* UNA BUONA NOTIZIA: CONTANO ANCORA LE STORIE CHE RACCONTIAMO ::

Ripeti con me: non si condividono link senza spiegarli. Li stiamo postando per raccontare cosa, che ci interessano, che possono interessare a qualcuno? Va detto: mi devi aiutare a capire cosa sto guardando per attirare la mia attenzione nei 3 secondi di scroll della timeline.

Lo stesso funziona per Instagram (che io lo usi meno non significa che non m’interessi): in 👉🏼questo articolo si spiega come, in un mondo in cui le foto di tutti sembrano assomigliarsi, i commenti sono ciò che rende interessanti i post.
È per questo che hanno iniziato tutti a usare Instagram come diario, raccontando le storie più lunghe e improbabili dai tempi delle note su Facebook. Ora vediamo in quanto ci scocciamo.

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* MI FACCIO I FATTI TUOI, QUELLI CHE INTERESSANO A ME ::

«I social stanno attraversando l’evoluzione finale: da strumenti di fidanzamento a strumenti di lavoro. Facciamocene una ragione e postiamo in pace, amen», racconta Ester Viola (in gran forma) rispondendo a una delle lettere che riceve per la rubrica migrante sull’amore ai tempi di Internet.

Chiariamo subito un punto (se non me lo hai già sentito dire fino allo sfinimento): per me Internet è un luogo. Non cambia se conosco qualcuno a cena a casa di amici, in ufficio o online. In ognuno di questi luoghi vigono le stesse regole di umana convivenza e in ognuno di questi luoghi condividiamo interessi, informazioni, ma anche emozioni, pezzi di vita che lasciano segni visibili nelle reti di relazione che costruiamo.

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* PARLIAMO DELLE COSE IMPORTANTI ::

Secondo l’Ocse – l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico – l’Italia è nel gruppo con il ritardo digitale più consistente dei Paesi membri. Mancano le competenze di base che «si notano sia come individui che come lavoratori». Qui la sintesi dello studio dove si parla di: lifelong learning e open education (in breve: non date la colpa agli altri se nella vostra zona non ci sono utili offerte formative perché se volete imparare qualcosa ci sono i Mooc, i Massive Open Online Courses tra cui Coursera, nata – guarda un po’ – a Standford e che tra le tante è solo la piattaforma più famosa).

Quindi, visto che siamo tutti in una bolla in cui pensiamo che ripetere le basi non serva, proviamo a uscirne?
Per ripassare:
 Cos’è la filtre bubble, spiegato semplice da Filippo Marano.

Poi prima o poi accadrà pure, come dice Gianluca Diegoli, che il digitale non sarà più uno strumento di differenziazione competitiva, ma per ora non va ancora così.

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* TI VA DI FARE UN ESERCIZIO? ::

Siamo tutti produttori di contenuti, anche su Tinder.
Oggi anche l’app che prevede quando avrò il ciclo mi suggerisce dei contenuti da leggere, in italiano e su un tema specifico che in questo caso è, appunto, il ciclo. A quanto pare se scaricata un’app la uso abbastanza significa che gli argomenti correlati all’app mi interessano: così sono i consigli sulla corsa nell’app della corsa o i consigli sul dating su Tinder (come racconta The New York Times).

Quindi cosa mi interessa davvero lo potrei raccontare (anche) con uno screenshot delle app che uso. O in che ordine le ho messe. Io di recente ho disinstallato l’app di Facebook, ho messo Instagram nella seconda schermata, insieme a quella del ciclo e alle app per fare la spesa online (Prime Now, Esselunga a casa, deliverii vari).

Le app che uso più spesso sono comunque nella prima schermata: il calendario, le mail (di lavoro e non), Twitter e WhatsApp.

👉E tu quali app usi di più? 

Dicevo uno screenshot. Ma anche fare una lista aiuta a conoscerci meglio: ogni anno nel corso di Comunicazione Digitale che tengo all’Università di Padova dedico una lezione alla riconoscibilità – online – delle proprie competenze.

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🖊️Ti va di fare un esercizio?
Prendi un foglio di carta e una penna.

Ora apri Facebook, vai sul tuo profilo e scrivi sul foglio di cosa parlano i tuoi ultimi 3 post (pensi che chi ti cerca ne leggerebbe di più?).
A lezione oltre a questa autoanalisi chiedo agli studenti di cercare il proprio/la propria vicino/a di banco su Google, e scrivere su un foglio tre temi a cui principalmente lo/la associano. In base ai risultati che hanno visto al volo. Questo è il momento della rivolta: a nessuno dei miei studenti piace quello che il vicino ha visto.
– Ma tu sei andato a vedere quello che avevo scritto accanto a quella foto.
– Lo hai scritto tu online.
Nessun articolo pubblicato per Science Magazine o il racconto delle ore passate a studiare la struttura delle particelle subatomiche (insegno nel master del Dipartimento di Fisica e Astronomia, per cui sono esempi verosimili), ma come tutti hanno messo online l’ultima birra bevuta con gli amici, commenti sportivi, storie d’amore e così via. Come tutti.

Raccontiamo di noi tanto ovunque. E poco delle nostre competenze.
📒E quindi ovviamente l’esercizio si conclude con una lista di buoni propositi: cosa puoi fare per migliorare la percezione degli altri delle tue competenze?

* FACCIAMO UNA PAUSA? È CHE NON POSSIAMO PERMETTERCELA ::

Parliamo d’amore, ancora ché su consiglio di Aurora (che ha un nuovo blog che ti ho già consigliato mail fa) ho iniziato a vedere Dating Around. Intanto Sport Illustrated riporta l’intervista a un giocatore di baseball (il titolo è bellissimo: Trevor Bauer è più preoccupato di avere ragione che di essere apprezzato) che tra le sue regole per il dating mette in cima questa: «Appena mi accorgo che stai pensando a una relazione capisco che è il momento di chiuderla».

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