* COSE DI CUI POTRESTI FARE A MENO, O FORSE NO ovvero: una newsletter bellissima ::

C’è sempre una parola per tutto. In una lingua o nell’altra. Io ogni tanto cerco su Google: “provare vergogna per altri parola tedesca”. La risposta è Fremdschämen e l’ho usata abbastanza spesso che potrei pure averla imparata, ma evidentemente non sono portata.
Giorni fa ho scoperto anche Schadenfreude, ma mi piace meno: serve a indicare quando gioiamo per una sventura altrui. A me succede quando la gente fa cose fesse pensando, invece, di aver fatto mosse argutissime.

Ti piace imparare parole e storie nuove?

⚠️UNA COSA CHE TI CONSIGLIO ASSAI è Randomerìa, di Adele Meccariello: «Le cose che vi serve sapere per rompere il ghiaccio alle feste, vincere al Trivial Pursuit, farvi internare. Un minuto di audio che arriva a caso, su argomenti più o meno a caso».

L’ANGOLO DELLA POLITICA (che se non ti interessa puoi pure saltare, ma secondo me non dovresti farlo):

 


 

Ho deciso di rianimare il blog etc. etc. come dicevo qua.
Questa è la seconda newsletter che ho spedito a novembre.
L’oggetto era: Cose di cui potresti fare a meno, o forse no (e ha avuto il 55.9% di open rate).

newsletter Domitilla📮Quindi, come vedi, ogni settimana prendo un po’ di link delle cose che ho letto, cose sulle questioni fondamentali della vita (che mi fanno essere felice, capire meglio, essere più consapevole, triste o arrabbiata), e li metto in una newsletter che arriva (per ora) a un migliaio di persone.
Vuoi riceverla anche tu? Iscriviti.

* SE TORNO A SCRIVERTI MI LEGGI? ovvero: una newsletter bellissima ::

Ho deciso di rianimare il blog. Che ho un po’ di tempo libero (come sai).
E visto che gli iscritti al db crescono, che l’open rate è sempre altissimo ho deciso che non serve tanta fatica: basta incollare qua le newsletter che mando. Magari sì, aggiustandole un po’ (per esempio qui non conterranno refusi già-visti-ma-mannaggia-dopo-averle-inviate).
La prima di questo ritorno l’ho spedita a novembre col clima che c’è oggi a Milano.
L’oggetto era: Se torno a scriverti mi leggi? (e ha avuto il 66.9% di open rate).

Eccola qua.

newsletter Domitilla

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* LA MIA OPINIONE NON CONTA, COME NON CONTA LA VOSTRA ::

Ovvero: quello che ho raccontato sul palco della MailUp Marketing Conference 2018

Lavoro in Webranking, agenzia di digital marketing tra i 50 Great Place to Work in Italia.
Sono il direttore Marketing e Comunicazione.
Lavoro nel marketing.
Come molti — quasi tutti — voi.
E la mia opinione non conta.
Come non conta la vostra.
Io non sono il mio cliente d’agenzia.
Come voi non siete i clienti delle aziende per cui lavorate.
In ogni caso voi, io, non siamo il cliente tipo.
Quando ti chiamano per un sondaggio d’opinione o clicchi su un sondaggio online, tra le prime domande c’è quella per escludere chi potrebbe dare un’indicazione di parte:
lavori nel marketing o nella comunicazione?
Proviamo a fare un sondaggio al volo:
Quanti di voi qui, così facciamo prima, non lavorano nel marketing o nella comunicazione?

credits: Condivideo.Live

credits: Condivideo.Live

(Avevo supposto avrebbero alzato la mano in due, probabilmente. Invece di mani alzate ne ho viste almeno una decina e cosa ci facessero lì non sono riuscita a scoprirlo).
Ma andiamo avanti: tutti gli altri, me compresa, veniamo esclusi per non inquinare le risposte con una di parte, con un’opinione che tiene conto della conoscenza dei meccanismi che sottendono alla domanda.

Ma tutti noi qui, quante volte ci escludiamo dai processi che presidiamo?
E sarebbe giusto farlo vista questa premessa?
Sì, se il mio lavoro si basasse solo sulle opinioni, o sull’intuito.
Ma il nostro lavoro si basa sulla conoscenza degli obiettivi da raggiungere. Gli obiettivi dell’azienda. Tutta. Non solo dei sales, non solo del marketing, non solo della comunicazione.
Gli obiettivi sono e restano aziendali qualunque sia l’ufficio da cui li guardiamo.

Croce e delizia di chi sa tutto del settore: l’attention bias.
Lo stesso che non ci fa vedere un refuso quando scriviamo ma che ce li fa trovare subito nei testi degli altri.
Dunque qual è oggi la reale sfida del digital marketer?
Nel corso del pomeriggio abbiamo visto l’applicazione pratica di trend come AI, Machine Learning, Messaging, logiche di prossimità…
Sì ho detto trend.
Abbiamo davanti una grande sfida: quella di trasformare i trend in pezzi utili a raggiungere gli obiettivi aziendali.
Quella di trasformare i dati provenienti dai trend, ovvero tecniche e strumenti che possiamo utilizzare oggi, in dati che — arrivando da fonti diverse — ci aiutano a capire di più sul comportamento del cliente trasformandosi in informazioni davvero utili.
Perché i singoli strumenti, i singoli trend non sono l’unica via, ma questo lo sapete già: parafrasando Gianluca Diegoli che dice che il marketing non ha prefissi, io direi che marketing non è un suffisso quindi non esiste il digital marketing con obiettivi diversi dal marketing, come non esiste il direct marketing o il social media marketing senza una strategia che in quanto tale deve comprendere tutto il percorso che fa il cliente. Il customer journey online o in store, o in store mentre è online.
In Italia la spesa in adv digitale non cresce, siamo un popolo di retailer: per questo oggi la vera sfida è la digital trasformation della governance aziendale.
L’obiettivo del nostro lavoro è dare ai clienti ciò che cercano. Nel nostro catalogo di prodotti o servizi, che sia questo online o in store. Ovunque.
La sfida, quindi, è quella di essere e restare rilevanti per i nostri clienti.

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* LA SPIRALE DELLA STORIA ::

– ciao Enrica, sono il fanclub
– ciao Domitilla: ma perché non ci siamo mai incontrate prima noi?

Non so, credo per strane congiunture astrali e casi della vita, e pigrizia a volte.
Ma ho rimediato un po’ di mesi fa grazie a una lezione al Talent Donna (a gennaio sì, ma ve l’ho detto che ho ripreso a scrivere sul blog perché ho tanti post salvati in bozze, no?)

E lì con Enrica Tesio in una mattinata ho imparato a preso appunti su come raccontare una storia, facendo una spirale, iniziando un racconto qui e portandolo lì (avete visto che mentre parlavo facevo un cerchio  con la mano, vero? Anche Enrica gesticola molto, ho scoperto).

Tutto questo in 12 punti. Ma non lo so perché 12 ché credo di essermi distratta.
Poi ho messo altre frecce, ho scritto altre cose. E alla fine è uscita fuori una mappa.

Paloalto di Martino Pietropoli

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* L’OVERVIEW EFFECT NEL MARKETING ::

«È una questione di testa» continuavano a dirmi tutti quando, durante gli allenamenti per la Relay Marathon, pensavo di non farcela.

Io, invece, la prima cosa di cui mi ero preoccupata era imparare la manovra per sgonfiare il fegato dall’accumulo di sangue dovuto allo sforzo fisico.
Sono pragmatica, io:
– cosa può succedere? come si risolve?

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