch e Open Arms dalla Procura di Palermo.
- Libero è stato segnalato al Consiglio Disciplina dall’Ordine dei Giornalisti per il titolo di ieri.
[la foto su è di Thought Catalog]
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