* VINCERE SENZA COMBATTERE ::

Un anno fa ho vinto le elezioni come rappresentante di classe. Su 49 iscritti nella mia classe dell’MBA ci sono (solo) 8 donne, me compresa.

Quando abbiamo fatto le elezioni non eravamo in classe da molto. Ho vinto insieme a Luca, Emanuele, Riccardo e Fortunato, ma quest’anno non mi sono presentata.
Si è candidata Marta. Ha vinto.

Perché ho deciso di non ricandidarmi?
Perché il ricambio è utile, dà a tutti stimoli nuovi. Anche in questa cosa di poco conto che sono le elezioni del rappresentante di classe. E quando ti sembra di aver poco da dire magari è solo perché hai sviluppato una sorta di anosoagnosia e non vedi più quello che dovresti vedere.

Io, intanto, prendo appunti e – come nelle  macchie di Rorschach – dentro ci leggo di tutto un po’.

E continuo a leggere questa cosa qua. E prendo appunti. Mai farsi trovare impreparati.

Tempo fa avevo scritto Senza che nessuno si faccia indietro. E non ho cambiato idea.

 

Qua è dove dico più o meno le stesse cose, ma sul Financial Times: Winning without fighting.

 

* DUE GRADI E MEZZO, IN TOUR (ANCORA) ::

Sì, Due gradi e mezzo di separazione ha ancora un sacco da dire – come la sua autrice, che sono io – e quindi è ancora in tour, insieme a me.

L’elenco passato degli appuntamenti si concludeva, prima dell’estate, con la presentazione al Politecnico di Milano (qui c’è un video, siate clementi). Poi, il 18 settembre sono stata in DELL dove organizzano incontri con autori e top manager, all’interno di un programma interno che si chiama Wise, Women in Search of Excellence; e il 27 settembre sono stata a Pisa ospite di TAG.

I prossimi appuntamenti:

– il 10 ottobre sono ai TTG incontri a Rimini;

– il 3 novembre partecipo a #IBMbevisible, in IBM insieme a Francesca Parviero e Luigi Centenaro.

– il 15 novembre al Festival Glocal News, insieme a Anna Prandoni e Marco Massarotto parlerò della #colazioneacasapesce e anche della #colazionecon che ho fatto alla Festa della Rete con Stefano Quintarelli e Paolo Attivissimo, su cui prima o poi scrivo un post.

L’incontro rientra nel programma di formazione continua dell’ODG e dà diritto a 2 crediti formativi.

– il 16 novembre nell’evento La cultura e i libri, ai tempi dei social network organizzato da Mentelocale a Palazzo Reale all’interno di Bookcity.

– il 17 novembre sono ospite di Mariella Governo nel corso Comunicazione
di Marketing  in Bocconi e parlerò agli studenti del triennio di Economia di come costruire la propria presenza online e del perché le connessioni vanno coltivate prima di finire l’università.

– il 22 novembre sono a Salerno a tenere un corso gratuito organizzato da About Lab dalle 9 alle 14. L’incontro rientra nel programma di formazione continua dell’ODG e dà diritto a 6 crediti formativi.

Nel pomeriggio poi alle 18, invece, presentazione di Due gradi e mezzo di separazione.

 

Due gradi e mezzo a Salerno

– il 29 novembre, ancora a Milano, alla Fonderia Napoleonica per il Mammacheblog Creativo.

L’elenco lo aggiorno, poi via via, nel frattempo un’altra segnalazione: scade il 13 novembre il bando di ammissione al Master in Comunicazione delle Scienze del Dipartimento di Fisica Galileo Galilei all’Università di Padova dove, per il terzo anno consecutivo, insegno Social Network e Comunicazione Digitale.

Extra:

– il 5 e 6 novembre Dieci Cose fa tappa a Torino. Tra i docenti ci sono anche io.

* APPUNTI DALLA SMW DI LONDRA ::

Riassunto: Barbara Sgarzi ha pubblicato su Vanity Fair le sue 10 cose dalla Social Media Week e vi consiglio di leggerle.

Quando studi, vedi i dati di cosa succede, si prova e funziona altrove, torni sempre con tanta ispirazione. Tre anni fa, invitata a un panel della Settimana della Comunicazione, mi chiedevo: chi fa il mio lavoro? Ai tempi mi chiedevo: chi porta un brand online quando non ha un sito, per esempio? Oggi condividiamo in fretta un testo, una foto, un messaggio, un articolo lungo o corto. L’80% delle condivisioni sono dettate dal titolo, non dal contenuto. Quindi oggi ogni contenuto esiste da sé senza bisogno di essere riconosciuto come parte di qualcosa. Ogni contenuto è una pagina di atterraggio. Quindi, oggi, chi fa il mio lavoro?   Se ogni contenuto vive di vita propria nelle condivisioni online ogni contenuto è un prodotto. E ogni prodotto ha bisogno della sua strategia di comunicazione. Verge sta cercando un Engagement Editor (qui l’annuncio). Una posizione che il direttore dice che 10 anni fa non esisteva.

 

social mediaSì, lui dice 10 anni. Io aggiungerei che è da un po’ che alcuni giornalisti e non tutti hanno iniziato a farlo. Tipo, da un anno o due. Di più?

Come si facilita il cambiamento?
Come si passa dall’essere creatore di un contenuto a esserne il brand manager?

Ognuno per avere le stesse possibilità deve essere informato e preparato sul digitale.
Non è (più) una scelta.

