* DI TWITTER, RICONOSCIBILITÀ E… OPINIONI PERSONALI ::

Se il giornalista o il manager twittano dal loro account personale qualcosa di sconveniente o offensivo il disclaimer può essere una cautela per evitare che il messaggio possa essere ricondotto direttamente all’azienda o che si possa pensare che ci sia una qualche approvazione, ma non servono né a evitare un danno all’immagine aziendale né a evitare il licenziamento. A dirlo è l’avvocato Ernesto Belisario con cui ho fatto una chiacchierata parlando di social media policy prima ancora del caso Gasparri.

Una cosa che non è passata inosservata.

Neppure all’estero, ecco.

E, oggi, succede di nuovo, con Danilo Leonardi, produttore esecutivo di Rai 3, ovvero, uno che firma (nei titoli di coda) diversi programmi della rete e… tweet omofobi.  

Giusto per citare il tweet più sereno tra i tanti offensivi che ha scritto finora.

Cosa succede in questi casi?
Il direttore di Rai 3 ha preso le distanze.

Ma ve lo ricordate il caso di Justine Sacco?

E in Italia?

Al vicepresidente del Senato della Repubblica (eggià) Maurizio Gasparri è stato istituzionalmente fatto presente?
E, per Leonardi, la Rai sta prendendo provvedimenti? 

* 10 COSE IN UN ANNO ::

Ho iniziato a raccontare sul Financial Times un po’ di fatti miei legati all’esperienza del back to school.

BocconiSì, sono a metà strada. E in un anno ho imparato che:

1. Se si ha meno tempo da perdere ci si organizza meglio.

2. In mezz’ora di chiacchiere coi compagni di corso si può imparare più che in due ore di lezione.

3. Puoi scegliere cosa imparare, ma non puoi scegliere cosa non studiare.

4. La collaborazione è una capacità essenziale.

5. Qualunque sia il tuo ruolo in azienda hai qualcosa da imparare (e la spocchia non paga mai).

6. L’alta percentuale di uomini in classe non è un problema, se non per la quantità di esempi su calcio e motori (e di business del porno, anche, ma questo sul FT l’hanno tolto).

7. I colleghi potrebbero non capire la fatica di tornare a studiare (e fare un MBA). (altro…)

* CARO ODG ::

Dopo essermi lamentata anche io tantissimo della difficoltà di trovare nell’offerta formativa obbligatoria (e a pagamento) dell’Ordine dei Giornalisti qualcosa di davvero interessante e aver anche pensato di rinunciare al tesserino nonostante la fatica fatta per sostenere l’esame di Stato, ho deciso di essere propositiva.

Sono convinta che sia giusto aggiornarsi e che sarebbe bello che tutti capissero le proprie lacune e trovassero il modo per colmarle. Non mi piace leggere strafalcioni e titoli allarmistici che fanno riferimento a una Rete di cui scrive troppo spesso chi nulla ne sa.
odgSiamo in un mercato competitivo e investire su se stessi è la migliore arma a disposizione qualunque siano i nostri obiettivi (per un po’ di fatti miei sull’argomento leggi l’elenco degli esami che ho fatto finora all’MBA).

Poi, è vero che l’aggiornamento professionale dell’Odg è obbligatorio per tutti, ma magari non tutti possono permetterselo.

Quindi, qualche giorno fa ho scritto a Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti:

(…) quello che ti allego è il programma che svolgo nel Master in Comunicazione delle Scienze all’Università di Padova.
La mia proposta è dunque questa: regalare ai colleghi giornalisti una giornata di formazione su questi temi. Basta trovare uno spazio adeguato e io sono a disposizione.

In breve:

– Cosa sono i social media, a cosa servono, chi li usa e come?  (altro…)

* ALGORITMI E EDITORIA ::

Si faccia un confronto tra gli ingegneri di Google e i giornalisti. Questi ultimi, magari, amano credere di essere gli unici capaci di riflettere o documentare quel che accade nel mondo in senso ampio. Ma è un ingenuo il giornalista che non vede come la sua pratica, in corso d’opera, trasformi la realtà, introducendo nuovi (e spesso inquietanti) incentivi – per esempio, parlare per slogan o enfatizzare le parti più populiste del proprio messaggio – nelle dinamiche politiche. La realtà può essere registrata, d’accordo, ma i giornali, le stazioni radio e i canali tv sono anche sistemi socio-tecnici complessi, in cui migliaia di attori perseguono i propri particolari obiettivi, che spesso hanno poco o nulla a che vedere con la registrazione della realtà in quanto tale.

Era il 1986 e nelle redazioni dei giornali si facevano lotte sindacali per difendere la macchina per scrivere e non imparare a usare i computer.

