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>> SOLO PERCHE’ NON HO ALTRO DA FARE ::
La ragione principale che mi porta a desiderare la fine del gran caldo di quest’estate, non è il caldo in se: è l’ossessionante ripetitivita dei discorsi sul caldo. Gli scambi di battute con familiari, famigli e conoscenti, i titoli dei giornali, i servizi dei giornali radio. L’avvio obbligatorio di ogni conversazione telefonica urbana o interurbana. quella decina di vocaboli (un sostantivo, il caldo e poi la serie degli aggettivi di grandezza e intensità), che andiamo pronunciando, ascoltando e leggendo ormai da due mesi.
Una coazione che si riproduce identica un giorno dopo l’altro, quasi senza varianti di lessico o tonalità, così ineluttabile che anche a essere totalmente sordi potremmo rispondere senza sbagliare, quando vediamo muoversi le labbra dell’interlocutore, «Sì, è vero, un caldo terribile».
A fine giornata
di aver ripetuto, riascoltatoe riletto per l’ennesima volta quelle frasi grossolane, procura un sussulto. Affiora l’immagine delle beghine che biascicano meccanicamente nelle chiese, alle funzioni della sera, le loro vacue avemaria, si fanno strada oscuri timori: un’atrofia cerebrale, un degrado del linguaggio, i primi assalti della demenza.
Calcolando il tempo sprecato nella puerile lamentazione di queste settimane, quanto a lungo si sarebbe potuto giocare con i nostri animali, ascoltare Scriabin, mettere in ordine un po’ di vecchie carte?
Purtroppo, i discorsi sul caldo non sono il solo copione alla Ionesco cheinsistiamo imperterriti a recitare. Proprio a fine giornata, quando già ci opprime il peso d’aver così vanamente blaterato sulla canicola, un’altra coazione a ripetere si produce irresistibile. I discorsi su Berlusconi.
 

(continua)

[© Sandro Viola, su La Rep. di ieri. Un aiutino per chi non conoscesse Scriabin]











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