* COME VE LO DICO GRAZIE? ::

Parto col riassunto: ispirata tre anni fa da un’idea di Mrs Moneypenny ho iniziato a pensare di voler organizzare degli incontri, poco formali, per scambiare – nel tempo di un caffè – idee e conoscenze, mettendo a disposizione degli altri le proprie competenze.

Poi due anni fa ho scritto Due gradi e mezzo di separazione e l’anno scorso mi ha portato così tanto in giro da non avere tempo per trasformare l’idea in un appuntamento ricorrente.
Ho continuato a pensarci parlandone a amici e amiche. L’idea con loro ha continuato a crescere. E qui è anche dove ringrazio tutti per spunti, consigli e tempo. (altro…)

* EMPOWERMENT DIGITALE: PERCHÉ SERVE ANCORA PARLARNE ::

Il 46.4% degli italiani non accede a Internet (fonte: Audiweb) ma all’altra metà la Rete ha cambiato la vita.
Online posso avere accesso a corsi di formazione illimitati (i Mooc, i corsi di livello universitario disponibili gratis online, fino a questo momento sono più di duemila), trovare infiniti collegamenti (un italiano su due è su Facebook), perdere tempo ma anche risparmiarne.

E nelle aziende, cosa succede?

Gran parte dell’innovazione dipende anche da come i manager traducono cosa succede fuori dall’azienda.

Ogni azienda è un Social network.
Prima lo capiranno le imprese e prima miglioreranno la motivazione dei dipendenti, il prodotto, i ritorni commerciali e – alla fine – i conti.
Silvia Zanella

Quando si parla di empowerment digitale si pensa al cambiamento. E al lavoro necessario.
Silvia Zanella ne ha parlato come futuro del lavoro.

Ecco gli appunti della prima COLAZIONE +1.

Sono cambiati tempi, luoghi, modalità di lavoro e strategie organizzative (un esempio: la Giornata lavoro agile promossa dal Comune di Milano).

Quali conseguenze per chi lavora?
  1. Ridefinire l’identità digitale/identità professionale, online e offline, tempi pubblici e tempi privati (BYOD).
  2. Ridefinire metodi e impatti ricerca di lavoro (#socialrecruiting).
  3. Ridefinire modi di lavoro, grazie anche a tecnologie abilitanti: smartworking.

Quali conseguenze per le aziende?

Gestire il cambiamento in azienda attraverso 5 punti +1:
  1. aumento e differenziazione stakeholders (oltre ai clienti, anche fornitori e collaboratori)
  2. nuovi processi (di creazione del prodotto, di relazione con i clienti, di efficientamento di vendita, di valutazione dei collaboratori)
  3. top down approach (che funziona fino a un certo punto con millennials)
  4. rendere i collaboratori testimonial del proprio lavoro (è compito del – buon – manager)
  5. focus sulla leadership: puntare sulle persone e far sì che diventino advocate dell’ azienda (i dipendenti attivi e coinvolti dall’azienda sono molto più propensi a consigliarne prodotti o servizi)
+ 1: assumersi il rischio di essere autentici.
 
Il riassunto (live) di Sara Seravalle:
Per saperne di più:
Pensare in digitale, alla Social Media Week

* UNA COLAZIONE AL WALBROOK CLUB ::

Nel 2012 ho letto Donne&Carriera, consigli smart per lavoratrici ambiziose (Hoepli) e ho messo un’orecchietta a questa pagina:

Una volta al mese organizzo una colazione al Walbrook Club – un club privato nel cuore del financial district di Londra – in una sala riservata a sei-otto persone. La colazione è un’ottima alternativa perché richiede – a persone che sono molto impegnate – solo un’oretta di tempo e non le tre ore necessarie per una cena. […]
Restringo la scelta sulle persone da invitare così gli ospiti si sentono speciali. Ogni giorno aggiungo qualche nome alla lista e, una volta al mese, spedisco gli inviti.

Ci ho pensato e pensato ancora. Mrs Moneypenny, Heather McGregor, mi ha ispirato in questi anni. Ho iniziato a condividere il tempo della colazione con persone che avevo voglia di incontrare o conoscere meglio. Tante cose belle che mi sono successe sono nate così.

E tu, quanto tempo dedichi a conoscere gli altri?

Per saperne di più:
Heather McGregor intervistata da Nicoletta Spolini su Vanity Fair.
 

* INSTAGRAM E TU ::

Se ti piace raccontare le cose che sai e quelle che fai smettila di scriverlo in ogni dove e prova a mostrarle.

«Ma io non so fare le foto». E allora impara. Se hai uno smartphone (ce l’hai, vero?) inizia a guardare cosa fanno quelli bravi. Rocco Rossitto ha raccolto per GQ 30 account – sotto i 10mila follower – da seguire su Instagram, inizia da lì.

Una foto pubblicata da Modalitademode (@modalitademode) in data:

[La foto fa parte della raccolta dell’Instameet di Milano]

Cos’è Instagram?

Non c’è nulla di più facile da condividere di una foto, meglio se bella.
Deve a questo il suo successo Instagram, l’app gratuita per iOS, Android e Windows Phone 8, che permette di scattare foto e pubblicarle. (altro…)

* PENSARE IN DIGITALE ::

La campagna pubblicitaria che usa testimonial finti, ma dando loro un’esistenza online – sbagliando come nel caso di @maria e @sven usati a loro insaputa nei manifesti della Croazia o addirittura inventandoseli come nel caso di Erica e Lorenzo in quelli di Enel – è solo il primo esempio che mi viene in mente per spiegare come poco contatto con la realtà (contemporanea) possa far danni.

Chi ha valutato quelle proposte non ha pensato in digitale, considerando Internet una cosa a parte, una realtà… virtuale o una possibilità o, per farla breve, un’etichetta, un’hashtag o una chiocciolina senza importanza.

Internet non è una possibilità, non è virtuale, non è altro dalle nostre vite: Internet ha raggiunto l’84,6% della popolazione italiana tra gli 11 e i 74 anni. Tanta gente che online cerca notizie e informazioni, che ha la possibilità di verificarle.

(altro…)

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