Nel 2001 ero appena arrivata in Rai e nella redazione c’era un solo pc in una scrivania vuota. Scelsi di sedermi lì chiedendo di poterlo accendere. «Non dire che lo sai usare altrimenti ti chiederanno di farlo», mi suggerì una collega che non ascoltai. Due mesi dopo lavoravo sul sito di Radio 1.

Opporre resistenza è inutile: ne ho parlato su LinC (clicca sull’immagine per leggere l’articolo): ora che la paura non è più quella verso l’hardware, ma verso il software il discorso non cambia poi molto.

LinC

Già, come dice Evgeny Morozov (da cui ho tratto i corsivi): Internet non salverà il mondo e no, non ruberà il lavoro. Non a tutti, almeno. Un algoritmo può scrivere, ma scrivere una storia significa raccontarla dal proprio punto di vista. Ho qualche dubbio che gli algoritmi possano essere utili (e a breve) per qualsiasi tipo di contenuto. E questo dubbio non riguarda solo il nostro modo di scrivere, leggere, trovare le notizie.

Person-of-Interest(…) si ripresenta l’eterno dilemma degli algoritmi: la loro presunta obiettività e la loro oggettiva mancanza di trasparenza.
Non siamo autorizzati a esaminare gli algoritmi di Amazon, giacché sono del tutto opachi e refrattari ai controlli esterni. Amazon sostiene, forse non a torto, che la segretezza le consente di mantenere la propria competitività. Ma è lecito applicare la stessa logica all’attività di vigilanza? Se non si possono controllare gli algoritmi – come probabilmente succederà anche nel caso dei programmi predittivi della polizia, dato che sono messi a punto da aziende private – nessuno potrà sapere quali pregiudizi e pratiche discriminatorie contengano. E gli algoritmi stanno prendendo sempre più piede anche in molti ambiti del nostro sistema giudiziario: per esempio, vengono usati per calcolare quante probabilità ha un certo pregiudicato – in libertà condizionale o vigilata – di uccidere o di essere ucciso. (…) Ma come facciamo ad accertarci che gli algoritmi impiegati per le previsioni non riflettano i pregiudizi dei loro creatori?

Sì ho visto la season finale di Person of Interest.

 

* IN CERCA DI UNA MOTIVAZIONE ::

A Londra, sono stata a Portobello in cerca di porcellane. In una delle bancarelle mi sono fermata un po’ di più: c’erano piatti, tazze, teiere di ogni tipo e di ogni epoca. Lì non ho comprato nulla, stavo cercando piatti belli, ma da mettere a tavola, non da collezionare e non c’è stato verso di convincere il proprietario a vendermene uno che potessi usare tutti i giorni.

Uno era troppo costoso, un altro troppo antico, uno ancora troppo decorato. E sulla sicurezza dei colori per porcellana di fine ‘800 non ho notizie anche se l’appassionato commerciante ci ha tenuto a dirmi, mostrandomi una tazza ancora sporca, che quella che usa per il caffè ogni mattina è di quel periodo: «La vita è troppo breve per fare brutte colazioni», mi ha detto appoggiando la tazza sul banchetto.

jamie oliver

Ho comprato, poi, dei piatti inglesi, moderni, che si possono lavare in lavastoviglie chiacchierando con una signora che, per spiegarmi il prezzo di ognuno, mi raccontava la storia della decorazione, della fabbrica di porcellane, delle collezioni della casa reale.

lo stesso giorno sono stata poi a fare un corso di cucina Thai da Jamie Oliver che prevede molto show&tell, quindi ce l’ho fatta, ma dopo questi due giorni a Londra ho la prova che il mio inglese vada rispolverato. Un bel po’.

Tutto quello che so – avendo studiato più francese che inglese a scuola – l’ho imparato con un soggiorno di quattro mesi a Londra… nel ’97.

Secondo Maurizio – non capitandomi spesso di dover parlare in inglese – mi manca una motivazione  per migliorare. Allora ne ho trovate due:

E questa è la prima.

A settembre ho scritto al Financial Times che ha un blog in cui studenti MBA di tutto il mondo raccontano le loro esperienze. Inizio presto a scriverci anche io: un impegno di un post a settimana fino a fine corso di studi, ovvero settembre 2015. Quindi ho un anno di esercitazione obbligatoria con la scrittura in inglese.

La seconda ha una data di scadenza:

L’offerta 48hr Flash Price per la Social Media Week di Londra scade oggi.
Ci vediamo lì?

 

Se anche tu hai intenzione di migliorare la conoscenza dell’inglese, ecco un po’ di risorse utili:

corsi di lingue online o via app

– la radio di Monocle

– una scuola che organizza corsi (non d’inglese) a Londra: The School of Life

 

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