Avevo già scritto di cosa deve fare un community manager prendendo a prestito le parole da Chris Anderson, allora direttore di Wired, che twittava l’annuncio in cui – in dettaglio – si spiegava che caratteristiche doveva avere la figura che stava cercando per essere la voce di Wired.

Cosa deve fare (e saper fare) un community manager?

scrivere bene
creare relazioni
migliorare la reputazione del brand
monitorare la community e intervenire creando un flusso di feedback continui per il brand
incoraggiare e ricompensare commenti e contenuti generati dagli utenti
stabilire best practices e strategie sull’uso dei social mediaaiutare a costruire un network che ruoti non solo intorno al brand, ma che parta dai collaboratori (contributor).

Con chi lavora il community manager? 

con la redazione
con il marketing
con i responsabili della comunicazione aziendale (per promuovere non solo il brand, ma le attività e iniziative in cui è coinvolto)

E non è solo chi lavora con chi. Ma cosa è chiamato a fare.

Due esempi:

  • in Adecco sono passati da definire IM (Information Management) quello che prima era l’IT (Information Technology);
  • in Lego, nella job title di Lars Silberbauer, i social vengono prima di tutto, lui è il Global Director of Social Media; YouTube & Search. Sì, c’è anche il search.

 

* IO NON CORRO MAI ::

Io non corro, non faccio sport. Non ne ho mai fatto, ma a volte ci ho provato con poca convinzione.

Ora mi sono anche iscritta a pilates, di nuovo. E mi divido tra quelli che pensano che non sia uno sport e quelli che lo hanno provato e capito che non lo è ma che fa bene, dà la giusta postura e altre cose utili, ma poco faticose.

Quindi non faccio sport e sono fortunata a non dar segni di (eccessivo) cedimento dei tessuti col passare dell’età.

Io non corro mai, se non per prendere la metro o il treno spesso prima di scoprire di aver sbagliato direzione. Sì, spesso.

Io questa sera preparo la valigia per la Festa della Rete e dentro ci metto la roba più simile a un abbigliamento sportivo che ho nell’armadio. Sabato alle 18 sono lì e mi porto pure un po’ di lacrimoni.

 

* COSE POSSIBILI ::

Nel 2001 lavoravo nella redazione di Radio Uno Musica, il contenitore musicale di Radio Uno. Sì, di quell’esperienza ne ho già parlato qua. Ma per riassumere:

ero appena arrivata in Rai e nella redazione c’era un solo pc in una scrivania vuota. Scelsi di sedermi lì chiedendo di poterlo accendere. «Non dire che lo sai usare altrimenti ti chiederanno di farlo», mi suggerì una collega che non ascoltai. Due mesi dopo lavoravo sul sito di Radio 1.

Il mio contratto era a tempo, ma poco prima della scadenza venni coinvolta in una riunione col direttore al quale, ai tempi, avevano dato mandato di occuparsi anche di digitale. Ricordo che mi fecero tante domande e io ne feci una: chi avrebbe seguito questa cosa? Erano i miei ultimi giorni lì ed ero sinceramente interessata a ciò che sarebbe successo poi a quello che io avevo seguito fino ad allora. A fine riunione un collega mi riprese spiegandomi che era passato il messaggio sbagliato: Io vado via e voi non siete capaci.

Ho imparato che non è mai vero. Ma facile che venissi fraintesa.

Ho anche imparato a fare sempre più attenzione: avevo 27 anni, oggi ne ho 40 e ammetto di non pensare di essere insostituibile da molto prima di iniziare a lavorare. Ma è un errore frequente.

E qui finiscono i fatti miei.
Questa è la storia di Donatella, Barbara e Alice e di come le persone imparano, cambiano e raccontano cose belle perché lo sanno fare e non conta quale sia il supporto su cui le storie vengono messe o vanno a finire.

Scrivo raramente di cose di lavoro perché mi piace raccontare come si evolve il digitale e non solo i piccoli grandi passi che nel digitale fa l’azienda in cui lavoro. E sì, come faccio con qualsiasi altra notizia, cerco di raccontarvi solo le cose che mi piacciono davvero tanto. E questa è una di quelle. Ma ve la raccontano meglio loro qua dove, parlando delle storie di cambiamento possibile che stanno raccogliendo, scrivono del potere delle tre C (cambiare le abitudini, condividere le idee, coinvolgere chi si ama). 

Giorni fa ho pranzato con loro e mi hanno raccontato con entusiasmo cosa stavano facendo. Donatella mi ha anche detto quanto stesse spendendo in accessori e cose utili per il suo smartphone. Ah, sì: la novità è che sono loro stesse a girare i video – che potete vedere qua – con lo smartphone e non solo raccontano storie belle, ma le raccontano bene. Io quest’esempio qui lo tengo buono per i corsi in cui insegno* soprattutto a non aver paura del digitale. Come dice Miriam Bertoli, citata da Biljana Prijic:

ricordate che sul web almeno non si ha l’ansia del Visto si stampi, e si possono fare piccole migliorie man mano; ergo: non procrastinate, fate!

 

 

* Piccolo spazio pubblicità: per il terzo anno consecutivo torno a Padova per insegnare Social Network e Comunicazione Digitale, il mio corso nel Master in Comunicazione delle Scienze del Dipartimento di Fisica Galileo Galilei all’Università di Padova. Il bando d’ammissione è qui e scade il 13 novembre. La novità è che quest’anno – com’è che si dice? visto il successo delle passate edizioni – ci si potrà iscrivere al mio corso come modulo singolo. Seguiranno informazioni: i corsi iniziano a gennaio.

 

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